I colloqui con Letta e Bettini. Conte sonda il Pd su Colle e legge elettorale

di Maria Teresa Meli

Il segretario dem al leader M5S: stiamo uniti sul dopo Mattarella. È d’accordo il capo del Movimento: «Non bisogna lasciare spazi a chi vuole fare giochini»

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Martedì ha parlato con Enrico Letta (i due si vedranno prossimamente), qualche giorno dopo, venerdì, ha telefonato a Goffredo Bettini, come ha rivelato Il Foglio ieri: Giuseppe Conte cerca di prendere le misure all’alleato dem. In ballo ci sono troppi passaggi importanti — la durata della legislatura, l’elezione del capo dello Stato, la (eventuale) riforma della legge elettorale — e il leader del Movimento Cinque Stelle vuole capire come il Partito democratico intenda attraversarli per affrontarli insieme.

Non sono stati però colloqui decisivi perché gli stessi dem devono ancora comprendere quali siano le prossime mosse da mettere in campo. Con il segretario Letta i rapporti sono sempre eccellenti, ma è con Bettini che Conte ha maggiore confidenza: i due si sentono e si confrontano spesso. Non solo, l’ex europarlamentare, che continua ad avere una certa influenza sui dem, ha fatto più volte intendere che l’idea di eleggere Mario Draghi al Quirinale e di andare alle elezioni anticipate non può essere considerata a priori un tabù. «Dobbiamo essere pronti a ogni evenienza», è solito ripetere. Ma i gruppi parlamentari dei Cinque Stelle, per la maggior parte, vedono come il fumo negli occhi l’ipotesi del voto anzitempo.

Conte e Bettini hanno discusso i pro e i contro di un simile scenario e hanno ragionato sulle possibili mosse di Matteo Salvini: il leader della Lega andrà veramente fino in fondo con questo governo o, piuttosto, a un certo punto strapperà? Bettini propende per la seconda ipotesi, o quanto meno ritiene che occorra mettere nel conto anche questa eventualità. Ma se, invece, la legislatura proseguisse si riproporrebbe, inevitabilmente, il tema della riforma elettorale. Letta è convinto che alla fine non se ne farà niente: «Resterà la legge che c’è» è il suo convincimento. Ma il Rosatellum potrebbe costringere i Cinque Stelle a un’alleanza forzata non a tutti gradita nel Movimento, tanto più adesso che i rapporti di forza si sono rovesciati e che ora giocano a favore dei dem. Meglio il proporzionale. Al segretario del Pd, però, non piace: «Io sono per il maggioritario». La pressione per questo sistema, però, nel Partito democratico è molto forte. Base riformista, la corrente di Lorenzo Guerini e Luca Lotti spinge per il proporzionale, che non dispiace nemmeno ai franceschiniani.

Bettini non ha mai fatto mistero di preferire il proporzionale all’attuale sistema anche se, come Letta, «vede pochi spazi nel corso di questa legislatura». Ma non ha abbandonato le speranze. Come si dice ancora convinto che alla fine i veti reciproci, tra Conte da una parte e Carlo Calenda e Matteo Renzi dall’altra, dovranno cessare. A sentire il leader di Azione, che in questi giorni ha parlato dell’argomento con Letta, però il suo movimento veleggia per altri lidi: «Enrico, vedrai che quando finirà la partita del Colle e Berlusconi non sarà eletto anche il suo no al proporzionale cadrà. E allora si apriranno altri spazi di manovra per me».

Già, l’elezione del successore di Mattarella è il terzo passaggio da affrontare. «Dobbiamo farlo uniti», dice Letta a Conte, che è d’accordo con lui: «Non bisogna lasciare spazi a chi vuole fare giochini». E il pensiero del leader del Movimento Cinque Stelle va a Matteo Renzi, che, però, è già pronto a entrare in campo...

23 ottobre 2021 (modifica il 23 ottobre 2021 | 23:31)