In un'America dove il suprematismo bianco non si è ancora estinto la vita dei neri può essere dura oggi, ma è stata durissima in passato. Se in quel passato eri anche una donna, dovevi combattere sia contro la sottovalutazione razziale che quella sessista, la seconda messa in atto persino dagli uomini della tua stessa etnia. Questo è l'ambiente in cui Ida B. Wells-Barnett, a cavallo tra il 1800 e il 1900, ha lottato con le unghie e con i denti per diventare la più importante giornalista, attivista, scrittrice e ricercatrice della sue epoca, e una delle più grandi ancora oggi, tanto da meritare che il suo nome e la sua storia ispirazionale tornino alla luce di tanto in tanto, come una preziosa reliquia tirata fuori da una cassaforte per esporla. Ida Bell Wells era nata a Holly Springs nello stato del Mississippi il 16 luglio 1862, nel bel mezzo della Guerra di secessione americana che si sarebbe conclusa nel 1865. È nata in schiavitù, senza diritti civili, come se fosse il cucciolo di due capi di bestiame che diventava automaticamente di proprietà dello stesso padrone dei genitori. In quell'anno, nel Mississippi, gli schiavi erano quasi 437mila, una volta finita la guerra diventarono tutti cittadini liberi e molti di loro iniziarono a partecipare subito alla vita politica per scongiurare che la storia facesse passi indietro. Anche i genitori della piccola Ida si diedero da fare e fecero pressione sulla loro figlia perché studiasse. Molto.
La bambina diventò una ragazza che dopo il diploma si iscrisse al Rust College. Fiera come una guerriera, Ida non tollerava di essere trattata da meno dei compagni bianchi e finì per farsi espellere dopo un'accesa discussione con il rettore. I suoi problemi erano solo all'inizio. Quando aveva 16 anni, mentre era in visita da una nonna, in casa sua scoppiò un focolaio di febbre gialla che uccise i genitori e uno dei fratelli. Tornata a casa si ritrovò capofamiglia, con i fratellini e le sorelline a carico. Pur di tenerli uniti trasferì tutti a Memphis, dove aveva ricevuto un'offerta di lavoro come insegnante. Niente riusciva a sopire il suo orgoglio: nel 1884 denunciò la compagnia ferroviaria perché era stata fatta scendere con la forza da un vagone di prima classe, anche se ne aveva pagato regolarmente il biglietto. Vinse la causa, ma la corte federale annullò la sentenza. Per nulla scoraggiata, si imbarcò in una delle sue battaglie più accese, quella contro il linciaggio dei neri dopo che ne era rimasta vittima una sua amica, una pratica barbarica che non è stata dichiarata illegale - incredibilmente - fino al 2018. Ida B. Wells iniziò a scrivere proprio su questo argomento e su quella che definiva "mafia bianca", la lobby formata da chi non si rassegnava all'idea che i neri non fossero più schiavi. Wells condusse delle inchieste in cui faceva emergere le false accuse che giustificavano i linciaggi e produsse diversi articoli di giornale e un celebre pamphlet di 100 pagine, The Red Record, che le costarono una protesta popolare e l'espulsione dalla città di Memphis. Dopo qualche mese le minacce di morte la costrinsero a lasciare addirittura il Tennessee per spostarsi nell'Illinois, a Chicago. Mentre continuava la sua opera lanciando boicottaggi contro le iniziative che mettevano in cattiva luce la reputazione dei neri (come l'Expo di Chicago del 1893), nel 1895 si sposò con il famoso avvocato e giornalista Ferdinand Barnett e assunse il cognome Wells-Barnett. Nonostante abbiano avuto quattro figli insieme, Ida Wells non abbandonò mai l'attivismo. In un assurdo incrocio di diritti violati, non ha dovuto scontrarsi solo con i suprematisti e il maschilismo. C'è stato un momento in cui si è trovata contro una parte delle femministe e suffragiste americane bianche, contrarie all'abolizione del linciaggio.

american journalist and civil rights activist, ida b wells 1862   1931, 1920 photo by chicago history museumgetty imagespinterest
Chicago History Museum//Getty Images
Ida B. Wells Barnett nella maturità, ormai affermata attivista.

Questo la portò a fondare la National Association of Colored Women's Club, la frangia femminista delle donne nere e a portare le sue battaglie anche dall'altra parte dell'oceano, a cominciare da un tour in Gran Bretagna. Nel 1895, alla morte di Frederick Douglass, il leader dei diritti civili afroamericani, molti fecero il nome di Ida B. Wells per sostituirlo perché lui stesso l'aveva sempre lodata. Ma non accadde proprio perché gli stessi attivisti neri, sia uomini che donne, non reputarono opportuno mettere una donna alla guida di un movimento. Inoltre, Wells veniva considerata troppo "radicale" proprio perché anche femminista. Con l'entrata del nuovo secolo, Ida B. Wells si scontrò con il Chicago Tribune per un articolo che lodava il sistema di segregazione razziale nelle scuole pubbliche. Oltre a scrivere al giornale, si recò nella redazione e aggredì verbalmente il direttore. Poi si organizzò con un gruppo di pressione con cui agì così bene da ottenere l'abolizione ufficiale della segregazione scolastica. Si dedicò anche alle battaglie per il suffragio universale, fondò con il marito la Negro Fellowship League, uno spazio culturale con sala di lettura, biblioteca, centro di attività e rifugio per i giovani neri col fine di elevarne l'istruzione e la condizione sociale. Durante la Prima Guerra Mondiale il governo cercò di metterla a tacere perché era considerata un'agitatrice sociale, e nel 1930 si candidò al Senato, ma non venne eletta. Nel 1928, intanto, aveva iniziato a scrivere la sua autobiografia ma non fece in tempo a vederla pubblicata. La figlia Alfreda Barnett la completò e la fece uscire nel 1970. La battagliera e coraggiosa Ida Bell Wells-Barnett era già morta 39 anni prima, il 25 marzo 1931, sopraffatta dall'insufficienza renale. Aveva 68 anni e la sua tomba nell'Oak Woods Cemetery nel South Side di Chicago, dove non mancano mai fiori freschi, e ancora oggi un luogo di pellegrinaggio per le giovani donne, non solo nere, che cercano una fonte di ispirazione e di energia per far valere i loro diritti.