Dopo il via libera di Aifa alla immunizzazione della fascia 5-11 anni arriva in Italia il calendario per la vaccinazione pediatrica anti Covid. Sull’immunizzazione della fascia più giovane della popolazione il dibattito internazionale è ormai aperto da mesi come era già successo per gli adolescenti. Il presidente della Commissione tedesca Stiko specializzata su vaccini presso il Robert Koch Institute, Thomas Mertens, sulla base dei dati attualmente disponibili “non vaccinerebbe i propri bambini contro il Covid”. Una affermazione resa nel “Podcast fuer Deutschland” della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che oggi riporta la notizia in prima pagina. Oltre agli studi per l’autorizzazione, “non ci sono dati di alcun tipo” sulla compatibilità del vaccino nella fascia fra 5 e 11 anni. Le attuali pubblicazioni, afferma, mostrano che non sono possibili dichiarazioni su danni di lungo corso.

I dati che abbiamo sul vaccino anti Covid nella fascia 5-11 anni “non sono pochi” dice Maria Paola Trotta, coordinatrice Unità di crisi dell’Aifa dedicata al Covid, su Radio 24. “Lo studio registrativo che ha portato alla nuova indicazione ha incluso oltre 3.000 bambini vaccinati e i dati hanno mostrato elevati livelli di efficacia intorno al 91%”. A questi dati si aggiungono “quelli inclusi nel database di farmacovigilanza degli Usa, dove si è partiti il 29 ottobre e sono stati vaccinati oltre 3 milioni bambini. Anche qui, seppure il follow-up non sia molto lungo, non si evidenziano particolari problemi di sicurezza”.

Per il parere in merito all’estensione dell’indicazione del vaccino anti Covid ai bambini tra 5 e 11 anni, ha sottolineato Trotta, “sono stati rivisti tutti i dati, non solo quelli degli studi registrativi, e quindi il dossier presentato all’Agenzia Europea dei Medicinali, ma la Commissione Tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del Farmaco si è premurata anche di cercare di avere informazione anche dai dati accessibili di database di farmacoviglianza degli Stati Uniti, che riguardano segnalazioni spontanee“.

“Come tutte le decisioni prese in questo periodo – ha proseguito – saranno adattate alle migliori evidenze che si generano nel corso del tempo”, perché “le conoscenze evolvono in continuazioni. Ma già ora possiamo dire, che con tre milioni di bambini vaccinati, se ci fossero stati segnali importanti si sarebbero visiti e saputi“.

“I dati che abbiamo sul vaccino anti Covid ai bambini sono sufficienti per questa estensione pediatrica. Abbiamo uno studio fatto su 3000 bambini, con dose ridotta e cioè 1/3 della dose: il vaccino si mantiene efficace e senza eventi avversi preoccupanti, solo reazioni locali, un pò di febbre e mal di testa. Per ora non ci sono miocarditi” ha detto Patrizia Popoli, presidente della Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa a Radio anch’io. “Il Covid nei bimbi non è sempre blando, c’è ad esempio la sindrome infiammatoria multisistemica e questa può essere grave. Sei bambini su 1000 finiscono in ospedale. C’è un rischio“.

Negli Stati Uniti hanno cominciato a vaccinare la fascia d’età 5-11 anni da un mese e sono 3 milioni e 300mila i bambini immunizzati con almeno una dose (su una platea di oltre 28 milioni). In Israele, invece, la campagna di vaccinazione pediatrica è partita dieci giorni fa e hanno fatto la prima iniezione oltre 35mila bambini, il 4,5% della platea. A livello mondiale, gli altri Paesi in cui si stanno già immunizzando i più piccoli (partendo dai 2 o 3 anni) sono Cina, Canada, Emirati Arabi, Cambogia, Argentina, Cile, Venezuela e Cuba. In Francia la vaccinazione è raccomandata al momento ma solo per i bambini fragili, “che rischiano di sviluppare una forma grave della malattia e di morire» o che «vivono nell’entourage di persone immunocompromesse o vulnerabili, non protette dalla vaccinazione”

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