Giochi pericolosi su Kiev

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La Russia pensa all’invasione dell’Ucraina? La tentazione di provarci è sicuramente presente al Cremlino. Ma esiste anche una tentazione americana

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Illustrazione di Doriano Solinas

Dovremo forse morire per Kiev, come i nostri padri morirono per Danzica? Fortunatamente la domanda è ancora retorica, ma potrebbe smettere di esserlo in tempi brevi se la partita a scacchi tra grandi potenze che si svolge sulla pelle dell’Ucraina sfuggisse al controllo dei giocatori. L’America di Biden rimprovera alla Russia di Putin di aver portato 90 mila uomini in assetto da combattimento a ridosso del confine orientale ucraino in previsione di «importanti atti aggressivi», e l’avverte che se non cambierà strada andrà incontro a «gravi conseguenze». Il Cremlino nega di pianificare una invasione, accusa Washington di aver compiuto in novembre una esercitazione aerea di attacco nucleare alla Russia, ammonisce l’Occidente a non superare le «linee rosse» di Mosca a avverte che non accetterà l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Dalla fine della guerra fredda più di trent’anni fa, America e Russia non erano mai state tanto vicine al burrone dello scontro diretto. E la prova più evidente dei pericoli che montano è nell’incontro d’emergenza tra i ministri degli Esteri Blinken e Lavrov giovedì scorso in Danimarca, mentre dopodomani avrà luogo una discussione in videoconferenza tra Biden e Putin. Occorre raffreddare l’escalation di accuse reciproche prima che sia troppo tardi, in una Europa distratta dal Covid ma che rischia di tornare ad essere, come sempre è accaduto nelle grandi tragedie della storia, campo di battaglia.

Riusciranno a fermare la ruota già in movimento che ci minaccia, Biden e Putin? Non diventeremo di nuovo i «sonnambuli» che non impedirono la Prima guerra mondiale e che Christopher Clark ha così mirabilmente descritto? La strada è in salita. Gli occidentali hanno già pronto un pacchetto di durissime sanzioni economiche contro la Russia nel caso l’invasione dovesse aver luogo subito o a fine gennaio, come dicono di sapere i servizi ucraini. Ma esiste anche un margine di ambiguità, che potrebbe consigliare a Putin di mettere alla prova la volontà di Biden e di provocare un «effetto Kabul» nel bel mezzo dell’Europa. Né il presidente Usa né il segretario di Stato Blinken hanno mai detto che difenderanno militarmente l’Ucraina in caso di attacco. Forse Kiev non è nel quadrante Pacifico come Taiwan, forse non rientra nella prioritaria contrapposizione con la Cina e per questo dovrà accontentarsi delle cospicue forniture di armi già in atto (anche dalla Turchia, che ha piazzato i suoi efficacissimi droni). La tentazione di provarci è sicuramente presente al Cremlino. Ma esiste, nella crisi ucraina, anche una tentazione americana. Se la situazione dovesse aggravarsi, il modo migliore per proteggere l’Ucraina non diventerebbe quello di farla entrare nella Nato a tambur battente, rendendola così beneficiaria di quell’Articolo 5 che prevede un intervento militare collettivo a difesa del Paese aggredito (ammesso e non concesso che l’Articolo 5 abbia conservato la sua credibilità)? Da molti anni gli Stati Uniti patrocinano l’adesione ucraina all’Alleanza con il compito di fungere da solida prima linea anti-russa, e a frenare sono stati sempre gli europei occidentali, che non desiderano acquisire un confine con la Russia dove già oggi c’è una guerra, con 14 mila morti dal 2014 (annessione della Crimea) a oggi.

Per evitare il peggio, Biden e Putin dovranno fare esattamente questo: rinunciare alle rispettive tentazioni. Pochi osservatori credono davvero che il presidente Usa voglia impegnarsi in una guerra europea, tale è, nella sua visione strategica, la priorità assoluta del contenimento della Cina. Ma Putin, per far scendere la febbre, ha già detto quali sono le sue condizionanti richieste, e non si tratta di poca cosa. Dalla caduta del Muro di Berlino nell’89, la Nato non ha mai smesso di allargarsi territorialmente verso Est. In modo assolutamente lecito, accogliendo le richieste di Stati indipendenti e con una non breve procedura. La Russia afferma invece che c’era un accordo con l’America proprio per evitare che la Nato si avvicinasse ai suoi nuovi confini. Ma questo accordo, se è esistito, non ha mai preso forma scritta e impegnativa. Ora Putin cavalca il braccio di ferro sull’Ucraina per esigere «garanzie di sicurezza» questa volta formali, che escludano un ulteriore allargamento del territorio Nato verso oriente. E per cominciare, escludano l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza. Cosa dovremmo fare, spiega il Cremlino, se una Ucraina atlantica schierasse al nostro confine missili capaci di raggiungere Mosca senza darci il tempo di approntare difese?

Ma Biden non può, almeno ufficialmente, garantire alla Russia che la Nato respingerà le richieste di uno Stato sovrano già allineato sulle posizioni occidentali. La partita a scacchi richiederà giocatori di alto livello, mosse innovative e una buona dose di impolitica sincerità se le due più grandi potenze nucleari del mondo valuteranno correttamente la posta in gioco. Cioè noi europei.

Fventurini500@gmail.com

4 dicembre 2021 (modifica il 4 dicembre 2021 | 19:55)