Draghi: «La scuola va protetta, i problemi dipendono dai non vaccinati»

Il premier ha ribadito la centralità della scuola, fondamentale per la nostra democrazia: «Non ha senso chiudere la scuola prima di chiudere tutto il resto». Fondamentale la vaccinazione. «Gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dai non vaccinati», ha spiegato Draghi
Mario Draghi «La scuola va protetta i problemi dipendono dai non vaccinati»
ALBERTO PIZZOLI

La volontà è chiara: «L'Italia deve rimanere aperta». Il presidente del consiglio Mario Draghi lo ribadisce a più riprese nella conferenza stampa convocata per spiegare le ultime scelte in tema di contenimento della pandemia. Il primo punto è la scuola che deve restare aperta. Per il premier «è fondamentale per la nostra democrazia, va tutelata e protetta», «non ha senso chiudere la scuola prima di chiudere tutto il resto»

Il presidente del consiglio punta a minimizzare le conseguenze della situazione su ragazzi e ragazze perché la dad ha creato diseguaglianze che spesso non sono colmabili. «Vogliamo essere molto cauti ma anche cercare di minimizzare gli effetti economici, sociali, soprattutto sui ragazzi e le ragazze, che hanno risentito delle chiusure dal punto di vista psicologico e della formazione». Probabilmente ci sarà un aumento delle classi nella didattica a distanza, ma quello che va respinto è il ricorso generalizzato secondo Draghi e il ministro dell'Istruzione Bianchi.

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La strada prioritaria è ridurre l'area dei non vaccinati. «Non dobbiamo perdere di vista una costatazione: gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dal fatto che ci sono dei non vaccinati. Quindi c'è l'ennesimo invito a tutti gli italiani che non si sono vaccinati  a farlo, anche con la terza dose», ha spiegato il premier. «Poco più del 10% delle persone over 12 non è vaccinata e occupa i 2 terzi della terapia intensiva e il 50% dell'area medica». L'obbligo dei vaccini per gli over 50 è stato fatto sulla base dei dati che dicono che rischia di più chi ha questa età.

Il premier ha esordito dicendo che non avrebbe parlato del Quirinale, ma ha parlato di economia e gestione del governo. «Continuano a uscire stime che confermano stime precedenti su una crescita intorno al 4-4,5% nell’anno». L'anno scorso la ripresa si è attestata al 6% a fronte della caduta nel 2020 del 9%. «La pandemia è un fattore, il secondo sono gli altri indicatori. È presto per poter fare una valutazione adeguata, perché ci sono rischi per la crescita come il prezzo del gas, rischi geopolitici. La serie dei rischi è molto lunga, dobbiamo aspettare un po’ prima di avere aggiornamenti delle proiezioni». Sulle divergenze nel governo Draghi ha spiegato che «occorre accettare diversità di vedute, ma non la mediazione a tutti costi. Ma per alcuni provvedimenti molto importanti l’unanimità è importante purché il risultato abbia senso. È chiaro che ci sono divergenze e diversità di opinioni ma non sono mai state di ostacolo all’azione di governo».