La corsa di Silvio Berlusconi verso il Quirinale finisce un sabato pomeriggio via Zoom. «Avevo i numeri - mastica amaro - ma rinuncio per responsabilità nazionale». La delusione dell'uomo è forte. Il Cavaliere non è presente al vertice: è ricoverato da giovedì al San Raffaele per controlli. Tocca alla fedelissima Licia Ronzulli leggere agli alleati nel corso dell'atteso vertice del centrodestra il comunicato della resa. «Sono grato a migliaia di italiani per il loro sostegno e alle forze politiche del centrodestra che hanno voluto formulare la mia candidatura. L'Italia ha bisogno di unità, non di lacerazioni: sono stato il primo a volere Mario Draghi al governo ed è necessario che ora lui resti a palazzo Chigi». Il passo indietro diventa «un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale: rinuncio ma spetta al centrodestra proporre un nome».
Collegati online ci sono Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Matteo Salvini, Lorenzo Cesa, Antonio De Poli, Luigi Brugnaro, Giovanni Toti. Tutti fissano lo schermo che si è acceso alle 19, con tre ore di ritardo sul previsto. In basso a destra c'è scritto "iPad di Silvio", ma dall'altra parte del video ci sono Antonio Tajani e Licia Ronzulli. Berlusconi non c'è. Ma fa mettere nero su bianco che le telefonate con Vittorio Sgarbi dal fortino di Arcore non sono state inutili: «Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centrodestra, ho verificato l'esistenza di numeri sufficienti per l'elezione».
Ma quei numeri, veri o presunti, non bastano. Sa di non farcela, nonostante abbia accarezzato fino all'ultimo l'idea di giocarsi il tutto per tutto in Aula. I segnali non erano mancati. Negli ultimi due giorni Forza Italia al Senato aveva festeggiato l'arrivo di due ex grillini: Silvia Vono e Saverio De Bonis. Pochi, ma sufficienti a scaldare lo spogliatoio berlusconiano. Poi, la prima doccia fredda: nessun vertice a Villa Grande, ma un collegamento online alle 16 con tutti gli alleati di centrodestra. La riunione decisiva, però, slitta. Berlusconi alle 16.30 si connette con ministri e capigruppo di Forza Italia. «Non ho ancora deciso», confida loro da Arcore. È Tajani a spiegare lo stato dell'arte ai vertici azzurri: «La linea di Forza Italia è che Mario Draghi non vada al Quirinale, rimanga a Palazzo Chigi, dove è inamovibile, e che nel governo non ci debbano essere né rimpasti, né nuovi ingressi».
Il vertice con gli alleati viene aggiornato per le 18, poi slitta ancora di un'ora. «Considero necessario - dirà Berlusconi nel comunicato letto da Licia Ronzulli - che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura». Apriti cielo. Fratelli d'Italia, che da giorni soffre la lunghissima riflessione di Berlusconi sul Colle, sbotta. «Abbiamo fatto un gesto di generosità per tenere unita la coalizione- attacca Meloni- e voi ora volete mettere nero su bianco che la legislatura deve arrivare alla fine?». Meloni e La Russa, collegati insieme da casa della presidente di FdI, abbandonano la riunione. Poco dopo, firmano un loro comunicato: «FdI non auspica in alcun modo che la legislatura prosegua». Non solo: «La questione di Mario Draghi al Quirinale, sulla quale non abbiamo espresso alcun giudizio, non è stata posta e sarebbe semmai problema che possono avere le forze che partecipano al suo governo».
Nel frattempo, come da copione, diluviano apprezzamenti di Forza Italia per Berlusconi. Ne lodano generosità, grandezza, saggezza, è uno statista. «Berlusconi è un gigante che forse non meritiamo», esagerano i giovani del partito. Anche gli alleati ringraziano. «Ora si apre una nuova fase», dice Maurizio Lupi di Nci. Dopo la «scelta decisiva e fondamentale» di Berlusconi, Salvini non perde tempo e già in serata telefona ai leader degli altri partiti. A loro racconta che «il centrodestra lavora a una rosa di nomi, "tutti di altro profilo"». Poi, sui social gonfia il petto: «Ora vediamo se a sinistra continueranno a dire di no a tutte e tutti». —
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