Verso la manovra

Lavoro: tutti i dossier aperti, dagli ammortizzatori alle pensioni

Gli occhi sono puntati in gran parte sul Disegno di legge di Bilancio: il provvedimento andrà presentato dal Governo alle Camere entro il 20 ottobre

di Andrea Carli

Quota 100, 341mila uscite per 18,8 miliardi di spesa

4' di lettura

Dalla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive al sistema pensionistico, a cominciare da quello che accadrà dopo la fine di Quota 100, sale l’attesa per scoprire le novità che interesseranno i lavoratori. Gli occhi a questo punto sono puntati in gran parte sulla prossima manovra: il Disegno di legge di Bilancio andrà presentato dal Governo alle Camere entro il 20 ottobre.

Nodo costi per la riforma degli ammortizzatori sociali

La riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, tra loro strettamente connesse ed entrambe in fase di bozza, sono “appese”. Per quanto riguarda la prima, la proposta del ministro del Lavoro Andrea Orlando prevede l'estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, secondo un principio di universalismo differenziato, ovvero con durate e modalità differenti a seconda del settore e della dimensione aziendale. Le imprese hanno sottolineato l'impossibilità di sottoscrivere un documento, senza l'indicazione delle aliquote contributive che dovranno pagare. Si guarda alla legge di Bilancio, quando dovranno essere chiariti costi e coperture.

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Il programma Gol per ridisegnare le politiche attive

La riforma delle politiche attive punta invece sul programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) strutturando un percorso verso l’impiego, fatto di formazione, riqualificazione professionale, per l’inserimento o la ricollocazione al lavoro, e lega il nuovo strumento al Rdc. In questo secondo caso il processo è rallentato dalle Regioni, alla ricerca di un’intesa su come ripartire le risorse. Al programma sono infatti destinati 4,9 miliardi di euro (4,4 miliardi nel Pnrr, 500 milioni nel React-Eu).

Il piano dovrebbe essere accompagnato dal Piano per le nuove competenze (Pnc) e necessariamente dal rafforzamento dei Centri per l’impiego e del sistema duale. Di 3 milioni di beneficiari del programma Gol, in base ai target del Pnrr, almeno il 75% dovrebbe essere rappresentato da donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55. Inoltre, almeno 800 mila dei 3 milioni devono essere coinvolti in attività di formazione, di cui 300 mila per il rafforzamento delle competenze digitali.Alla riforma delle politiche attive dovrebbe essere strettamente connessa quella degli ammortizzatori sociali.

La cassa integrazione di emergenza

In settimana, probabilmente mercoledì 29, è attesa una riunione del Consiglio dei ministri che dovrebbe dare il via libera alla Nota di aggiornamento al Def (NaDef). Il documento delinea il quadro della finanza pubblica, e sarà importante anche per farsi un’idea delle risorse che potrebbero arrivare sul piatto della prossima manovra.
Il Pil sarà rivisto al rialzo intorno al 6%. Scenderà anche il deficit, indicato a marzo in crescita dal 9,8% dell’anno precedente all’11,8% di quest’anno. Probabilmente si attesterà attorno al 10%, liberando risorse che a questo punto potrebbero andare a rafforzare il budget a disposizione della legge di Bilancio. Il ministro dell’Economia Franco ha più volte fatto capire di voler mettere da parte risorse per ridurre debito e deficit.

Con la NaDef dovrebbero delinearsi in particolare i contorni del decreto collegato alla manovra.Un provvedimento che, nonostante venga battezzato “fiscale”, dovrebbe avere in pancia alcune misure che riguardano il lavoro: dal rifinanziamento con 900 milioni della quarantena dei lavoratori per continuare ad equipararla alla malattia fino alla fine dell’anno, a quello per coprire, almeno fino al 31 dicembre 2021, la cassa integrazione d'emergenza in vista della scadenza del blocco dei licenziamenti per piccoli e terziario (oltre che per moda-tessile-calzature) fissata per il prossimo 31 ottobre (si veda anche Il Sole 24 Ore del 26 settembre).

Dopo Quota 100, possibile estensione dell’Ape sociale

E mentre si ragiona sulla riforma degli ammortizzatori sociali si stringono i tempi per il confronto sulla previdenza in vista della scadenza a fine anno della sperimentazione di Quota 100. Si tratta di capire che cosa accadrà dopo il 31 dicembre a Quota 100, ovvero la misura introdotta dal “Conte 1” che consente il pensionamento anticipato a partire dai 62 anni d'età e dopo aver maturato 38 anni di versamenti di contributi.
Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico ha affermato che l’ipotesi dell’allargamento delle attività gravose per le quali è possibile chiedere l’Ape sociale (il cosiddetto anticipo pensionistico che consente il sostanziale prepensionamento con almeno 63 anni di età e 36 di contributi) «va nella giusta direzione» mentre misure come Quota 100 «creano disuguaglianze» avvantaggiando i lavoratori con carriere stabili rispetto a quelli con carriere più discontinue come le donne. «La flessibilità - ha spiegato - si deve tarare sulle categorie più svantaggiate. L’Ape sociale oggi accoglie poche categorie, bisognerebbe espanderlo».

Dell'attuale bacino dell'Anticipo pensionistico “sociale” fanno parte disoccupati di lungo corso, invalidi civili almeno al 74%, “caregiver” famigliari in particolari condizioni e i lavoratori di una quindicina di categorie di riferimento considerati usuranti o pericolose. La Commissione tecnica sui lavori gravosi ha messo a punto tabelle sia tenendo conto degli infortuni e dei giorni di malattia medi delle attività sia delle attività assimilabili a quelle già comprese nell’attuale Ape sociale, ma la scelta su cosa fare e quindi quale categorie includere sarà politica.Sull’allargamento della platea si dovranno pronunciare i ministeri dell'Economia e del Lavoro, tenendo conto delle simulazioni dell'Inps, soppesando anche le reali ricadute nella gestione del “dopo Quota” 100.

Al momento hanno avuto l’Ape in poche decine di migliaia di lavoratori, compresi quelli che l’’hanno avuto essendo disoccupati e con 30 anni di contributi quindi l’allargamento delle maglie dovrebbe essere consistente per poter avere un effetto visibile rispetto alla chiusura dell’esperienza di Quota 100 e alla necessità per la pensione dal 2022 di 67 anni di età o 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (41 e 10 per le donne).

Sindacati da Draghi, confronto sul lavoro

Intanto lunedì 27 settembre il presidente del Consiglio Mario Draghi ha incontrato i sindacati. L’ordine del giorno dell’incontro è stato il tema della sicurezza del lavoro, ma non si esclude che il confronto abbia toccato altri aspetti. L’attenzione di Cgil, Cisl e Uil è alta anche sugli altri temi aperti, tra cui gli investimenti del Pnrr e la fine del blocco dei licenziamenti, e sulle riforme in arrivo: riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, del fisco e delle pensioni. È stato il primo incontro dopo il Patto per il lavoro e la crescita lanciato dal capo del Governo, in occasione dell’intervento all’assemblea di Confindustria. Un incontro «molto utile», avrebbe detto Draghi. Il primo banco di prova per questo clima di collaborazione sarà la manovra, cartina di tornasole delle strategie di politica economica del governo.

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