Qatar 2022, «I gay sono bene accetti, ma nessuna effusione in pubblico»

Venite, ma non mostratevi. Questo dicono gli organizzatori dei prossimi mondiali di calcio a giocatori e tifosi che vogliano andare negli Emirati per assistere alla Coppa del Mondo. Non è un caloroso benvenuto e non è la prima mancanza di diritti legata al mondiale di calcio
Qatar 2022 «I gay sono bene accetti ma nessuna effusione in pubblico»
Anadolu Agency

Non è benvenuti la parola che viene in mente sentendo le parole del presidente del comitato organizzatore del Mondiale in Qatar, Nasser Al Khater, alla Cnn. L’esponente qatariota ha in realtà usato questa parola, ma non le ha dato significato ponendo una grave limitazione alla comunità Lgbtqi+. Tutto nasce dalle dichiarazioni del calciatore australiano, Josh Cavallo, che ha fatto coming out qualche settimana fa e ha detto di avere timori per una sua possibile partecipazione alla competizione che si svolge il prossimo autunno in un paese in cui l’omosessualità è illegale ed è punibile con il carcere fino a tre anni.

«Josh Cavallo sarebbe il benvenuto qui in Qatar», ha detto Nasser Al Khater, «nessuno qui si sente minacciato. Il Qatar è come qualsiasi altra società di questo mondo. Tutti sono benvenuti. Ma le dimostrazioni pubbliche d’affetto sono disapprovate, questo vale su tutta la linea».

Tutta l’intervista ha al centro la questione dei diritti perché in Qatar sono stati violati quelli di chi è stato chiamato a costruire gli stadi e potrebbero esserli quelli di giocatori, tifosi o di chiunque altro arrivi qui. «L’idea che le persone non si sentano al sicuro qui non è vero, lo ripeto tutti sono i benvenuti e si sentiranno al sicuro qui. Il Qatar è un Paese accogliente e ospitale». Il «ma» arriva qui. «Il Qatar e le regioni limitrofe sono molto conservatori, noi chiediamo ai tifosi di rispettare questo. E siamo sicuri che lo faranno. Rispettiamo le culture diverse e ci aspettiamo che le altre culture rispettino la nostra».

Il presidente del Comitato parla di rispetto della cultura locale. Molta parte del resto del mondo parla di violazioni palesi di più diritto. L’Unicef non ha gradito l’impegno milionario del suo testimonial, David Beckham, nel sostenere il prossimo campionato del mondo e il paese che lo ospita. Diversa la posizione del pilota della Mercedes, Lewis Hamilton, che meno di due settimane fa ha deciso di correre con un casco arcobaleno in Qatar.

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A questo si aggiungono i diritti violati dei lavoratori morti nei cantieri per la costruzione degli stadi. Oltre 6.500 operai sono morti in 11 anni, una media di 12 a settimana, secondo un’inchiesta del Guardian, che ha rivelato la strage insieme alla fondazione Humanity United lo scorso febbraio.

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