Gli influencer green, quelli della svolta

Pubblicano su TikTok, Instagram, YouTube. Realizzano video, podcast, guide tematiche. Sono le nuove generazioni di influencer su temi ambientali e climatici. E stanno modificando la nostra visione del mondo e della natura
Illustrazione di Crudeoil2.0
Illustrazione di Crudeoil2.0

Questo articolo è pubblicato sul numero 43 di Vanity Fair in edicola fino al 26 ottobre 2021

«Quanti uomini hanno datato l’inizio di una nuova era della loro vita dalla lettura di un libro», scrive il filosofo e poeta americano Henry David Thoreau in quello che è considerato il suo capolavoro, Walden. Vita nel bosco, definito dallo scrittore Paolo Cognetti «una Bibbia della vita all’aria aperta e della religione della natura». Quando scriveva quella frase, Thoreau però viveva nel 1854, e aveva appena trascorso due anni da eremita sulle sponde del Lago Walden in Massachusetts, condensandole in un inno al ritorno alla natura. Delle due o tre cose che sono cambiate radicalmente da allora, forse la prima è che tanti uomini (oggi diremmo, più ecumenicamente, esseri umani) non hanno più bisogno di un libro per datare l’inizio di una svolta nella loro esistenza: spesso basta avere in tasca uno smartphone. E questo succede anche perché gli schermi, che sono diventati nostri compagni inseparabili, sono popolati da nuove generazioni di divulgatori di temi ambientali e climatici che ci stanno insegnando a cambiare il nostro rapporto con la natura, la nostra impronta ecologica e, in definitiva, il cuore pulsante della nostra visione del mondo. E chissà cosa direbbe Thoreau, che proprio in Walden ha scritto che «un uomo è ricco in proporzione al numero di cose di cui può fare a meno», di fronte a @shelbizleee, screen name di Shelby Orme, giovane donna esperta di sostenibilità del Texas che tra Instagram, YouTube e TikTok (dove ha poco meno di 200 mila follower) recapita quotidianamente i suoi consigli per ridurre gli sprechi e l’inquinamento domestico a poco meno di 700 mila persone. Sulla piattaforma di ByteDance, che ha un terzo di utenti di età compresa tra i 10 e i 19 anni, Shelby alterna la
partecipazione a meme e «challenge» (cioè le “sfide” di TikTok, lanciate anche dalla piattaforma stessa, spesso a base di ciò che una volta chiamavamo tormentoni) con scenette musicate, perché senza musica sull’app dei teenager non si va da nessuna parte: è il caso del video riuscitissimo in cui, vestita di uno scatolone, Shelby accenna un ballo, mentre sullo schermo scorgiamo le parole «ciò a cui la gente PENSA quando dici “moda sostenibile”»; poi, come accade spesso da queste parti, c’è uno stacco deciso e si passa alla protagonista che ci mostra, indossato, «quel che il sustainable fashion è VERAMENTE», cioè vestiti di seta vintage, outfit casual di seconda mano ed eleganti sottovesti tinte a mano. Il tutto in una decina di secondi, ma intensi: il messaggio è recepito, il pianeta ringrazia. A raccontare agli esseri umani che ci sono cose di cui dobbiamo waldenianamente «fare a meno» con clip brevi, balletti e ricette c’è anche un manipolo di valorosi “green creator” italiani: ne fa parte Sara Giacani, che sul suo profilo TikTok da 15 mila follower è @greenpills e nella vita fa la dj per Radio Rock (la sua bio, non a caso, recita: «Amo il Green e il Rock’n’Roll»). Nei suoi video – e in un podcast collegato, che si chiama Green Pills anch’esso – Sara indica la via per comportamenti e abitudini più sostenibili, piccole variazioni a stili di vita che finora avevamo considerato immutabili, ma con grandissimi potenziali per invertire il corso del decadimento degli ecosistemi e i destini della crisi climatica. Nella miniserie sulle «5 cose che non compro più», Sara – col suo viso fresco, la parlata efficace e diretta e sullo sfondo un armadio che sembrerebbe un guardaroba da camera da letto – passa in rassegna le scelte che l’hanno portata a vivere una quotidianità sostenibile: le bottiglie di plastica? E perché, quando si possono avere una brocca filtrante in casa e una borraccia d’acciaio «per tutto il resto» (ce le mostra entrambe); i cari vecchi cotton fioc? Meglio salutarli in favore di quelli riutilizzabili in silicone o biodegradabili in bambù (eccoli qui: guardate che belli); la carta forno (che, dopo aver osservato con attenzione qualche ora di video, scopro essere un grande nemico dei green creator)? Liberiamocene, in favore di questo grazioso tappetino in silicone alimentare riutilizzabile, che «può essere messo in forno fino a 260 gradi e si lava anche in lavastoviglie». Come ha iniziato Sara? «Da tempo volevo creare un format radiofonico che parlasse di sostenibilità, dalle piccole scelte quotidiane ai grandi temi verso i quali oggi c’è sempre più attenzione», spiega a Vanity Fair. «Durante il primo lockdown ho proposto questa iniziativa alla mia radio, Radio Rock. Insieme a Sofia Stella de La Scelta Verde è nato così Green Pills. Visto l’interesse che questi argomenti hanno suscitato in radio, ho pensato potesse essere utile iniziare a declinare Green Pills anche sui social».
Eleonora – anzi, @eleonoraviaggi – invece ha 20 anni e la frangetta. Studia Lingue a Genova, è una cantautrice e, nel tempo libero (ma forse qualcosa di più) spiega ai suoi 30 mila follower su TikTok come mitigare la loro impronta ecologica sul pianeta Terra: in un video mostra come fare un «bucato sostenibile»; in un altro le sue «pulizie di casa eco-friendly»; in un altro ancora c’è una mini-guida per un «back to school sostenibile». Ma perché proprio su TikTok?, le chiedo dopo averla contattata sull’app: «La scelta di usarlo come metodo principale di divulgazione è venuta spontanea. L’avevo sempre reputato un social molto frivolo, superficiale e poco interessante, finché non ho iniziato a usarlo come content creator e non come “utente passivo”», mi ha spiegato. «Mi sono resa conto che il tema della sostenibilità ambientale, che può partire dalle piccole cose quotidiane, se raccontato con la stessa “leggerezza” che è intrinseca a TikTok (ma da non confondere con la superficialità) può essere uno strumento molto potente».


