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Citigroup contro Goldman Sachs: ora meglio Draghi al Quirinale che al Governo

Le grandi banche Usa divise sul migliore scenario per l'Italia (e il suo debito pubblico). Il report di Citi agli investitori: con lui Presidente della Repubblica, garanzia di ancoraggio europeo e approvazione delle riforme con qualunque futuro governo

di Alessandro Graziani

(AFP)

3' di lettura

Nella storia italiana è la prima volta che l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica diventa materia di dibattito anche tra i grandi investitori istituzionali. La novità relativa è la delicata fase del Paese, alle prese con un debito pubblico crescente post-pandemia e con la complessa attuazione degli investimenti del Pnrr e le riforme a esso collegate. La novità assoluta è che stavolta uno dei possibili candidati al Quirinale è l'attuale premier Mario Draghi, l'italiano più conosciuto e stimato dai grandi investitori internazionali (quelli che investono nei titoli di Stato) soprattutto per la precedente esperienza alla presidenza della Bce.

Le valutazioni degli investitori

La conseguenza di queste novità è che l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica è diventata per la prima volta oggetto di valutazioni anche da parte degli investitori globali che si formano un'opinione anche attraverso i report sull'Italia elaborati da parte delle grandi banche d'affari internazionali.

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Nei giorni scorsi molto è stato scritto a proposito del rapporto di Goldman Sachs, banca Usa per cui lo stesso Draghi ha lavorato qualche anno prima di diventare Governatore di Bankitalia, che spiegava agli investitori come per la credibilità dell'Italia (e del suo ingombrante debito pubblico) fosse meglio che Draghi rimanesse alla guida del Governo, in modo da farsi garante ed esecutore del completamento delle riforme delle prossime tappe del decisivo Pnnr, piuttosto che andare al Quirinale.

Il report è diventato oggetto di dibattito politico al grido: «L’Italia non fa quello che dice Goldman Sachs e la grande finanza internazionale». Per la cronaca l'opinione di Goldman - che peraltro ha meno peso rispetto a venti anni fa ed è stata superata dell'influenza di JP Morgan - non è allineata a quella di altre banche anglosassoni che invece si sono espresse con forza a favore di una nomina di Draghi al Quirinale.

Particolarmente interesse per esempio è il rapporto che Citigroup, diffuso nella tarda serata di venerdì 14 gennaio, ha inviato sul tavolo degli investitori globali per spiegare come il “best case” per l'Italia sia proprio l'elezione di Draghi alla presidenza della repubblica.

Il procedimento dell’elezione

La premessa “procedurale” degli analisti ed economisti di Citi, secondo quanto si legge nel report inviato ai gestori dei fondi globali (che nella gran parte dei casi mai hanno seguito la vicenda), è che le elezioni presidenziali in Italia sono in generale altamente imprevedibili. «Si tratta di un processo opaco, con nessun candidato chiaro in anticipo, - scrivono da Citi - e condotto secondo un voto a scrutinio segreto che potenzialmente può portare a un voto parlamentare non allineato alle indicazioni ufficiali dei partiti politici».

Cosa è meglio per l'Italia? «Crediamo che la nomina di Draghi (al Quirinale, ndr) sia nell'interesse dell'Italia e sia anche ciò che i mercati dovrebbero prezzare come lo scenario migliore - si legge nel report di Citi - anche se questo potrebbe avere come conseguenza il rischio di elezioni politiche anticipate».

Gli scenari di Citi

I motivi di questa preferenza? «Da Presidente della Repubblica Draghi manterrebbe la supervisione della politica in Italia per i prossimi sette anni, assicurerebbe l'impegno dell'Italia al progetto europeo indipendentemente dal colore politico dei futuri governi, manterrebbe il Paese in carreggiata rispetto al Recovery Plan e all'agenda delle riforme».

Se questo è lo scenario migliore per l'Italia, quali sarebbero le alternative? Secondo Citigroup la non elezione al Quirinale e permanenza di Draghi al Governo implicherebbe «una sua uscita di scena dalla politica al massimo entro la primavera 2023» ma nel frattempo la sua «leadership risulterebbe indebolita dato che la sua ampia coalizione di Governo non lo ha candidato al Quirinale».

Scenario ancora peggiore per l'Italia, sempre secondo Citi, si avrebbe nel caso in cui dopo l'elezione di un Presidente della Repubblica diverso da Draghi i partiti decidessero di andare subito a elezioni anticipate. Ipotesi che tuttavia, concludono dalla banca Usa, «pur non potendo essere esclusa, non rientra nel nostro scenario base».

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