A parte i vaccini, tutti gli altri servizi sono bloccati, più o meno parzialmente. Una settimana dopo l’attacco hacker del 3 dicembre al sistema informatico, l’Ulss 6 Euganea della provincia di Padova non ha ancora risolto i problemi e ripristinato le attività fornite a un bacino di circa 900mila persone, che restano parziali o affidati a supporti cartacei. Che la situazione fosse grave lo si era capito subito, quando un virus aveva paralizzato i server di quattro ospedali (Piove di Sacco, Cittadella, Camposampiero e Schiavonia) con tutta la gestione degli ambulatori, delle analisi, dei tamponi e delle vaccinazioni anti-covid. Adesso, nonostante una sessantina di tecnici siano al lavoro, la funzionalità non è ripresa a pieno ritmo, anzi l’Azienda Ospedaliera di Padova ha dovuto supplire in parte ai bisogni della provincia, soprattutto per l’esecuzione dei tamponi.

Si sono salvati i vaccini anti Covid perché appoggiati a una rete esterna e al circuito di prenotazioni che fa riferimento alla Regione Veneto. E’ per questo che i padovani hanno potuto continuare a ricevere le dosi, con un afflusso record. Per quanto riguarda tutto il resto, soltanto un terzo dei computer dell’Ulss sono stati bonificati. E questo comporta un effetto domino sulla gestione dei tamponi che sembra destinato a durate per altre due settimane. Ad esempio i test eseguiti nei distretti Padova Piovese e Padova Sud sono quasi esclusivamente rapidi visto che il laboratorio di analisi dell’ospedale di Schiavonia è fuori uso. Negli altri punti, gli esami molecolari vengono comunque compiuti solo in minima parte, con l’effetto di dirottare gli utenti all’Azienda Ospedaliera, con lunghe code e attese che durano per ore (punta massima di sei ore). La struttura nei pressi di Malattie Infettive all’ospedale di via Giustiniani, nel capoluogo euganeo, dove si effettuano i tamponi, è stata letteralmente presa d’assalto ed è stato il caos, con l’intervento della Polizia per calmare gli animi. Per questo è stato potenziato il personale che si occupa dei test. Inoltre, per ottimizzare le risorse, si punta a un unico punto tamponi.

I computer bonificati non sono ancora stati riattivati perché serve la certezza che i sistemi centrali siano affidabili e possano essere avviati in sicurezza. “Le riattivazioni seguiranno un piano di priorità monitorato costantemente dall’Unità di Crisi. – ha fatto sapere l’Azienda dell’Ulss 6 – I centri vaccinali hanno continuato a lavorare servendosi di collegamenti informatici esterni. Sul fronte dell’assistenza socio-sanitaria permangono criticità nei Call Center, negli sportelli CUP, nelle cartelle cliniche informatizzate, nelle ricette dematerializzate, nelle attività di contact tracing (tracciamento dei positivi)”. Blocchi e disagi continuano in laboratori di analisi, commissioni patenti e invalidi, anagrafe e Spisal. L’Azienda Ospedaliera di Padova ha aiutato anche nelle radiologie, oltre che nella raccolta di tamponi. Il supporto cartaceo, in forma diversa, viene usato per i poli di Pronto soccorso, Terapie intensive, reparti ordinari, visite ambulatoriali, attività dei distretti socio-sanitari e assistenza domiciliare. “L’Azienda rinnova il ringraziamento a tutto il personale che si sta prodigando ininterrottamente per contenere il disagio dovuto a un attacco informatico odioso, vile e inqualificabile, per cui proseguono le indagini della Polizia Postale”, è la conclusione di una nota ufficiale. Per fare il punto della situazione, il direttore generale Paolo Fortuna terrà una conferenza stampa il 9 dicembre.

Al momento non ci sono novità sul fronte delle indagini, che stanno cercando di individuare l’origine dei pirati informatici che sono riusciti ad entrare nel sistema informatico tramite un particolare virus chiamato Cryptolocker, chiedendo un riscatto in criptovalute. Non è stata nemmeno presa in considerazione la richiesta di pagare per ottenere la restituzione dei gigabyte di dati rubati.

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