Corea del Nord, il lancio di due nuovi missili, il sesto test in un mese

di Guido Santevecchi

L’ultima volta che Pyongyang ha testato così tante armi in un mese è stato nel 2019, dopo il fallimento dei negoziati con il leader Kim Jong-un. Ora l’obiettivo principale del Maresciallo è di richiamare l’attenzione degli Stati Uniti

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Kim Jong-un si è superato: questa mattina l’artiglieria nordcoreana ha lanciato una coppia di missili che porta a sei il numero dei test di gennaio (prima di oggi il 5, l’11, il 14, il 17, il 25) e a 10 il numero degli ordigni sparati. Sono tutti finiti nel mare a est della penisola coreana e tutto sommato hanno fatto un buco dell’acqua, se come si pensa l’obiettivo principale del Maresciallo è di richiamare l’attenzione degli Stati Uniti e ottenere concessioni economiche, seguendo un copione messo in scena per anni.

Joe Biden al momento è troppo occupato a gestire la crisi ucraina per interessarsi a Kim Jong-un. E nei mesi precedenti aveva in mente solo il dossier cinese. Kim deve sentirsi ignorato e questo non può piacergli, soprattutto dopo l’overdose di ribalta internazionale concessagli nel 2018 e 2019 dai tre vertici con Donald Trump e dagli incontri ad alta intensità emotiva con il presidente sudcoreano Moon Jae-in.

I missili restano materia di studio e preoccupazione per gli analisti militari. La prima osservazione è statistica: questo gennaio 2022 è il più denso di lanci nordcoreani . Sono stati provati ordigni ipersonici, ferroviari, a combustibile solido, da crociera.

Quelli di oggi secondo le prime rilevazioni sono del tipo balistico a corto raggio. Hanno volato per 190 km, a un’altitudine massima di 20 km. Ankit Panda, esperto di Nuclear Policy Program al Carnegie Endowment for International Peace, valuta che la «traiettoria depressa» di questi ultimi missili significhi che sono programmati per un volo «estremamente corto verso i bersagli».
Panda dice a “NK News” che «lo schema dei test di questo mese riflette un livello di preparazione operativa; sembra che l’esercito di Pyongyang abbia sostituito le consuete grandi manovre terrestri d’inverno con attività missilistica molto più visibile».

La Nord Corea avanza sulla strada dei missili balistici (i cui test le sono stati vietati da numerose risoluzioni dell’Onu); ma lo scopo principale ora sarebbe quello di farsi notare e tornare nell’agenda delle priorità di Washington.

I missili a corto raggio però non sembrano impensierire l’Amministrazione Biden. Nel 2017 c’erano voluti tre test di ICBM (Intercontinental ballistic missiles) con un raggio di oltre 12 mila chilometri, capaci di colpire le città americane, per scatenare la minaccia di «fuoco e furia» del presidente Trump contro Rocket Man Kim. Ora Kim Jong-un non sembra ancora aver deciso di rilanciare quella strategia estrema di provocazione, si accontenta di mostrare lanci ipersonici, da treni, tutti a corto raggio. Non sono meno pericolosi però: mettono nel loro raggio d’azione città in Sud Corea e Giappone e anche le basi americane nei due Paesi.


Washington si è limitata a ripetere l’offerta di «colloqui senza precondizioni», che non attirano Kim Jong-un, ansioso di ottenere uno sconto consistente nelle sanzioni economiche internazionali. «Abbiamo fatto capire con estrema chiarezza a Pyongyang che siamo disposti ad andare dovunque, a parlare di tutto, non abbiamo riserve», ha detto Mark Lambert, vice assistente del Segretario di Stato Blinken per la questione coreana. Conclusione: «Servono discussioni serie sulla denuclearizzazione della Nord Corea; se Kim ha questa volontà, possono esserci sviluppi promettenti». È ormai arcinoto che Kim Jong-un però non è disposto a rinunciare al suo arsenale nucleare e missilistico, che rappresenta la sua polizza di assicurazione sulla vita (come insegna la fine di Saddam e di Gheddafi). Resta solo da scommettere sulla una prossima mossa: ancora uno stillicidio di missili a corto raggio o il ritorno agli ordigni intercontinentali? O l’ipotesi peggiore: un test nucleare.

27 gennaio 2022 (modifica il 27 gennaio 2022 | 10:25)