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  • Lunedì 10 gennaio 2022

Il capo dell’intelligence militare danese è in un grosso guaio

Lars Findsen è stato arrestato con l'accusa di avere passato diverse informazioni ai giornali, e rischia fino a 12 anni di carcere

Lunedì i giornali danesi hanno rivelato che una delle persone coinvolte in una ampia inchiesta giudiziaria sui servizi segreti nazionali è Lars Findsen, capo della Forsvarets Efterretningstjeneste, l’agenzia di intelligence militare danese. Findsen è accusato di avere diffuso illecitamente alcune informazioni sensibili insieme ad altri tre membri dell’intelligence.

Sul caso – di cui stanno parlando tutti i principali giornali danesi – circolano pochissime informazioni, data la sua delicatezza. Diversi giornali danesi scrivono però che l’arresto di Findsen sia legato a un grosso scandalo che ha colpito i servizi di intelligence danesi fra il 2020 e il 2021, quando si scoprì che avevano sviluppato uno strettissimo rapporto con l’NSA, la principale agenzia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Questo rapporto comportò per esempio un’estesa intercettazione del cellulare della cancelliera tedesca Angela Merkel, e secondo alcune inchieste giornalistiche la condivisione di molte informazioni sensibili che l’intelligence danese aveva raccolto su alcune persone danesi.

Findsen si trova in carcere dall’8 dicembre, giorno in cui era stato arrestato insieme ad altri quattro membri dell’intelligence danese: solo lunedì, però, un tribunale ha permesso che il suo coinvolgimento nell’inchiesta potesse diventare pubblico. Findsen ha 57 anni ed è da tempo uno dei dirigenti più importanti dell’intelligence danese: negli ultimi vent’anni è stato capo dell’agenzia di intelligence della polizia, capo di dipartimento al ministero e infine capo dell’intelligence militare, carica che ricopre dal 2015.

Sulle accuse contro di lui non circolano moltissimi dettagli: si sa soltanto che i magistrati dell’agenzia di intelligence della polizia lo accusano di avere violato un articolo del codice penale che prevede fino a 12 anni di carcere per «diffusione di informazioni altamente riservate». Secondo la tv di stato danese DR l’agenzia di intelligence della polizia sospetta, in sostanza, che Findsen e alcuni suoi colleghi siano stati le fonti delle inchieste giornalistiche che nei mesi scorsi hanno svelato molti aspetti della collaborazione fra le agenzie di intelligence danese e la NSA, che ha causato un ingente danno d’immagine per l’intelligence danese.

Il caso di Findsen ricade probabilmente nella delicata zona grigia fra due esigenze spesso contrastanti: la protezione della sicurezza nazionale, anche con operazioni al limite di ciò che è consentito per legge, e una certa trasparenza che lo stato si impegna a garantire. La vicenda tocca anche altri temi assai rilevanti, come la pubblicazione sui giornali di informazioni sensibili per la sicurezza nazionale, e la presunta violazione della privacy di privati cittadini da parte delle agenzie di intelligence.

Un portavoce dell’agenzia di intelligence della polizia danese ha detto a Reuters che la diffusione di informazioni altamente riservate può causare «conseguenze gravi o gravissime» per la Danimarca e i paesi dell’Unione Europea e della NATO.

Findsen si è dichiarato innocente e ha detto ai giornalisti danesi che considera «assurde» le accuse nei suoi confronti. Non si sa esattamente quanto dureranno ancora le indagini e quando, eventualmente, inizierà il processo: Findsen rimarrà in carcere almeno fino al 3 febbraio.