Non solo Parigi. Il governo Draghi puntano dritto a Berlino. La Germania ha annunciato ieri il contratto del nuovo governo Scholz, «la Francia tra un mese assumerà la presidenza della Ue e in primavera andrà al voto, mentre l’Italia oscilla sui suoi passi interni ma guarda con crescente realismo all’Europa. È soprattutto intorno a questi tre Paesi che si muoverà la politica europea nei prossimi mesi». A fissare i pilastri certi dell’Unione che ci aspetta è l’ex ambasciatore italiano a Berlino, Michele Valensise, che nei giorni della firma del Trattato del Quirinale (oggi e domani) per rinsaldare la collaborazione tra Parigi e Roma, allarga lo scenario sul ruolo che il nostro Paese è pronto a giocare tra i 27. Una posizione di guida, molto più assertiva e protagonista delle scelte di quanto è stato finora, forte non solo dell’asse rinnovata con l’Eliseo. L’esecutivo ha intenzione di spingere le alleanze strategiche più in là, stringendo un patto anche a Nord con la Germania. Ne ha parlato il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti martedì, durante un convegno italo-tedesco sull’energia e il nucleare, annunciando che i primi incontri col nuovo esecutivo tedesco potrebbero tenersi già nella prima metà del 2022.

Perché l’Italia, infatti, dovrebbe puntare ad avere una sponda politica, economica e strategica solo Oltralpe, e non dovrebbe guardare con più fiducia (ricambiata) a Berlino? E’ l’esigenza sempre crescente che emerge da più parti: rinsaldare le relazioni italo-tedesche. «Non si può non osservare che tra Italia e Germania, a parte l’indubitabile attrazione culturale reciproca, esista un floridissimo interscambio commerciale – sottolinea Ubaldo Villani Lubelli, autore di un Vigoni-paper, dal nome del centro per il dialogo italo-tedesco in Italia con sede sul lago di Como –: le economie italiana e tedesca sono assolutamente complementari e sebbene la Ue sia un organismo più complesso a 27, le relazioni bilaterali restano ancora oggi fondamentali».

Non si può parlare di trilaterale, dunque, perché per ora il triangolo Francia-Italia-Germania non si chiude, bensì vivono patti a due. Eppure questa dovrebbe essere la tendenza. Sfruttando anche l’“italian moment” – come lo definisce la direttrice di Villa Vigoni, Christiane Liermann Traniello –, il momento magico italiano, tra l’autorevolezza di Draghi, considerato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung “eine europäische Vernunft”, una ragione europea, e i successi del nostro Paese in tutti i campi nel mondo, dalla musica allo sport. Insomma, l’Italia può far valere la sua voce ben più di quanto ha fatto finora. E può farlo a maggior ragione se riduce con Berlino quella “estraniazione strisciante” tra i due Paesi di cui parlava Gian Enrico Rusconi nel 2008. In questa direzione rema l’iniziativa lanciata di recente dai deputati Piero Fassino e Francesco Berti con Villa Vigoni: creare un canale aperto e continuamente attivo tra Italia e Germania, declinato in molti settori di collaborazione, per affrontare insieme a Berlino le sfide della post-pandemia, ben finalizzando i fondi del Next Generation Eu. Non può che essere un vantaggio per entrambi ridurre sempre più quei millecinquecento chilometri, cioè la distanza tra Berlino e Roma. Questa è la direzione del governo, che attende l’insediamento del nuovo cancelliere tedesco per provare ad accendere un dialogo. Vedremo quanto fortunato e operativo. 

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