Come parla al suo pubblico una creator ambientalista? «Ho cercato e sto cercando di essere un punto di riferimento per le generazioni più giovani, la persona che avrei voluto trovare io stessa nel mio percorso di crescita. Cerco sempre di pormi come un’amica/sorella maggiore, mai come un’insegnante. E, banalmente, senza sentirmi superiore a nessuno». Ma non soltanto di indicazioni di consumo e consigli per la gestione consapevole della casa e delle proprie abitudini vive l’uomo (o la donna, o anzitutto il teenager). Chi si trova a fare scrolling di caleidoscopi di colori e musica su Instagram e TikTok ha un’altra pressante necessità: la crisi climatica, per prima cosa, bisogna capirla. Anche su questo versante, i divulgatori scientifici abbondano, e se non tutti possono offrire un livello di approfondimento encomiabile, tanti sono rigorosi e serissimi, almeno quanto la loro missione salvifica: prendete Alaina Wood, alias @thegarbagequeen (275 mila follower), pianificatrice ambientale che su TikTok si occupa principalmente di «espletare il suo dovere regale», per citarla, rendendo chiaro al suo pubblico quanto anche la più piccola bottiglietta di plastica gettata con noncuranza in un bosco sperduto può fare danni all’ambiente. Originaria del Tennessee, Alaina è stata di recente in California per documentare in prima persona gli effetti della fuoriuscita di petrolio da un oleodotto al largo di Huntington Beach, che ha colpito anche un ecosistema protetto: «Sapete che genere di disastri sono completamente evitabili? Le maree nere», spiega l’ambientalista all’inizio del suo video, prima di usare la funzione di autoritaglio dell’app per inserire una mappa californiana dietro la sua figura parlante. Per mitigare l’«eco-ansia», cioè quello stato psicologico dalle ricadute depressive che può cogliere di fronte alla magnitudine della crisi climatica, ogni mercoledì @thegarbagequeen ospita anche una rubrica di Good Climate News a cui guardare con un po’ di ottimismo.
E in Italia? Anche alle nostre latitudini qualcosa si muove, in parallelo all’entusiasmo recentemente dimostrato dai ragazzi milanesi per l’approdo in Italia di Greta Thunberg, e c’è sempre più voglia di capire che cos’è il climate change e quali sono le leggi fisiche e ambientali che lo regolano. Oltre a come si può agire, appunto, per dare una mano a cambiare il mondo. Ruggero Rollini si definisce «comunicatore della scienza», ha 25 anni, un volto da bravo ragazzo e una community di affezionati che tra YouTube e Instagram sfiora i 90 mila utenti. Oltre alle immancabili guide per pulire forno e diverse dritte per una dieta ecosostenibile, Ruggero fa su Instagram una rassegna di notizie centrali per chi ha a cuore l’ambiente, presentate con una grafica chiara e accattivante: «I cambiamenti che stiamo osservando non hanno precedenti in migliaia di anni», recita una guida (che parla del report Ipcc sul cambiamento climatico); «Hanno sintetizzato una idroplastica sostenibile», recita il titolo nella prima slide di un’altra. Cosa significa comunicare la scienza ai giovanissimi del 2021, secondo Ruggero Rollini? «Credo che la cosa più affascinante di questo mondo sia la necessità di trasmetterne la complessità semplificandola, ma non banalizzandola», dice a Vanity Fair. «La materia che comunichiamo è estremamente complicata, e non a caso gli studi sul clima fanno capo alla scienza che è detta “dei sistemi complessi”, quella che ha appena vinto il Nobel. Al netto della semplicità richiesta dai mezzi, bisogna tenere “il difficile” sullo sfondo dell’immediatezza: è la nostra sfida». 
E qual è il tema, o il messaggio, più difficile da far recepire? «L’aspetto più complesso riguarda l’ideologizzazione del discorso. Su tantissimi temi legati al cambiamento climatico non si parla più di scienza: se vuoi trasferire concetti che confliggono con la visione del mondo di una persona, oggi puoi portare tutti i dati che vuoi, ma non la convincerai», ci ha spiegato Ruggero. Di tante cose si può fare a meno, si potrebbe replicare a Thoreau: ma i pregiudizi, esattamente come le bottigliette di plastica nei boschi incontaminati, sono detriti di cui non è sempre facile liberarsi.

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