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Joao Mario e l'avventura all'Inter: un flop da 40 milioni di euro

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"Nulla è più facile che illudersi, perché ciò che ogni uomo desidera, crede anche che sia vero".

Questa massima dell'oratore ateniese Demostene sul tema dell'illusione è quanto di più azzeccato possa esserci per descrivere il sentimento provato nell'estate del 2016 dai tifosi dell'Inter, letteralmente ammaliati dalle prestazioni agli Europei di un centrocampista prestato alle fasce nel 4-4-2/4-2-3-1 di Fernando Santos: nel successo finale del Portogallo c'era anche la firma di Joao Mario, titolare inamovibile di quella squadra operaia al servizio dell'unica grande stella, Cristiano Ronaldo.

In campo in tutte e sette le uscite della nazionale lusitana, sei di cui con lo status di titolare: Joao Mario è una delle sorprese più liete della rassegna continentale giocata in Francia, l'apice personale di una carriera nata all'insegna del bianco e del verde dello Sporting, club che lo forma come giocatore e come uomo, prima di venderlo a peso d'oro alla primissima Inter di Suning, all'epoca soltanto da poche settimane al timone della società meneghina.

Col senno di poi, potremmo parlare di peccato d'inesperienza commesso dalla proprietà cinese dell'Inter, forse troppo precipitosa nel volersi assicurare un giocatore che prima di Euro 2016 è una sorta di incognita: buon prospetto sicuramente, ma da valutare in un contesto decisamente più probante della Primeira Liga portoghese. La vetrina francese, troppo breve per dare risposte precise, porta a credere agli uomini di mercato nerazzurri che Joao Mario sia davvero l'uomo giusto attorno a cui costruire un nuovo progetto.

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Una convinzione certificata dalla somma spesa per mettere fine ad una telenovela di mercato in piena regola: 40 milioni di euro (che in seguito diverranno 43 grazie a dei bonus relativi al raggiungimento di un determinato numero di presenze e della conquista dello Scudetto, vinto peraltro senza Joao Mario in rosa), cifra che in quel frangente storico colloca il classe 1993 al secondo posto nella classifica degli acquisti più costosi nella storia dell'Inter, salvo poi scivolare al terzo dopo l'operazione Lukaku del 2019.

Joao Mario - escluso dalla lista UEFA per motivi riguardanti il Financial Fair Play assieme all'altro grande flop Gabigol, a Jovetic e Kondogbia - è il biglietto da visita di Suning, alle prese con un cambio d'allenatore a poche settimane dall'inizio del campionato: ai primi di agosto si dimette Roberto Mancini e la scelta ricade su Frank de Boer, di fatto primo allenatore del portoghese in quel di Milano. La prima occasione giusta per l'esordio è alla terza giornata sul campo del neopromosso Pescara, dove viene schierato dal primo minuto in coppia con Medel a centrocampo nel 4-2-3-1: l'Inter vince con una clamorosa rimonta nel finale e Joao Mario è promosso a pieni voti da de Boer.

"Io credo che lui abbia giocato davvero una buona partita, ha fatto soltanto due allenamenti con noi e non ha avuto tempo di stare in contatto con i compagni. Davvero positivo, sono felice per lui. Ho visto tanta voglia di giocare".

Insomma, tutto fila liscio come l'olio, almeno all'inizio dell'avventura: con Joao Mario in campo l'Inter è un'altra squadra, prove le successive vittorie contro Juventus ed Empoli in cui il lusitano risulta tra i migliori in assoluto. Al 'Castellani' delizia con un assist per Icardi, raccogliendo gli applausi unanimi del pubblico italiano. Ma ancora non sa che il peggio deve palesarsi dalle sue parti.

La calma assoluta prima della tempesta e, ad aiutare Joao Mario, vi è anche il rapporto ai minimi termini tra Brozovic e de Boer: il croato viene fatto fuori dal tecnico per alcune partite dopo aver pubblicato dei selfie con l'allora fidanzata a poche ore dal tracollo interista di Praga in Europa League. Un comportamento inaccettabile per l'ex Ajax, un vantaggio enorme per Joao Mario che si ritrova a dover lottare con un concorrente - e che concorrente - in meno per un posto nell'undici titolare.

