La libertà dei naviganti

Il nuovo libro di Maurizio Crema racconta la voglia di evasione dei ragazzi: «Questa pandemia lascerà segni profondi in tutti, ma non uccide e non ucciderà la loro voglia d'avventura, quella vera, senza tanti orpelli e comodità, a piedi, in bici o per mare»
(Photo by Marco Secchi/Corbis via Getty Images)Awakening

«I ragazzi oggi hanno di nuovo voglia di sognare, di viaggiare, di tuffarsi nella libertà. Come noi. Questa pandemia lascerà segni profondi in tutti, ma non uccide e non ucciderà la loro voglia d'avventura, quella vera, senza tanti orpelli e comodità, a piedi, in bici. O per mare, proprio come i “miei” ragazzi».

Maurizio Crema, autore del romanzo Naviganti di Frodo (Risfoglia – Armando Curcio editore) Si racconta di un viaggio lungo con una barca a vela al terzo per andare da Venezia in Dalmazia o anche più in là, in Grecia. Ma sarebbe davvero possibile oggi? «Se lo facessero i miei figli morirei di paura, ma piuttosto di vederli attaccati tutto il giorno al computer o alla playstation, preferirei che rubassero una vecchia barca con le vele colorate come quelle che solcano la laguna veneziana per conquistarsi una vera avventura», dice il giornalista e scrittore veneto, «in fin dei conti quando ero un ragazzo anch'io leggevo On the Road e sognavo di prendere una moto e farmi un coast to coast in America. I protagonisti del mio libro lo fanno prendendo in “prestito” una vecchia barca a vela del padre e anche loro partono verso l'altra costa dell'Adriatico, l'Istria, la Dalmazia, forse il Montenegro, l'Albania. Posti diversi, ritornati lontanissimi con la pandemia, ma terribilmente affascinanti e veri».

Ma c'è proprio bisogno di andare lontano per sentirsi liberi?
«Spesso basta un bel libro per viaggiare, oppure tenere occhi o orecchie aperte mentre camminiamo nelle nostre città o in montagna. Poi c'è sempre il bisogno di provarsi, osare, rompere gli ormeggi. Di ribellarsi o toccare con mano vite e posti diversi. Mi preoccuperei se non ci fosse questa spinta, questa voglia di guardare il mondo con i tuoi occhi, senza smartphone e video. Magari a differenza dei miei giovani eroi, qualche contatto col mondo lo terrei: per comodità e sicurezza. L'Est non è sempre una passeggiata, come l'Oriente. E anche in mare non si scherza, soprattutto con una barca essenziale come una vela al terzo. Anche se una “fuga” del genere ho scoperto dopo aver scritto il libro che l'hanno fatta anche altri ragazzi veneziani un secolo fa. Evidentemente da queste parti proprio non riescono a stare nei ranghi e in porto».

Meglio partire da soli o in compagnia?
«Dipende da come stai. Mi è sempre piaciuto di più viaggiare insieme, è più bello condividere le avventure e le esperienze, e anche più sicuro. Ci sono dei viaggi però che non puoi fare se non da solo. In mare è diverso: acqua e vento ti portano e ti fanno volare lontano, ma possono essere anche infidi, c'è sempre bisogno di un compagno. Se poi trovi delle sirene, un Ciclope o degli dei permalosi è meglio aver man forte per non perdersi».

Prima di partire meglio avere nello zaino una buona guida o nello smartphone un bella playlist?
«La seconda. Per me la musica è fondamentale. Nel libro cito una canzone degli Smiths che forse i ragazzi di oggi non hanno mai sentito ma che per noi vent'anni fa era un must, un tappeto volante che ci ha accompagnato in tanti viaggi. E c'è una scena che ho scritto “sentendo” la musica di Pulp Fiction. Poi Gianluca e Roberto, che qualche volta mi accompagnano con chitarra e basso nel mio tour per presentare Naviganti di Frodo, hanno messo insieme una scaletta di canzoni che si sposano proprio bene con alcuni momenti, quasi che l'avessi fatto apposta (e non è vero, bravi loro). Ma siamo pronti per suggerimenti. Questo è un libro aperto, proprio come una vera avventura per terra e per mare».