Coronavirus

Dalla Russia alla Romania: ecco i Paesi europei dove il Covid è fuori controllo

Basso tasso di vaccinazione e boom di contagi e decessi: dalla Serbia alla Lettonia, dalla Romania alla Russia, l’Est Europa è in piena emergenza Covid

Vaccini, Draghi: "La terza dose sarà necessaria, specie per certe categorie"

5' di lettura

Si trovano a Est e hanno un tasso di vaccinazione molto basso. Sono i due tratti distintivi dei Paesi europei che in questo inizio di autunno stanno rivivendo l’incubo del Covid-19. Ospedali vicini al collasso, boom di contagi, aumento esponenziale dei morti: da Bucarest a Riga fino a Mosca sembra di essere tornati all’inizio del 2020 mentre altrove - in Italia in primis - la situazione è al momento sotto controllo grazie al circolo virtuoso creato da un alto tasso di vaccinazione e da severe misure di prevenzione come l’obbligo di green pass e di mascherine. Vediamo, con l’aiuto dei dati elaborati da Lab24, quali sono i Paesi alle prese con la nuova ondata del coronavirus e le ragioni.

Analisi / Meno si vaccina, più si muore: l’Europa spaccata in tre spiegata con i grafici

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Lettonia in lockdown per un mese

A Riga sono talmente preoccupati per la ripresa delle infezioni che Il governo ha deciso di introdurre un nuovo lockdown dal 21 ottobre al 15 novembre. La Lettonia è diventato così il primo Paese in Europa a re-imporre restrizioni generalizzate. «Il nostro sistema sanitario è in pericolo. L’unico modo per uscire da questa crisi è farsi vaccinare» ha detto lunedì sera il primo ministro, Krisjanis Karins, in una riunione di emergenza.

Il premier ha sottolineato come il basso tasso di vaccinazione del paese sia la causa primaria dell’aumento dei ricoveri ospedalieri. Solo il 56% della popolazione adulta è completamente vaccinato, ben al di sotto della media Ue del 74,6%. Il governo ha imposto un coprifuoco notturno di un mese, dalle 20 alle 5, e ha chiuso le scuole e tutti i negozi non essenziali.

La Lettonia è stata considerata a lungo uno dei paesi ad avere avuto il maggiore successo nel contenimento della pandemia con meno di 3.000 morti dall’inizio della crisi. Nel corso dell’ultima settimana tuttavia il paese ha riportato 864 casi ogni 100.000 abitanti, uno dei tassi più alti del mondo.

La situazione è critica anche nelle altre due Repubbliche baltiche di Estonia e Lituania, anch’esse alle prese con una crescita preoccupante dei contagi (oltre 1.000 casi ogni 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni).

La mappa del Coronavirus in Italia e nel mondo
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In Russia tutti a casa dal lavoro per 9 giorni

Dai Baltici alla Russia il passo è breve. Anche per il Covid. Nel Paese guidato da Vladimir Putin, venerdì 22 ottobre sono stati registrati ben 37.141 nuovi casi di Covid-19 e 1.064 decessi, nuovo record dall’inizio dell’epidemia. Anche nel caso della Russia i dati sulla vaccinazione mostrano un tasso di copertura troppo basso: solo 49,1 milioni di persone hanno completato il ciclo contro il Covid-19, cioè uno su tre dei 146 milioni di abitanti.

Putin ha imposto lo stop a tutte le attività lavorative in presenza dal 30 ottobre al 7 novembre, mentre la capitale Mosca si è spinta anche oltre con la chiusura di scuole, negozi, bar, ristoranti e stadi. I teatri e musei possono continuare a funzionare tuttavia l’accesso sarà possibile solo con un limite di pubblico del 50% e con l’uso di codici QR - il green pass russo - e mascherine protettive. «La situazione a Mosca si sta sviluppando secondo lo scenario di previsione peggiore», ha detto il sindaco Serghei Sobyanin. Nella capitale gli over-60 non vaccinati dovranno restare a casa nei prossimi 4 mesi.

L’appello di Putin

Putin ha lanciato un appello alla vaccinazione: «Ci sono solo due modi per superare questo periodo, ammalarsi o ricevere un vaccino - ha detto - ed è meglio ricevere il vaccino: perché attendere la malattia e le sue gravi conseguenze? Per favore, siate responsabili e prendete le necessarie misure per proteggere voi, la vostra salute e i vostri cari». Putin, vaccinato con Sputnik V, ha detto di «non capire» perché la gente esiti a farsi immunizzare, sottolineando che «abbiamo un vaccino affidabile ed efficiente, che davvero riduce rischi della malattia, gravi complicazioni e morte». Appelli che finora sono caduti nel vuoto.

