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Effetto Covid: conti correnti pieni, prezzi e debiti alle stelle

Lorenzo Borga

I soldi messi da parte durante i lockdown  hanno spinto la ripresa. Pro e contro dei due anni record per i risparmi degli italiani 

In molti hanno paragonato la crisi economica dovuta al Covid a una guerra, soprattutto nelle prime fasi della pandemia. In realtà tra i due casi esistevano, ed esistono tuttora diverse differenze. Della più importante ce ne possiamo accorgere leggendo il nostro estratto conto bancario: le famiglie italiane sono riuscite a risparmiare di più negli ultimi due anni rispetto a quanto erano abituate a fare negli anni precedenti. E in effetti la liquidità nei conti correnti è esplosa. Più di 1.800 miliardi di euro sono oggi depositati in banca, più di quanto l’economia italiana nel suo intero produce in un anno.

  

In effetti la recessione da Covid-19 è stata sui generis. L’enorme mole di liquidità riversata nell’economia dalle banche centrali assieme agli aiuti messi in campo dai governi ha messo l’economia in un freezer. Quando tutto si è fermato, i confini chiusi, le navi container rimaste nei porti, la spesa pubblica ha sostenuto le economie per tamponare i danni e far passare la tempesta. E in parte ci è riuscita. Secondo l’ultimo rapporto Acri-Ipsos sul risparmio delle famiglie italiane 2020 e 2021 segnano due anni record per la percentuale di famiglie che afferma di essere riuscita a mettere da parte dei soldi. La differenza con l’ultima crisi vista in Italia salta all’occhio: nel 2011 la fetta di chi prevedeva che la propria situazione economica sarebbe migliorata diminuì di cinque punti percentuali, per ridursi ancora l’anno successivo, mentre nel 2020 è cresciuta di tre. Ovviamente non è solo una questione di politica economica. Una buona parte del nostro reddito non era più fisicamente consumabile. Per mesi non è stato legalmente possibile cenare al ristorante o fare shopping nei negozi, e ancora oggi sono molti i lavoratori che possono risparmiare sul carburante grazie allo smart working. Certo sono aumentate altre spese – dalle bollette fino agli abbonamenti dei servizi di streaming – ma senza riuscire a compensare i risparmi.

 

Gli italiani sono sempre stati grandi risparmiatori, ma negli ultimi anni hanno raggiunto livelli record. Secondo la Consob, nel 2020 ogni 100 euro guadagnati sono riusciti, in media, a metterne da parte 18. Un’enormità: fino al 2019 il tasso di risparmio era appena poco più della metà. Il trend non è solo italiano. Anzi, negli Stati Uniti – dove gli aiuti del governo federale sono stati molto più consistenti – il tasso di risparmio ha addirittura toccato quasi il 34 per cento. I risparmi però, come i redditi, non sono distribuiti equamente: il top 10 per cento della popolazione è riuscito a mettere da parte quasi 120 mila dollari in più rispetto ai livelli pre Covid, mentre il resto della popolazione si è fermato in media a 11 mila. Gli assegni a suon di 2 mila dollari arrivati a ogni americano hanno aiutato chi ha perso il lavoro ad arrivare alla fine del mese, ma sono finiti direttamente nel conto corrente per chi invece ha mantenuto le proprie entrate. Anzi, non solo i conti bancari. La corsa delle cosiddette “meme stock” – i titoli azionari cresciuti mostruosamente negli ultimi mesi senza ragione, a partire dalle montagne russe vissute dagli azionisti di GameStop – e delle cryptovalute è stata alimentata anche dall’enorme liquidità che ha sommerso le borse attraverso le comuni app di trading.
Il risparmio accumulato è stato legna da ardere per il rimbalzo record del 2021. Basta guardare i numeri: l’industria americana – ma così è stato anche per quella europea – è tornata ai livelli pre Covid in soli 20 mesi, a ottobre 2021. Per riprendersi dal crack di Lehman Brothers del 2008 aveva invece impiegato 34 mesi, mentre nel 1929 ne erano stati necessari addirittura 85, ben 7 anni. E’ chiaro che i soldi messi da parte durante i lockdown hanno spinto la più forte ripresa globale dal 1972.

 

Ma come sempre, il denaro non cresce sugli alberi. La rete di protezione calata sull’economia da banche centrali e governi è stata finanziata in un solo modo: in debito. Saremo noi stessi risparmiatori a ripagare nei prossimi anni le migliaia di miliardi stanziati. E oggi è ormai chiaro anche un altro costo che si sta facendo sentire: l’impennata dei prezzi – saliti del 7 per cento negli Stati Uniti e di quasi il 5 in Europa – è proprio frutto dell’esperimento che è stata la pandemia. Mai nessuno – dall’inizio dell’età moderna – aveva spento e riacceso il motore dell’economia globale in pochi mesi. Ora conosciamo il risultato: conti correnti pieni, almeno per ora, ma prezzi e debiti alle stelle.

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