David Sassoli, la malattia e gli ultimi mesi di lavoro, con accanto la moglie e i figli

di Paolo Conti

Sei mesi fa, Sassoli era stato colpito da una polmonite causata dalla legionella: ma si era ripreso bene, e aveva girato un video per smentire qualunque legame tra la malattia e il Covid, o il vaccino. Prima di Natale la ricaduta e la disfunzione, fatale, del sistema immunitario. In passato aveva avuto un mieloma, un tumore al sangue

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Aveva avuto una polmonite da legionella, David Sassoli. Una polmonite dura, dalla quale sembrava essersi ripreso bene. Gli strascichi, però, erano stati molti. Nel fisico, e non solo: tanto che poco prima di Natale era stato «costretto» a girare un video nel quale — oltre a ricordate quanto fatto per il Parlamento europeo — Sassoli aveva smentito qualunque legame tra la sua malattia e il Covid o, peggio, i vaccini contro il coronavirus.

I medici gli avevano consigliato però di rallentare, di abbassare il ritmo. E Sassoli aveva annunciato la decisione di non cercare la riconferma al vertice dell’Europarlamento — pur sapendo bene che avrebbe potuto concorrere di nuovo con ottime probabilità di successo.

Poco prima di Natale, la nuova ricaduta, seguita dal ricovero ad Aviano. Solo a quel punto, il fisico di Sassoli ha cominciato a cedere. A combattere con lui, in ogni momento, c’erano la moglie Alessandra Vittorini, storica dell’arte e ora Direttore della Fondazione scuola dei Beni e delle attività culturali, e i figli Giulio e Livia. Una famiglia solida, com’era nello spirito e nelle attitudini di un uomo con profonde radici cattoliche familiari. In tutti questi anni di impegno politico europeo la famiglia è rimasta unita: quando la moglie e i figli si sono accorti che il suo fisico cominciava a dare segni di affaticamento, hanno insistito perché rallentasse. Anni fa, Sassoli era stato colpito da un mieloma, un tumore del sangue, ed era stato sottoposto a un trapianto di midollo.

Sassoli ha voluto continuare a lavorare fino all’ultimo, fino a quando la «grave complicanza dovuta ad una disfunzione del sistema immunitario» che lo aveva riportato in ospedale ha avuto la meglio.

Ha insistito perché il Parlamento Europeo continuasse nel suo lavoro anche con le difficoltà dei voti a distanza perché, diceva, è l’assemblea eletta dalla base dei cittadini europei e deve essere sempre aperta. Nonostante la fatica, è riuscito a organizzare il passaggio di consegne: «L’ultima sua preoccupazione era stata, qualche giorno fa, che tutto funzionasse bene nel passaggio istituzionale tra un presidente e l’altro alla prossima plenaria, a Strasburgo», ha detto a SkyTg24 Roberto Cuillo, il portavoce.

E per capire quanto fosse solida la sua fede nell’Europa (qui ricordata nel ritratto di Paolo Valentino) basta rileggere alcuni passaggi del suo discorso di insediamento alla presidenza dell’assemblea il 3 luglio 2019.

«Dobbiamo avere la forza di rilanciare il nostro processo di integrazione, cambiando la nostra Unione per renderla capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e per dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento. La difesa e la promozione dei nostri valori fondanti di libertà, dignità e solidarietà deve essere perseguita ogni giorno dentro e fuori l’Unione Europa». E ancora: «Sia chiaro a tutti che in Europa nessun governo può uccidere, che il valore della persona e la sua dignità sono il nostro modo per misurare le nostre politiche. Che da noi nessuno può tappare la bocca agli oppositori, che i nostri governi e le istituzioni europee che li rappresentano sono il frutto della democrazia e di libere elezioni».

Sassoli, come raccontava lui stesso sul proprio sito, era nato a Firenze nel 1956, figlio di Domenico Sassoli, giornalista e intellettuale di cultura cattolica. Istintivamente aveva seguito le orme paterne: prima all’agenzia Asca, poi al quotidiano «Il Giorno», aveva partecipato alla fondazione dell’associazione «Articolo 21», movimento di difesa della libertà di stampa.

La sua carriera come giornalista televisivo era cominciata nel 1992, come inviato di cronaca nel Tg3. Nello stesso periodo aveva collaborato con Michele Santoro nei programmi «Il rosso e il nero» e «Tempo reale». Nel 1996 aveva condotto la trasmissione pomeridiana «Cronaca in diretta», su Rai 2. Nel 1999 era entrato nella redazione del Tg1 come inviato speciale. Poi era diventato conduttore del Tg1 dell’edizione delle 13:30 e successivamente di quella delle 20. Nel 2007 Sassoli era divenuto vicedirettore del Tg1, nonché dei settimanali di approfondimento Speciale TG1 e Tv7. Nel 2004 era stato eletto Presidente dell’Associazione Stampa Romana. Poi l’ingresso in politica nel 2009 come candidato al Parlamento Europeo.

Nel 2013 si era candidato alle primarie come sindaco di Roma, arrivando secondo dopo Ignazio Marino: e in Campidoglio si aprirà, giovedì 13 gennaio, la camera ardente per l'ultimo saluto (i funerali si terranno sempre a Roma venerdì 14, alle ore 12, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli).

Il 3 luglio 2019 era stato eletto Presidente del Parlamento europeo, con 345 voti, al secondo scrutinio, con il sostegno dei gruppi europeisti.

Tutti oggi gli riconosco un tratto umano di grande spessore, una capacità di mediazione e di dialogo difficili da individuare nel panorama politico: e non sono frasi di circostanza che si dicono e si scrivono oggi nelle ore della sua scomparsa, magari da parte di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene da anni.

Ma proprio perché David Sassoli aveva un carattere certo forte e deciso, pronto a difendere valori e idee, ma incapace di fratture definitive e di quegli scontri che aprono voragini invece che ricucire ferite. Persino «quando, recentemente, di fronte ai suoi gravi problemi di salute, si erano diffuse in rete deliranti malevolenze su Covid e affini, persino in quel momento la scelta di non replicare, di non inasprire i toni, gli era sembrata l'unica possibile», ha scritto oggi, su Facebook, il suo staff, in un ricordo che inizia con queste parole: «Si può vivere e morire in tanti modi. David Sassoli ha combattuto e lavorato fino all'ultimo possibile istante, informandosi, partecipando attivamente alla causa del bene comune con curiosità e passione indomabili nonostante lo stato di salute sempre più precario».

Sta anche qui la sua eredità morale e politica, che oggi tutti gli riconoscono, avversari inclusi.

11 gennaio 2022 (modifica il 11 gennaio 2022 | 17:23)