«Interpretò il Paese», Conte-Berlusconi e un gioco di sponda nato due anni fa

di Tommaso Labate

Un nuovo riconoscimento dal capo M5S: «Ha avuto un grande consenso»

desc img

«Berlusconi ha avuto un grande consenso, ha interpretato il sentire del Paese, contribuito a spingere i partiti di destra verso una destra moderna e di governo». E ancora: «Il presidente della Repubblica che non sia di centrosinistra? Assolutamente! Non è scritto da nessuna parte che debba essere di una determinata provenienza politica».

L’ennesimo fiore indirizzato ad Arcore dai cannoni avversari arriva ancora una volta da Giuseppe Conte. Che ieri pomeriggio, intervenendo ad Atreju, la festa organizzata da Fratelli d’Italia, estende ai tempi supplementari il gioco di sponda M5S-Forza Italia che va in scena da qualche settimana.

Adesso c’è il rumore di fondo della corsa per il Quirinale che amplifica tutto e rende tutto più nitido: la svolta di Berlusconi a favore del reddito di cittadinanza, Conte che riconosce al Cavaliere di «aver fatto anche cose buone», ancora Berlusconi che si spinge fino all’individuare «una radice comune» tra i Cinquestelle e la Forza Italia delle origini, quindi le frasi di ieri dell’Avvocato ad Atreju. Ma a fissare il confine tra un «prima» e un «dopo» nel rapporto tra il mondo berlusconiano e il gotha pentastellato è una telefonata notturna che parte da Palazzo Chigi e raggiunge il centralino di Arcore.

È la notte tra il 22 e il 23 febbraio 2020, all’alba dell’emergenza del Covid-19: Conte chiama Berlusconi per chiedergli «una mano sull’emergenza coronavirus» e Berlusconi la tende a Conte, fissando l’asticella dell’approccio «responsabile» sull’emergenza sanitaria che a più riprese porterà Forza Italia anche a smarcarsi da Lega e Fratelli d’Italia. Dall’iniziale adesione al Mes, poi finita in un nulla di fatto, fino ai voti sullo scostamento di bilancio, con gli azzurri sempre un passo avanti — nella direzione dell’esecutivo — rispetto a Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

Da allora sono passati quasi due anni. E il filo dei contatti, seppur sporadici, tra Arcore e il ramo «istituzionale» dei Cinquestelle non si è mai interrotto, nemmeno dopo che Conte ha lasciato il posto a Draghi. Nel luglio del 2020, durante le serate a Porto Rotondo, a più riprese Berlusconi sorprendeva gli ospiti di Villa Certosa con recensioni amichevoli dell’operato degli ormai ex nemici giurati.

«Conte è davvero un moderato, uno che ci sa fare», si lasciò andare una sera, lasciando ammutolito un uditorio fin lì impegnato ad esaltare le abilità dell’alleato Matteo Salvini. «Per non parlare di Luigi Di Maio, quel ragazzo ha fatto passi da gigante, è diventato davvero bravo», sempre dalla viva voce del Cavaliere, a confermare l’aneddoto sull’«inseguimento» negli studi Mediaset che poi l’attuale ministro degli Esteri ha raccontato nel suo libro di recente uscita.

Ma il momento in cui lo scambio di cortesie istituzionali tra avversari si trasforma in un qualcosa di più arriva quando Berlusconi, al termine dell’estate del 2020, viene contagiato dal Covid-19. Durante i giorni dell’isolamento a Villa San Martino, con la situazione che sarebbe precipitata fino al ricovero al San Raffaele, a più riprese Conte e Di Maio gli telefonano per manifestargli la loro vicinanza. E quei contatti rimangono talmente tanto impressi nella memoria berlusconiana che ancora oggi, rivivendo quelle terribili giornate, il Cavaliere ricorda «come i Cinquestelle e la sinistra mi abbiano fatto sentire il loro affetto anche più di alcuni dei nostri…». Quali fossero «i nostri», però, non è dato saperlo.

8 dicembre 2021 (modifica il 9 dicembre 2021 | 11:08)