Joao Mario Inter Cagliari Serie AGetty Images

Tutto sembra virare nella direzione giusta, fino alla notizia dell'esonero di de Boer che cambia completamente ogni scenario: l'allenatore della Primavera, Vecchi, sostituisce l'olandese contro il Crotone, ma è dal derby col Milan che Pioli assume le redini della squadra. Con l'arrivo della nuova guida si riaprono improvvisamente le porte della titolarità per Brozovic, mentre per Joao Mario si profila l'adattamento al ruolo di trequartista nei tre dietro all'unica punta Icardi.

Nonostante questo 'incidente di percorso', le risposte del portoghese continuano ad essere più che positive, corredate da un'inaspettata confidenza con il goal che trova la sua massima espressione nella sei giorni tra il 22 e il 28 gennaio 2017: dopo aver trovato la prima rete nerazzurra ad ottobre nel ko contro il Cagliari - la famosa gara dell'astio tra Icardi e la Curva Nord -, Joao Mario realizza due reti consecutive, utili stavolta per battere il Palermo (0-1 al 'Barbera') e il Pescara (3-0 a San Siro).

L'Inter infila una serie di sette successi consecutivi in campionato che riaccendono le speranze di qualificazione alla Champions League, ma qualcosa si rompe: fatta eccezione per le goleade rifilate a Cagliari e Atalanta, all'interno del gruppo si insinua lo scoramento per le sconfitte con Juventus e Roma che lanciano l'inequivocabile segnale della bandiera bianca, alta e in bella vista per gli avversari.

Handanovic e compagni si lasciano andare verso una deriva fatta di mediocrità e costante malessere, condizione che lascia il segno anche in Joao Mario: così come il resto della squadra, anche lui cala clamorosamente col passare delle giornate, fino all'esonero di Pioli e alla nuova chiamata di Vecchi che guida la squadra nelle ultime tre gare, 'conducendola' ad un deludentissimo settimo posto che vale l'esclusione persino dall'Europa League (competizione peraltro abbandonata alla fase a gironi qualche mese prima).

La nomina di Spalletti sembra essere una ventata d'aria fresca per tutta l'Inter, chiamata a dare di più dai suoi tifosi: anche per Joao Mario si profila una nuova era d'oro, sensazione rafforzata dalle prime uscite della stagione 2017/18 che lo vedono fornire alcuni assist importanti come quello a D'Ambrosio, autore dell'incornata decisiva nell'1-0 al Genoa. A frenare il campione d'Europa vi è però un ostacolo inatteso: la tonsillite acuta lo lascia fuori dai convocati per il rocambolesco derby conquistato ai danni del Milan (3-2), e ad essa si aggiunge anche la folta concorrenza rappresentata da Vecino, Gagliardini e Borja Valero.

Joao Mario non è più uno degli intoccabili, tanto che le presenze dal primo minuto si diradano progressivamente, al contrario delle panchine che invece aumentano. La chance di cambiare la sua storia con l'Inter è in un'altra stracittadina, quella del 27 dicembre 2017: a San Siro si gioca per i quarti di Coppa Italia e Spalletti sceglie Joao Mario sulla trequarti, protagonista di un crocevia che segnerà indelebilmente la sua storia con l'Inter.

Al minuto 59 il risultato è ancora fermo sullo 0-0 e serve un guizzo per evitare i tempi supplementari; Joao Mario, fino a quel momento impalpabile, ha sui piedi la palla della probabile qualificazione e della sicura svolta personale, ma ciò che accade ha le sembianze di un disastro: lancio di Vecino per la testa di Icardi che fa da sponda per il destro del compagno, fin troppo morbido e valevole un'ottima figura per Antonio Donnarumma, per una volta non esposto all'ombra del fratello Gianluigi.

Dallo sguardo di Joao Mario traspare incredulità mista alla consapevolezza che il suo destino, ormai, è segnato: otto minuti più tardi ecco la sostituzione con Borja Valero, che però non eviterà i supplementari e il goal-beffa di Cutrone al 104'.

