Omicron: terza dose, ecco perché fa effetto subito (e la quarta potrebbe non servire)

Luzzati: «Le cellule immunitarie hanno memoria del virus e quindi il booster è subito attivo»

Omicro: terza dose, ecco perché fa effetto subito (e la quarta potrebbe non servire)
di Graziella Melina
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Lunedì 17 Gennaio 2022, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 12:18

Oltre ad essere in grado di attrezzarsi in modo imponente per proteggerci dai continui attacchi che arrivano ogni giorno dall’esterno, il nostro sistema immunitario è pure dotato di un’ottima memoria. E così se gli si presenta per la terza volta uno stesso corpo estraneo potenzialmente minaccioso come il sars cov 2, la reazione sarà di sicuro rapida: le forze che metterà in campo per difenderci, ossia gli anticorpi, saranno quindi già pronte senza troppi indugi. Grazie a questo meccanismo naturale, quindi, la terza dose del vaccino diventa protettiva in modo più tempestivo rispetto alle due precedenti inoculazioni.

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«Memoria verso gli antigeni estranei»

«Fondamentalmente le cellule immunitarie che mantengono la memoria verso gli antigeni estranei all’organismo - spiega Roberto Luzzati, professore di Malattie infettive dell’Università di Trieste - hanno già questa memoria del virus e quindi il booster con la terza dose è già subito attivo; poi si consolida nelle due settimane successive». Il nostro organismo, insomma, è programmato per ottimizzare i tempi della difesa. «L’effetto è più rapido - ribadisce Roberto Giacomelli, direttore di Immunologia clinica e reumatologia del Policlinico universitario Campus Bio-medico di Roma - perché abbiamo già un sistema immunitario che è allertato.

Le cellule di memoria sono subito pronte perché sono state stimolate pochi mesi prima. Un nuovo stimolo, dunque, non fa altro che trovarle già pronte. Sappiamo poi che, in genere, chi ha fatto la terza dose non sviluppa la malattia e ha un tasso di anticorpi molto più alto, quindi è molto più protetto. Anche se le persone risultano infette, sono comunque sane».

Più inoculazioni si fanno, dunque, più rapida è la reazione. «Questo avviene di solito in tutte le vaccinazioni - osserva Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) - Man man che si procede nel numero di somministrazioni, la risposta immunitaria è sempre più rapida». E, in linea generale, la tempistica è la stessa per tutti i soggetti. «Dobbiamo però osservare - precisa Andreoni - che ci sono pazienti che hanno una buona immunità e quindi rispondono rapidamente e validamente, e altri che hanno una immunità ridotta e quindi stentano comunque a rispondere alla stimolazione del vaccino. Ricordiamo però che anche nei pazienti immunodepressi la terza dose spesso riesce a determinare una risposta anticorpale sufficientemente valida».

Resta ora da capire, però, se dopo il booster sarà necessaria un’ulteriore inoculazione. «Una quarta dose - ammette Luzzati - sarà molto probabile. Nel lasso di 4-6 mesi è ipotizzabile somministrarla almeno per la popolazione fragile e sopra i 60 anni». Ma la programmazione della prossima copertura vaccinale dipenderà non solo dalla diffusione del virus, ma anche dalle ospedalizzazioni che saranno necessarie se le persone contagiate si ammaleranno in modo grave. «Verosimilmente - rimarca Giacomelli - sulla base dell’andamento epidemiologico una nuova dose sarà possibile per tutti, forse nel prossimo autunno, visto che stiamo andando incontro alla primavera». Per ora, insomma, il booster con la terza dose ci potrebbe bastare. «Per la quarta dose, se sarà necessaria - riflette Andreoni - si potrebbe pensare ad una tempistica molto più dilazionata rispetto a quanto sia stata necessaria per la terza».

Non bisogna però sottovalutare la presenza di nuove varianti, che potrebbero rendere meno efficaci i farmaci anticovid che si stanno utilizzando finora per la profilassi globale. «È assolutamente inutile fare una quarta dose con gli stessi vaccini - mette in guardia Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Pisa e vicepresidente della Società italiana di Microbiologia - Quello che si potrebbe fare nel caso in cui si dimostrasse che contro la nuova variante la protezione con il booster decade in modo significativo entro 4-6 mesi, è di utilizzare per la quarta inoculazione un vaccino aggiornato. Somministrare un’ulteriore dose o pensare di programmarla già in questa fase con lo stesso vaccino, mi sembra assolutamente prematuro».

 
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