Ludovica Coscione: «Quando mi sento un pesce fuor d'acqua»

Dopo aver incontrato il successo in fiction come Non dirlo al mio capo e Il paradiso delle signore, Ludovica Coscione è protagonista della seconda stagione di Mare Fuori. Dalla sensibilità al sogno di Hollywood, ecco cosa ci ha raccontato
Ludovica Coscione «Quando mi sento un pesce fuor d'acqua»
Foto di Alessandro Peruggi

Il pallino della recitazione Ludovica Coscione lo custodisce da quando, da adolescente, guardava serie tv come Glee e Gossip Girl e sognava di entrare a far parte di quel mondo scintillante che, però, le sembrava lontano e irraggiungibile. «Ripetevo le battute a memoria, ogni episodio mi permetteva di immedesimarmi in un personaggio diverso», racconta Ludovica che, a 16 anni, ottiene la sua grande occasione: una talent scout pensa che abbia le carte in regola per sfondare nello showbiz e, da lì, Coscione non si è più fermata. Da Non dirlo al mio capo a Il paradiso delle signore, la carriera di Ludovica naviga a vele spiegate fino al suo ultimo progetto: la seconda stagione di Mare fuori, in onda su Rai2 dal 17 novembre, in cui veste il ruolo di Teresa, una ragazza dolce e creativa che si innamorerà di Edoardo, uno dei detenuti protagonisti della serie. 

«In questa stagione ho girato delle scene che mi hanno fatto mettere in gioco come non era mai successo», insiste Ludovica che, con il suo personaggio, condivide diverse peculiarità: dall'assenza di pregiudizi all'empatia.

Che rapporto ha con l'empatia?
«È una cosa che sono riuscita a gestire solo adesso, a 22 anni. Prima mi facevo troppo trasportare dalle emozioni degli altri, mentre ora ho imparato che un po' di amor proprio è necessario per sopravvivere». 

Se non avesse incontrato la talent scout, cosa pensa che farebbe oggi?
«Il piano originale che, adesso, è diventato il mio piano b: l'avvocato penalista. Studio Giurisprudenza, una facoltà che ho scelto di frequentare quando già lavoravo. Ho sempre, però, sentito il bisogno di trovare uno spazio tutto mio per far uscire le mie vulnerabilità, trovare dei punti di contatto con me stessa. Alcune cose sono destinate per noi: nel mondo di fuori mi sono sempre sentita un pesce fuor d'acqua».

Cosa la fa sentire un pesce fuor d'acqua?
«La mia estrema sensibilità, una cosa che non ritrovo tantissimo nelle altre persone. Mi sento spesso non capita. A livello di intelligenza emotiva, mi convinco che gli altri non coglierebbero certe cose di me anche se mi impegnassi a spiegarle. Un po' non vengo capita e un po' scelgo di non farmi capire: se non trovo quell'umanità che mi contraddistingue, tendo a tacere e a vivere nel mio mondo».

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Ha pensato che questa sensibilità potrebbe essere un punto di forza anziché un nervo scoperto?
«Ci sto lavorando. Me la tengo stretta perché mi fa sentire molto umana e mi fa andare a letto con la coscienza pulita. A volte, però, mi dico di essere troppo pesante e di dovermi allineare agli altri, ma non ce la faccio». 

Il sogno più grande?
«Continuare a recitare e, magari, girare un lungometraggio in inglese: ho assimilato così tanto questa lingua quando guardavo le serie che ancora adesso, quando devo parlare di cose che mi toccano nel profondo, mi viene naturale farlo in inglese. Se lo girassi Oltreoceano, sarebbe ancora più bello».

Un regista d'Oltroceano che le piace?
«Woody Allen. Penso che sia una personalità così distinta e distante dalla mia che riuscirebbe a far venire fuori delle cose di me che non credo di avere: mi farebbe mettere in gioco. Lui è estremista nella sua follia. Io sono composta e ho mille muri».

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I muri resistono anche sul lavoro?
«Quando sono attiva nel mio lavoro, tra set e digital, mi sento incredibilmente rilassata. Mi stresso, invece, a non fare nulla. Fare nulla mi annoia. Essere produttiva e avere una routine calcolata minuziosamente mi fa sentire viva e mi rende più ambiziosa verso l'obiettivo finale».