Leopardi omaggia Dante. Quello che suona come uno straordinario binomio letterario, oltremodo suggestivo, diventerà realtà a Casa Leopardi, l’edificio di Recanati che ospitò il piccolo Giacomo e dal quale egli trasse la sete di sapere e l’educazione rigida e austera. Nella storica residenza, oggi convertita in un museo, si esporrà per la prima volta al pubblico il manoscritto autografato del canto che Leopardi dedicò al Sommo Poeta, Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze, insieme ad alcune preziose edizioni della Commedia.

Dettaglio del manoscritto originale

 (ansa)

Nell’opera, il recanatese si rivolge alle maestranze incaricate di realizzare il monumento, prima di indirizzarsi allo stesso Dante al quale il poeta mostra lo stato in cui si trova attualmente l’Italia, preda di potenze straniere che la derubano, portando oltralpe statue, quadri, libri.

La Divina Commedia fu oggetto degli studi di Giacomo, dei suoi fratelli e del padre Monaldo. Dell’autore fiorentino il poeta recanatese fu un lettore appassionato e un profondo conoscitore: «...Perché lo stile di Dante è il più forte che mai si possa concepire, e per questa parte il più bello e dilettevole possibile? Perché ogni parola presso lui è un’immagine»,  scriveva Leopardi nel suo Zibaldone.

«Per la nostra famiglia è un grande piacere poter dare l’opportunità al pubblico di fruire dei tesori presenti nella biblioteca che ha visto formarsi Giacomo», ha affermato la contessa Olimpia Leopardi discendente del Poeta. «Vorremmo offrire ai visitatori la possibilità di calarsi nei panni del giovane lettore e di provare a riscoprire il suo stupore fanciullesco, quello che coglie tutti noi di fronte ad un’opera che ha plasmato l’immaginario collettivo. In Dante Giacomo vede quell’ideale di poeta e scrittore che fonda la lingua italiana, ma non riesce ad immedesimarsi in lui fino in fondo, non può ritenerlo un padre putativo, troppo differenti le loro sensibilità di uomini e poeti. Quando è in visita a Ravenna, sulla tomba del sommo Alighieri, Giacomo confessa di non aver provato emozione, di non aver pianto. Cosa che invece gli capitò su quella di Tasso dove, scrive, provò “il piacere delle lacrime”. E questo perché egli sentiva più vicino al suo animo la fragilità di Tasso, rispetto alla forza di Dante. Dante è un soggetto forte per il quale Leopardi prova soprattutto un sentimento di ammirazione, ma non si identifica con lui, così come avviene con altri.»

Talmente importante è la figura di Alighieri da venir citato a più riprese negli scritti leopardiani e da aver ispirato uno dei suoi canti giovanili. L’esposizione, allestita nella Sala dei manoscritti della Biblioteca Leopardi, si potrà visitare da venerdì 29 ottobre fino al 30 gennaio 2022.

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