Se stanno bene i residenti, staranno bene anche i turisti. E’ la regola aurea della montagna. Dove “star bene” significa più che altrove: godere di servizi adeguati, avere possibilità di lavoro che evitino lo spopolamento, disporre di risorse e cultura all’altezza delle necessità di tutela del patrimonio naturale e di governo del territorio. Quando queste (e altre) condizioni si realizzano del tutto o in parte, i residenti godono di una qualità della vita adeguata e sono più disposti a condividerla con i turisti; di più, tale condivisione diviene a sua volta fonte di risorse economiche e il cerchio, virtuoso, si chiude.

Situazioni idilliache da libro dei sogni del turismo? Niente affatto. E il caso della Val di Fiemme lo dimostra. Intendiamoci, la retorica dei “paradisi incontaminati” la lasciamo ad altri. Ma è un fatto che la vallata trentina sia un buon esempio di quella regola: fai vivere bene i residenti e anche i turisti si troveranno bene.

Si prenda la centrale Bioenergia Fiemme. Serve il teleriscaldamento dell’abitato di Cavalese e di alcune frazioni e in una tipica logica win-win permette di attuare un circuito virtuoso con la valorizzazione degli scarti delle numerose segherie e con la riduzione dell’inquinamento e delle emissioni. Non è certo di per sè un’attrazione turistica ma fornisce un apprezzato servizio agli abitanti e contribuisce a sostanziare l’immagine green della vallata. Risultato: è visitabile e inserita, con successo, nei pacchetti esperienziali per i turisti.

Michele Bertagnolli (C) 2008-2010 

Oppure si prenda il recente e bellissimo biolago di Predazzo, con caratteristiche analoghe a quelle del lago di Gargazzone (https://www.lastampa.it/viaggi/italia/2021/08/19/news/vicino-a-merano-una-piscina-naturale-anti-allergie-al-posto-del-cloro-filtri-vegetali-e-plancton-1.40614012): gli amministratori comunali spiegano che serviva dare nuova destinazione a una grande area di proprietà pubblica dando vita a uno spazio di socialità e ricreazione a due passi dal centro. Ovvio che anche i villeggianti — che transitano sulla adiacente, frequentatissima ciclabile — apprezzino. A Predazzo, poi, c’è un piccolo e curatissimo Museo Geologico delle Dolomiti (https://www.muse.it/it/visita/Muse-sul-Territorio/Pagine/Museo-geologico-delle-Dolomiti-di-Predazzo.aspx), della stessa “famiglia” del MUSE di Trento. Il recente allestimento lo rende più che attraente per il tipico soggiornante in cerca di “cose da fare” durante una giornata piovosa ma è evidente che la sua prima vocazione è quella didattica per scolari e studenti della vallata e della Provincia.

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Tornando all’immagine green, qui non ha bisogno di artifici, data l’imponenza del manto forestale che letteralmente avvolge il viaggiatore che si affaccia sulla Val di Fiemme, da qualsiasi parte egli provenga. È, questa delle formidabili foreste, la caratteristica identitaria della vallata, sancita e normata dalle Regole quasi millenarie della Magnifica Comunità; e quando ti dicono che ogni nuovo nato qui apre gli occhi e può subito vedere i tremila alberi che si ritrova in dote capisci che dietro alla sacrosanta immagine turistica della “foresta dei violini”, delle escursioni a caccia di bramiti di cervi, dello yoga nelle radure e dei musei outdoor come RespirArt c’è una robusta tradizione di governo del territorio e del paesaggio.

I numeri lo dicono e spiegano anche le certificazioni “Forest stewardship council” (FSC) ottenute. La Magnifica amministra circa 20mila ettari di cui 11mila costituiti da foreste di abete rosso. Ogni anno da quelle foreste sono prelevati tra i 45mila e i 50mila alberi, meno di quanti nello stesso lasso di tempo ne crescono. Spiegano a Cavalese: «Con i guadagni derivati dalla commercializzazione del legname, la Magnifica Comunità finanzia progetti sociali, come l’ospedale di Fiemme, ma sviluppa anche attività collegate al bosco, come la segheria della Magnifica di Ziano di Fiemme che vanta un impianto tecnologico all’avanguardia».

Insomma, un’economia che insiste sulla principale risorsa locale senza condannarla all’esaurimento, questo il tentativo della Val di Fiemme anche nel XXI secolo. Ma le sole attività legate alla risorsa-legname e lo stesso turismo estivo e invernale (siamo nel Dolomiti Superski) non sarebbero sufficienti a generare il benessere richiesto da stili e tenori di vita dei tempi moderni ed è qui che i fiemmesi (o fiammazzi?) han dimostrato intelligenza dando fiato agli imprenditori locali che hanno scelto di rimanere. Almeno come insediamenti, dato che il pastificio Felicetti, il calzaturificio La Sportiva, l’azienda di spa, salute e bellezza Starpool e Fiemme Tremila, che produce pavimenti in legno biocompatibili, operano sui mercati mondiali.

Tutte e quattro, poi, hanno deciso di fare fronte comune collaborando con gli enti locali e con l’Apt Val di Fiemme per “posizionare” la vallata come vero e proprio distretto del benessere. Che ha avuto i suoi drammi e tragedie — da Stava al Cermis, alla tempesta Vaia — e che quindi non è un paradiso artificiale ma semplicemente un posto in cui pare proprio che si viva bene e si stia bene anche per un long weekend. Non si direbbe sia poco. (Info https://www.visitfiemme.it e info sul Trentino https://www.visittrentino.info/it).