Il voto per posta è stato introdotto in Germania fin dal 1957 e dal 2008 è diventato più facile ricorrervi, perché non si deve dare più alcuna giustificazione per farne richiesta. La percentuale di votanti è così costantemente aumentata. Alle passate elezioni, quelle del 2017 per il Bundestag uscente, aveva dato il proprio voto per posta il 28,6% degli elettori. A queste, con la pandemia, la percentuale potrà essere raddoppiata, ha anticipato il Bundeswahlleiter Georg Thiel, che stima almeno un 40%, ma al momento non ha ancora diffuso un dato ufficiale. La tendenza d’altronde era già presente a marzo al rinnovo del Landtag della Renania Palatinato dove il numero dei voti postali è salito dal 31 al 66% e in Sassonia-Anhalt dove a giugno, dal 13,7% del 2016 si è passati al 29,4%. Sono pochi coloro che specificano di non potersi recare ai seggi: per lo più viene preferito il voto per posta per mera comodità o perché si ha più tempo per compilare le schede con tranquillità.

Non c’è una provata differenza tra le scelte di voto prese riempiendo le schede a casa propria o in una cabina al seggio ed è perciò difficile dire se un partito ne approfitti di più o di meno. La tv pubblica tedesca Ard ha indicato che in passato la Cdu e i Verdi hanno goduto della quota maggiore dei voti postali, mentre la AfD di quella più ridotta. Ma l’unica cosa certa è che chi vota per posta fa le sue scelte prima e quindi i partiti devono anticipare la fase calda della loro campagna elettorale per conquistarne la preferenza. In teoria si poteva fare richiesta di votare per posta fin da agosto.

Il voto postale rafforza la democrazia perché allarga la percentuale di votanti, tuttavia, l’esclusivo ricorso ad esso non sarebbe compatibile con i principi costituzionali. Lo ha chiarito il servizio scientifico del Bundestag riferendosi alla giurisprudenza della Corte costituzionale, secondo la quale “un aumento eccessivo dei voti per posta potrebbe entrare in conflitto con disegno costituzionale del voto nell’urna” e che ha più volte indicato che seppure le regole vigenti siano conformi alla Costituzione, i principi di libertà, segreto e svolgimento pubblico del diritto-dovere di voto in forma postale vengono frenati.

Il problema di fondo è che se nella cabina si può entrare unicamente da soli (a meno di comprovato handicap nel compilare o piegare la scheda), non si può escludere che votando da casa l’elettore possa non aver riempito la scheda da solo, o comunque abbia potuto farlo inosservato e senza influenze. Il Bundeswahlleiter Thiel però assicura che finora non sono mai emersi elementi che facessero pensare a manipolazioni in misura tale da influenzare l’esito elettorale. Maggiore preoccupazione semmai c’è nel dover scongiurare tentativi di interferenze di hacker dall’estero. Se nel 2017 il suo ufficio aveva una lista di rischi su 40 punti oggi sono molti di più, ha indicato Thiel in un’intervista alla Ard.

Per avere le schede bastava una domanda personale scritta anche on line al comune di residenza. Il termine ultimo era le ore 18 di due giorni prima della consultazione, anzi in caso di malattia improvvisa anche solo entro le 15 di oggi. A queste modalità hanno fatto ricorso anche i molti tedeschi residenti all’estero. I voti però sono dovuti arrivare comunque al più tardi entro la chiusura delle urne alle 18.

L’aumento dei suffragi postali costituisce una sfida per gli istituti di rilevamento, perché gli exit poll, le “Prognose” date subito alla chiusura delle votazioni, alle 18 appunto, si basano esclusivamente sui dati rilevati nelle simulazioni di voto fatte presso i seggi e le variazioni possibili per le schede spedite per posta è computata solo su basi statistiche con i dati di consultazioni anteriori. Altro vale invece per le proiezioni successive che sono via via date sulla base di seggi e sezioni postali prese a campione.

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