La posta di Gramellini: «Se tua moglie è no vax (e tu la ami ancora) l’unica strada è parlarne»

di Massimo Gramellini

«Ne abbiamo discusso fino allo sfinimento, lei ormai è preda di un delirio con sfumature complottiste». Scrivete a 7dicuori@rcs.it

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Questa è la rubrica della posta del cuore curata per «7 » da Massimo Gramellini. Il 7 di Cuori è la carta che indica la seconda possibilità, l’occasione che si ripresenta, l’opportunità di portare a termine qualcosa rimasto incompiuto. Per noi è l’invito a ricominciare, a partire alla riscossa, accettando e assecondando il cambiamento. In quale direzione? Vogliamo aiutarvi a sceglierla: scrivete a 7dicuori@rcs.it

Caro Massimo,
ho cinquant’anni, una moglie coetanea della quale sono ancora molto innamorato, ma ho un grosso problema che non so come risolvere: io sono vaccinato (con terza dose) e lei si rifiuta di fare anche solo la prima. Ne abbiamo discusso fino allo sfinimento. Io credo nella scienza, lei invece all’inizio si diceva scettica mentre ora invece è convinta dell’inutilità, financo della pericolosità, del vaccino. Mentre io prenotavo e poi facevo la prima, la seconda e la terza dose, lei ha iniziato a rimandare con vari pretesti e poi a rifiutarsi del tutto. Ora è passata a un altro stadio ancora: cercare di convincere altre persone a seguirla in quello che io considero ormai un delirio (con sfumature complottiste).

«DOPO TRENT’ANNI INSIEME, CHE PESO PUÒ E DEVE AVERE QUESTA DIVERGENZA DI OPINIONE?»

So che non sono l’unico a vivere una situazione del genere in famiglia, però nel mio caso non si tratta di un parente generico che posso evitare di incontrare o al limite frequentare senza accennare al vaccino. Con mia moglie ci vivo e soprattutto la amo, e questa situazione mi sta facendo soffrire moltissimo. D’altra parte, dopo trent’anni insieme, che peso può e deve avere questa divergenza di opinione? Sono molto confuso.
Giò

CARO GIÒ VAX,
mi hai fatto tornare in mente una lettera che ricevetti tantissimo tempo fa (doveva essere il 2006) da un signore politicamente impegnato, il quale aveva invitato a cena una donna che gli piaceva molto. Mentre la riaccompagnava a casa, lei gli aveva proposto di salire a bere qualcosa e, insomma, tutto stava andando secondo il migliore dei copioni possibili, senonché lui parcheggiò l’auto sotto un gigantesco poster elettorale di Berlusconi. La donna lo indicò e disse: “Dobbiamo dargli una possibilità, vero?”. Ma quel lettore aveva per Berlusconi la stessa simpatia che i vampiri hanno per l’aglio e la serata si concluse in modo catastrofico. Un dissidio legato alla politica o alla scienza può rovinare un amore che nasce. Mi sembra più difficile che riesca a minare un sentimento consolidato da trent’anni di convivenza. Difficile, ma non impossibile, perché la complicità dovrebbe sempre essere alla base di una coppia. E si può rimanere complici pensandola in maniera diametralmente opposta su un tema così rilevante?

NON ILLUDERTI: DOVETE ASCOLTARVI A VICENDA, ALTRIMENTI SARÀ FINITA. ASPETTANDO PRIMAVERA

Un no vax convinto ha una visione del mondo che raramente si limita al problema contingente dei vaccini, ma investe il suo modo di considerare la scienza, la medicina, la vita stessa. Per non parlare dell’educazione della prole: conosco una coppia di genitori separati, dove il no vax è il papà, che sta litigando da settimane sull’opportunità di vaccinare o meno la figlia minorenne. Tu sembri quasi sorpreso dalla situazione, come se ti sentissi vittima di un tradimento. Ecco, in una coppia che si ama ancora, l’unica clausola di salvaguardia è parlarsi. Ascoltare le ragioni dell’altro, provare a guardare le cose dal suo punto di vista. Può darsi che le divergenze vaccinali siano la spia di un’incompatibilità ben più ampia di cui finora avevate fatto finta di non accorgervi. Anche se mi piace sperare che non sia così e che la primavera, oltre a un affievolirsi definitivo della pandemia, porti a una riaccensione delle ragioni ideali della vostra unione. Però non illuderti: se non vi parlate (e non vi ascoltate), non succederà.

Caro Massimo,
sono tornato a vivere in Italia, dopo avere lavorato in Spagna. Lì ho conosciuto un ragazzo, ci siamo innamorati e abbiamo convissuto felicemente. Però, verso la fine del secondo anno della nostra relazione, non ero più attratto da lui come al principio. Perciò, ho scelto di lasciarlo, malgrado provassi ancora dei sentimenti per lui. L’anno dopo la rottura, lui ha fatto l’Erasmus in Italia per avvicinarsi a me e tentare di ricominciare. Per la seconda volta ho scelto di chiudere la storia, dopo un tentativo durato un mese. In seguito, il fatto di scambiarci dei messaggi affettuosi di tanto in tanto mi ha illuso che lui fosse lì, sempre disponibile e pronto a ricominciare. Ma la settimana scorsa ci siamo rivisti e, dopo aver appreso che lui frequenta un’altra persona, ho avuto una crisi emozionale. Però ho compreso che lui è innamorato, così ho deciso di non insistere e chiudere per sempre questo rapporto. So di essere stato un egoista a pensare che potesse aspettarmi per tutto questo tempo, così come sono consapevole che lui rappresenta una via di fuga da un presente che non mi soddisfa. Però, provo molto dolore e sento la sua mancanza. Ritieni che la mia scelta di chiudere definitivamente sia stata corretta?
Giuseppe

CORRETTISSIMA, GIUSEPPE.
Tu non soffri perché lo ami, ma perché lui ha smesso di amare te. Si tratta solo di una ferita all’orgoglio e passerà in fretta: l’orgoglio ha risorse di autoguarigione incredibili.

16 gennaio 2022 (modifica il 16 gennaio 2022 | 16:09)