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Costi delle semine alle stelle per i rincari dei fertilizzanti

L’urea, fondamentale nella fase post-semina del grano, è passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%)

di Micaela Cappellini

(Dickov - stock.adobe.com)

3' di lettura

C’è l’aumento del prezzo dei semi, c’è il caro-carburante per i trattori e c’è la fiammata del prezzo dei fertilizzanti. Nel settore alimentare il caro-energia non risparmia le attività di semina, che per il grano sono già cominciate in autunno mentre per altre colture partiranno all’inizio della primavera. Sotto la terra dei campi c’è il cibo che mangeremo domani. E se anche le semine rincarano, significa che l’aumento dei prezzi dei beni alimentari non è affatto destinato a esaurirsi in fretta.

Calcola la Coldiretti che coltivare il grano in Italia quest’anno costa 400 euro in più all’ettaro, dal seme fino alla trebbiatura. Le sementi di grano duro hanno registrato un balzo del 35%, mentre i chicchi di grano tenero hanno subito un incremento del 15%. Con il rincaro dei carburanti nell’ordine di circa il 50%, per ogni ettaro le operazioni agromeccaniche in campo costano dal 10 al 15% in più. L’impennata del costo del gas non ha conseguenze solo sui serbatoi dei trattori, ma anche e soprattutto sui prezzi dei concimi, che dal gas liquefatto si ottengono. L’urea per esempio, che è fondamentale nella fase post-semina del grano, è passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). Anche il fosfato biammonico Dap è raddoppiato, da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano aumenti superiori al 65%.

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Di 400 euro di aumento dei costi 150 sono dei fertilizzanti

«Di quei 400 euro di aumento dei costi calcolati per il grano, 150 sono da iscrivere soltanto ai fertilizzanti - racconta Emanuele Occhi, responsabile grandi colture della Coldiretti - la maggior parte di quelli che utilizziamo vengono importati dalla Russia, e per giunta sono sottoposti a dazio, il che ne aumenta ulteriormente il costo. L’Emilia Romagna è un importante produttore di urea, ma certo non è in grado di far fronte da sola al fabbisogno nazionale».

Il grano cartina di tornasole

Il grano è la prima coltura ad essere stata seminata, per questo è servita da cartina di tornasole per il calcolo dei costi. Ma gli aumenti riguardano tutte le coltivazioni. «Il grano però ha un’aggravante - spiega Occhi - è quello che quest’anno ha subito una tra le più alte fiammate dei prezzi perché in Canada, che è il più grande produttore mondiale, i raccolti sono crollati, rendendo così difficile il reperimento della materia prima sui mercati internazionali». Poca offerta, tanta domanda, il prezzo sale: dai 290 euro a tonnellata di un anno fai ai 540 di oggi. Cosa succede però, se quest’anno la produzione canadese torna ai livelli abituali? «Succede che se si abbassano le quotazioni del grano è un guaio - dice Occhi - perché quest’anno gli agricoltori devono poter recuperare anche gli extra-costi che hanno sostenuto per coltivarlo. Per rifarsi delle spese e guadagnarci anche, il grano quest’anno non dovrebbe essere pagato meno di 60 euro al quintale. Chi ha fatto contratti di filiera può stare tranquillo, perché sono normalmente strutturati in maniera tale da tenere conto degli effettivi costi di produzione». Ma in Italia, in media, oggi i contratti di filiera non arrivano a coprire nemmeno la metà degli imprenditori agricoli.

Pesano anche gli aumenti dei carburanti

Per il gasolio necessario alle attività di estirpatura, rullatura, semina e concimazione, la Coldiretti calcola che gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50%. Chi ha investito nelle nuove tecnologie 4.0 ha contenuto i danni: ottimizzando l’impiego dei fattori della produzione, si è ottenuta anche una riduzione dei consumi energetici. Altrettanto risparmio ha portato a casa chi aveva investito nella produzione di bioenergie, dal fotovoltaico sui tetti di stalle e capannoni rurali fino alla valorizzazione dei reflui degli allevamenti con il biometano. «È sempre più necessario cogliere le opportunità che vengono dall’economia circolare - sostiene il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - e dotare il Paese di una riserva energetica sostenibile con la filiera del biometano agricolo da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di arrivare a rappresentare il 10% del fabbisogno della rete del gas nazionale».

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