Covid in Brasile, Bolsonaro accusato di «crimini contro l’umanità»: sì della Commissione parlamentare

di Redazione online

Dopo decine di udienze la relazione che punta il dito contro il presidente per le oltre 600 mila vittime da Covid è stata approvata con 7 voti su 11

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La Commissione d’inchiesta sul Covid del Parlamento brasiliano raccomanda l’incriminazione del presidente Jair Bolsonaro per nove reati legati alla sua gestione dell’emergenza, tra cui «crimini contro l’umanità»: dopo decine di udienze, le conclusioni dell’indagine sulla diffusione della pandemia sono state ora approvate con 7 voti su 11. Il rapporto accusa il governo, con le sue azioni e le sue omissioni, di aver «deliberatamente esposto» i brasiliani alla «contaminazione di massa». Si parla anche di «prevaricazione», «ciarlataneria» e «istigazione a delinquere». Le indagini sono durate mesi: la Commissione ha avviato i lavori il 27 aprile, quando il Brasile contava circa 391 mila morti da Covid, e li ha conclusi con i decessi oltre quota 606 mila: al termine del voto, un minuto di silenzio ha ricordato le vittime. Il Brasile è al terzo posti per morti da Covid, dopo Stati Uniti e India.

Accusati anche i figli di Bolsonaro

Nel mirino della Commissione si contano circa 80 persone, di cui si raccomanda l’incriminazione, tra cui diversi ministri, a partire da quelli di Sanità ed Esteri, deputati e i tre figli maggiori di Bolsonaro: il senatore Flavio, il deputato Eduardo e il consigliere di Rio de Janeiro Carlos. La Commissione ha anche chiesto la sospensione del presidente dai social network, accusando Bolsonaro di diffusione di notizie false sulla pandemia e contro i vaccini. Il rapporto non è immediatamente efficace, anzi i suoi effetti rischiano di essere limitati: dovrà essere sottoposto alla procura competente, diretta da un alleato del presidente Bolsonaro, Augusto Aras. Tuttavia, l’accusa di «crimine contro l’umanità» potrebbe finire davanti alla Corte penale internazionale dell’Aia.

La strategia «ad alto rischio»

La Commissione accusa Bolsonaro di aver deliberatamente deciso di non prendere le misure necessarie contro il coronavirus, in una strategia «ad alto rischio» che puntava all’immunità di gregge. Al presidente viene contestato il «deliberato ritardo» nell’acquisizione dei vaccini, vito che il governo aveva puntato su altre cure, come l’idrossiclorochina, rivelatesi non efficaci, con «tragiche conseguenze» per la popolazione. Accuse anche per non aver rifornito di ossigeno le popolazioni amazzoniche, decimate dal virus. Il presidente nega le accuse: «Sappiamo di aver fatto la cosa giusta fin dall’inizio», ripete Bolsonaro.

27 ottobre 2021 (modifica il 27 ottobre 2021 | 08:25)