Juventus-Udinese 2-0, Dybala segna e non esulta per il contratto non rinnovato

di Paolo Tomaselli, inviato a Torino

La Joya in gol ma manifesta lo scontento per il mancato rinnovo. A 10' dal termine raddoppio di McKennie

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(Italy Photo Press)

Se una notte d’inverno un viaggiatore capitasse allo Stadium e vedesse il numero 10 della Juventus che lucida il sinistro e segna un gol dei suoi all’Udinese fiaccata dal Covid, si chiederebbe come mai Paulo Dybala non abbia nessuna voglia di esultare per una giocata così pregevole, che sblocca presto la partita. L’argentino tiene la testa alta in mezzo ai compagni che si congratulano con lui e con Kean autore di un assist altrettanto accattivante; poi mette su uno sguardo orgoglioso, di sfida, e fissa un punto imprecisato della tribuna, dove siedono i dirigenti della Juventus con l’a.d. Maurizio Arrivabene in prima fila, colui che una settimana fa a Roma, prima di un gol ancora più bello della Joya, aveva detto in un discorso più ampio che «sicuramente Dybala non è un giocatore scarso».

Questo è poco, per non dire pochissimo, ma è sicuro. Adesso però è ufficiale anche un’altra cosa: Paulo, ieri con la fascia di capitano al braccio per l’assenza di Chiellini, è un giocatore arrabbiato per le continue punzecchiature pubbliche della società nei suoi confronti, che arrivano con un contratto da 7 milioni più 1.5 di bonus già pronto ma non ancora firmato e con il diez bianconero libero dal 1 gennaio di accordarsi con un’altra società . «Perché guardavo la tribuna? Cercavo un amico che avevo invitato e non riuscivo a vederlo — spiega Dybala — . Non devo dimostrare niente a nessuno. Sul rinnovo sono uscite tante notizie e sono successe tante cose: preferisco non parlare, vedremo a febbraio-marzo».

Il vero problema — in una serata dove al gol iniziale segue il raddoppio di McKennie nel finale, ancora di testa come contro l’Inter — però è un altro: se Dybala ha le sue ragioni per risentirsi, la società non ha tutti torti a riservargli questo trattamento, dopo due anni di pandemia e di risultati, sportivi ed economici, in netto ribasso, con l’argentino che si è eclissato a lungo.

Non è (ancora) un vicolo cieco, ma se a metà gennaio il gioco delle parti è questo, con il calciatore che si sente in dover di esprimere il suo disappunto dopo il decimo gol in carriera all’Udinese, sua vittima prediletta, allora c’è da chiedersi come si arriverà a quell’orizzonte di «marzo-aprile» tratteggiato da Allegri per definire il futuro, ovvero per capire se la Juve potrà contare o meno sui consueti 60-70milioni della Champions.

Certo se Dybala torna stabilmente ad alti livelli e la Juve non rallenta il cammino verso il quarto posto, tutto si fa meno complicato. Ma dopo il gol e il muso duro ostentato, non è che l’argentino illumini a giorno uno stadio tornato a cinquemila spettatori di capienza. La Juve rischia poco contro un avversario convalescente, ma ci mette più del previsto a chiudere la partita: il cross di De Sciglio per il 2-0 di McKennie è quello buono. Se anche Dybala sarà quello dei giorni migliori, si capirà presto. Domenica la Juve torna a San Siro, contro il Milan: sarà un’altra sera di grande freddo tra Dybala e Madama?

15 gennaio 2022 (modifica il 15 gennaio 2022 | 23:12)