Joao Mario fa in tempo a giocare altre due gare contro Lazio e Fiorentina, conscio di avere le ore contate alla Pinetina: il 26 gennaio 2018, l'Inter annuncia la cessione in prestito oneroso con diritto di riscatto al West Ham, che non pecca di certo in originalità per quanto riguarda il video di presentazione. I pixel di Super Mario Bros non si rivelano di buon auspicio Joao, rispedito al mittente dai londinesi dopo due reti in quattordici presenze.

Fallito il tentativo di 'liberarsene' a titolo definitivo, all'Inter non resta che provare a valorizzare il più possibile Joao Mario (escluso dalla lista Champions), stavolta non nei panni di titolare ma di seconda linea pronta all'uso: nei primi due mesi lo spazio in campo è del tutto inesistente, fino al 29 ottobre e alla sfida dell'Olimpico con la Lazio. Spalletti lo lancia tra i titolari e il responso è soddisfacente, concetto ribadito cinque giorni più tardi con la rete e l'assist messi a referto nel rotondo 5-0 al Genoa. Il tecnico di Certaldo, noto per aver rivitalizzato tanti giocatori dati ormai per persi, sembra aver centrato di nuovo l'obiettivo.

Spalletti non ha però fatto i conti con la triste notizia che a marzo 2019 colpisce Joao Mario e la sua famiglia: già sconvolto dal celeberrimo caso Icardi, lo spogliatoio nerazzurro viene a sapere della morte del papà del portoghese, inevitabilmente provato e condizionato nelle settimane a venire che saranno le ultime da giocatore 'attivo' dell'Inter.

Dopo un'estate complicata, il 27 agosto viene ufficializzato il trasferimento al Lokomotiv Mosca in prestito con diritto di riscatto, formula che denota le difficoltà dell'Inter a trovare un acquirente disposto a garantire la certezza dell'acquisto a titolo definitivo. Dalla Russia non mancano le stoccate di Joao Mario al suo passato, un fallimento giustificato dalle difficoltà incontrate all'interno di un club da rifondare.

"Sfortunatamente, quando sono arrivato all'Inter non c'era stabilità, sono cambiati quattro allenatori. Mi trovo in un periodo della carriera in cui la cosa più importante è giocare regolarmente. Il Lokomotiv era la squadra che mi voleva di più, avevo bisogno di un progetto che mi facesse sentire fondamentale".

Purtroppo per lui, il tanto atteso riscatto non arriverà nemmeno in Russia, e sarà necessario un ritorno al suo primo amore, lo Sporting, nell'ottobre 2020 per ricominciare finalmente a sognare in grande: a Lisbona, Joao Mario offre un contributo enorme per la conquista del titolo in Primeira Liga a diciannove anni dall'ultima volta, ma di riscatto del cartellino non ve ne sarà l'ombra.

Joao Mario SportingGetty Images

Nell'estate 2021 l'Inter dà vita ad una trattativa fiume con lo Sporting che presenta delle riserve sulla cifra da spendere, facendo arenare il tutto e favorendo l'ingresso in gioco del Benfica: proprio l'inserimento dei rivali infastidisce i 'Leoni', i quali sostengono che nel contratto sia presente una clausola che obbligherebbe le 'Aquile' ad un ulteriore esborso di 30 milioni, cavillo che rischia di mandare a monte l'intero castello di carte costruito sapientemente da Marotta e Ausilio.

La soluzione al problema viene trovata il 13 luglio, giorno che sancisce la fine dell'avventura di Joao Mario all'Inter: il giocatore risolve il contratto in essere con i nerazzurri, mossa che 24 ore più tardi gli permette di accasarsi al Benfica come svincolato. Benfica con cui oggi affronterà proprio l'Inter nei quarti di Champions League.

Una soluzione voluta fortemente, andata in porto tra mille ostacoli di natura burocratica: la conclusione peggiore dal punto di vista dello stile per una storia viziata da premesse cariche di aspettative difficili da sostenere.

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