La città di Udine cambia nello statuto comunale la definizione del concetto di famiglia e scoppia la bufera. Nell’articolo 9 non si fa più riferimento, in modo generico, al fatto che il Comune «riconosce i diritti della famiglia nella comunità», ma si cita il riconoscimento, la tutela e la promozione dei «diritti alla famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», richiamando l’articolo 29 della Costituzione.

La modifica, scritta nero su bianco, non è condivisa dai consiglieri di opposizione, preoccupati per questa nuova formula che potrebbe trasmettere un messaggio discriminatorio a chi non è sposato. La questione è stata discussa dal Consiglio lunedì scorso e dovrà essere approvata a maggioranza qualificata dell’assemblea di palazzo D’Aronco lunedì 29 novembre.

La scelta che ha scatenato le polemiche
Una scelta di inserire la definizione di famiglia, così come prevista dalla Carta Costituzionale,  ha scatenato non poche polemiche. Il primo cittadino Pietro Fontanini difende la decisione. «La modifica – aveva detto in aula il consigliere della Lega, Enrico Andreucci Florio – non comporterà riflessi effettivi nella comunità in quanto non verranno mai negati i diritti già garantiti per legge». A fargli eco l’assessore ai Servizi demografici, Alessandro Ciani, secondo cui «si prende atto che viene qualcosa prima di noi, ovvero la famiglia intesa come società naturale fondata sul matrimonio», ma anche il consigliere di Forza Italia, Giovanni Govetto, è soddisfatto: «Questa amministrazione vuole rimarcare la sua idea di famiglia».

Le proteste dell’opposizione
Immediate le proteste. Il consigliere dem Carlo Giacomello ha chiesto: «E allora i nuclei monogenitoriali, quelli formati da fratelli e sorelle, o quelli composti da due persone non unite in matrimonio non sono famiglia?». Luca Vida, presidente di Arcigay Friuli ha commentato su facebook: «La società civile è, da sempre e al giorno d’oggi più che mai, rappresentata da formazioni familiari eterogenee, anche non fondate sul matrimonio: coppie conviventi (anche eterosessuali), famiglie con un genitore solo, famiglie omogenitoriali, nuclei di persone che decidono di vivere assieme assistendosi reciprocamente. Tutte queste formazioni sociali possono paradossalmente rientrare nello stato di famiglia presso l’anagrafe comunale. Sorge spontanea, dunque, una riflessione. Quali tutele vuole garantire questa amministrazione alle famiglie di fatto visto che esulano dall’idea di famiglia di questa amministrazione comunale? Personalmente ci viene difficile pensare che non vi siano motivazioni discriminatorie».

Non resta che attendere per capire cosa accadrà a Udine. Ora le modifiche dovranno passare al voto del prossimo Consiglio comunale che si dovrà esprimere a maggioranza qualificata per approvarle. 

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