14 Peaks: le imprese (im)possibili dell'alpinista Nirmal Purja

Con il suo Possible Project ha scalato tutti i 14 Ottomila della terra in sette mesi, battendo il precedente record di sette anni. Nirmal Purja sfida i limiti dell'umano e ha fondato la Nimsdai Foundation per liberare le vette dell’Himalaya dai rifiuti. Un docufilm racconta le sue imprese
«Nirmal Purja» e 14 Peaks il docufilm che racconta le imprese possibili dell'alpinista

Per l'alpinista nepalese Nirmal Purja tutto è possibile. E se così non fosse non avrebbe chiamato il suo progetto proprio Project Possible, consapevole di sfidare i limiti dell'umano. Nomen omen, un nome un destino, lui c'è riuscito e ha scalato tutti i 14 Ottomila della terra in sette mesi, superando il precedente record di sette anni. E adesso con un film documentario racconta le sue gesta eroiche: 14 Peaks: Nothing is impossible (14 vette: scalate ai limiti del possibile) visibile su Neflix. Ricordandoci che in origine la parola eroe significava semplicemente uomo. Un uomo che credeva nella sua vocazione e la perseguiva con grande coraggio. Proprio come Nirmal, che per questo è un eroe in senso compiuto. Una vetta dopo l'altra, un rigore da soldato, sempre accompagnato dalla squadra di fidati compagni sherpa, meritevoli della stessa fama. Loro che nel gennaio 2021, anche in quell'occasione guidati da Nirmal, hanno toccato per la prima volta nella storia la cima del K2 in invernale. 

Nirmal Purja sulla vetta del Manaslu. 

Nirmal e la sua squadra sulla cima del Dhaulagiri. 

Il film celebra questo personaggio un po' scomodo ai puristi dell'alpinismo. A cominciare dalla sua decisione di utilizzare l'ossigeno supplementare dagli 8000 metri in su. Ma la benedizione del veterano Reinhold Messner mette a tacere tutti. Nirmal ha fatto qualcosa che nessuno prima di lui aveva mai tentato e questo basta. 

A tratti potrebbe sembrare una macchina senza margine d'errore, forgiata da un passato come soldato scelto. Ma tra un Ottomila e l'altro traspare anche molto cuore. Nelle scalate di Nirmal c'è tutto lo spettro delle emozioni umane: fatica, incertezza, paura, senso di responsabilità, collaborazione, sacrificio, aiuto reciproco a costo di mettere in pericolo la propria vita. E poi c'è il richiamo costante a casa, dove c'è un madre gravemente malata e una moglie che aspettano, sempre con grande rispetto. Perché come per ogni umano, il cuore è sempre dove c'è casa. 

Nirmal Purja, Osprey Ambassador. 

Sulla cima del Nanga Parbat, la settimana vetta conquistata. 

La fondazione per ripulire le montagna dell'Himalaya

Nirmal ha chiesto molto alle montagne ed è stato accontentato. E adesso con la Nimsdai Foundation non solo ridà indietro quello che ha ricevuto, ma ne ripara i danni. 

La fondazione, che ha ricevuto il sostegno di Osprey Europe, l'azienda americana specializzata in zaini tecnici da montagna, si impegna a liberare l'Himalaya dai rifiuti lasciati dalle varie spedizioni. Ogni alpinista produce oltre 8 chili di rifiuti, tra cui tende abbandonate, bombole di ossigeno, contenitori di cibo, attrezzature dismesse e, naturalmente, materie fecali. Le sostanze inquinanti generate da questi rifiuti si riversano nei fiumi in seguito a piogge e disgelo, contaminando le riserve idriche delle popolazioni locali e provocando malattie che costituiscono un serio rischio per la salute. Inoltre, con il progetto Big Mountain Cleanup, la Nimsdai Foundation vuole rendere le montagne più sicure e porre fine agli incidenti mortali che si verificano quando gli alpinisti si attaccano per sbaglio a corde vecchie, rovinate e abbandonate.

Questo autunno Nirmal Purja ha già condotto una squadra di sherpa nepalesi esperti a ripulire la prima cima, quella del Manaslu. 

«La nostra squadra ha raccolto 500 chili di rifiuti disseminati in questa splendida montagna sacra. Il gruppo, che comprende sette guide d’alta quota e cinque portatori con muli, hanno aiutato a trasportare i rifiuti dal campo base verso Samagua e poi a Kathmandu. Sono molto orgoglioso della squadra, hanno lavorato tutti tantissimo. Grazie a ognuno di voi per aver contribuito alla realizzazione di questo progetto, siete fantastici. Non smetteremo di diffondere il nostro messaggio e di contribuire alla protezione di questi luoghi meravigliosi. Se potete, aiutateci nell’operazione di pulizia dell’Everest con una donazione sul sito Nimsdaifoundation.org. Ve ne saremmo davvero grati». 

Nei prossimi due anni la fondazione si occuperà dei rifiuti sull’Everest e sull’Ama Dablam, per poi passare, nel 2023, a ripulire la maestosa Montagna Selvaggia, il K2.  È così che si dimostra di essere dei veri alpinisti. 

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