La Romania rivive l’incubo dell’Italia nel marzo 2020

La situazione più drammatica è forse quella della Romania, dove alcuni esponenti politici hanno paragonato le condizioni sanitarie del Paese a quelle vissute dall’Italia al momento dell’esplosione della pandemia nel marzo 2020. Gli ospedali sono sotto pressione come non mai, tanto che alcuni malati sono stati trasferiti in Ungheria.

Il presidente Klaus Iohannis ha annunciato che le scuole saranno chiuse per due settimane a partire da lunedì 25 ottobre, mentre ci sarà anche un coprifuoco notturno per le persone che non sono state vaccinate. L’uso della mascherina sarà obbligatorio ovunque.
«Vediamo la nuova ondata della pandemia in pieno svolgimento - ha detto Iohannis - È una vera catastrofe».

LA CORSA DEI PAESI EUROPEI

Andamento dosi giornaliere per un milione di abitanti. È possibile aggiungere altri paesi oltre ai 5 visualizzati - Fonte: Our World in Data


Bulgaria, record di non vaccinati

Le cose non vanno molto meglio oltre il confine in Bulgaria, lo stato meno vaccinato dell’Ue con solo un adulto su quattro protetto con la doppia dose. Da gioverdì 21 ottobre è obbligatoria la certificazione verde anti-Covid per le attività negli ambienti al chiuso. Fanno eccezione solo le farmacie, le banche, i negozi per generi alimentari, i trasporti e gli uffici pubblici. La decisione però sta provocando contestazioni, caos, tensioni e minacce di boicottaggio. Le misure contro il coronavirus sono state criticate da tutte le forze politiche, in piena campagna elettorale per le elezioni presidenziali e parlamentari anticipate del 14 novembre. Intanto i ricoveri da Covid sono aumentati del 30% nell’ultimo mese e gli ospedali di Sofia hanno sospeso gli interventi chirurgici non urgenti.

Serbia, green pass in ristoranti e bar dalle 22

In Serbia, dove la situazione epidemiologica resta molto critica con un alto numero di contagi e decessi, il governo ha annunciato l’obbligo del pass vaccinale nelle ore serali per ristoranti, caffè, bar e altri locali al chiuso. Parlando al termine di una nuova riunione dell’unità di crisi per la lotta al covid, la premier Ana Brnabic ha detto che la misura restrittiva entrerà in vigore dal 23 ottobre e varrà dalle 22 in poi, l’ora di maggiore affollamento dei locali. La situazione, ha osservato, è catastrofica, con una campagna vaccinale che procede molto a rilento e la popolazione che non mostra interesse all’osservanza delle misure di prevenzione anticovid. Con la prima dose, ha detto, è stato vaccinato il 54,6%, con la seconda appena il 52,5%, mentre quasi il 15% ha ricevuto la terza dose. Nelle terapie intensive, ha aggiunto, oltre il 90% dei pazienti non è vaccinato, e a contrarre il contagio sono ora anche tanti giovani e ragazzi.

Una sfiducia che viene da lontano

Come si spiega il basso tasso di vaccinazione in quasi tutti i Paesi dell’Est europeo? Secondo molti esperti il fattore decisivo è il passato comunista che ha minato la fiducia dei cittadini nei confronti del potere pubblico e delle istituzioni. L’Eurobarometro, un sondaggio periodico della Commissione europea, ha rivelato che almeno una persona su tre nella maggior parte dei Paesi dell’est dell’UE non ha alcuna fiducia nel sistema sanitario, contro una media Ue del 18 per cento.

«I vaccini mostrano che l’ombra dell’Unione Sovietica domina ancora le coscienze. Alcuni continuano a vivere nella paura e nella diffidenza - ha detto Tomasz Sobierajski, sociologo dell’Università di Varsavia, all’agenzia Reuters - La libertà sono state frenate e l’industria è stata monopolizzata dallo stato durante il regime comunista, un’eredità ora aggravata dalla crescente influenza dei politici populisti che spingono la gente ad essere diffidente», ha detto Sobierajski.

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