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Tridico (Inps): «Sì al salario minimo e al riscatto gratuito della laurea»

di Marco Sabella

Tridico (Inps): «Sì al  salario minimo e al riscatto gratuito della laurea» Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico

Si infuoca il dibattito sull’introduzione di un «salario minimo» per i lavoratori ed emerge la stretta relazione tra retribuzione minima e reddito di cittadinanza. A sottolineare la centralità di questi aspetti della politica sociale e del lavoro è il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. «Il salario minimo per i giovani è determinante, così come anche per le donne», ha detto il presidente dell’Inps intervenendo all’evento della Cgil «Futura» in corso di svolgimento a Bologna. «Durante la pandemia - ha spiegato - le categorie maggiormente vittime sono state giovani e donne. Nella carriera lavorativa della donna, la donna con figlio rinuncia a 5 mila euro in media di stipendio rispetto a una donna che non ha avuto figli. Il gap salario nei confronti del lavoratore maschio è crescente e durante la pandemia i primi a perdere lavoro sono stati giovani e donne. Le vittime di salari bassi sono principalmente giovani e donne».

Il salario minimo spinge su produzioni più elevate

«Il reddito di cittadinanza in molti contesti ha funzionato come «salario di riserva», fissando una soglia al di sotto della quale i cittadini non sono disposi a lavorare. E sono contento che si sia riaperto il dibattito sul salario minimo anche per dare speranza a 4 milioni di lavoratori che sono sulla soglia di 9 euro lordi all’ora. Dovunque è stato introdotto, persino in Cina, ha prodotto incremento di benessere dei lavoratori, con migliori indicatori di qualità della vita», sottolinea Tridico. Inoltre il salario minimo «non è correlato a una maggiore disoccupazione, spesso l’impatto è neutro o addirittura positivo». Ma Tridico evidenzia anche i benefici in termini di produttività: «Dove è stato introdotto il salario minimo ci si è spostati su produzioni più elevate: un livello minimo adeguato spinge a investimenti «capital intensive», che sfruttino il capitale di innovazione piuttosto che di lavoro a basso costo». Per il presidente dell’Inps sarebbe quindi da attendersi «una allocazione di risorse più efficiente su produzioni più produttive». «Penso che le nostre imprese che si ispireranno a incrementi di innovazione non avranno problemi» dall’introduzione di una simile misura, ha concluso.

Sei milioni di lavoratori ricevono meno di 4 euro l’ora

«Come facciamo a mettere a riparo il Reddito di cittadinanza e a convincere il governo Draghi sul salario minimo? Esiste in 24 paesi dell’UE il salario minimo. Negli ultimi due-tre decenni però la contrattazione non porta a salari alti, mentre il Reddito di cittadinanza ha portato a un salario di riserva che dice che sotto una certa soglia i lavoratori non vogliono scendere. Ovunque sia stato introdotto il salario minimo ha prodotto incremento di benessere dei lavoratori, diminuzione della mortalità e aumento delle nascite. L’idea del salario minimo non è contro il sindacato, anzi. Lo Stato dice che al di sotto di un certo livello non è dignitoso lavorare e oggi ci sono 2 milioni di lavoratori che lavorano sotto i 6 euro netti l’ora e questo non è più tollerabile».

Incentivare gli studi: sì al riscatto gratuito della laurea

Il presidente dell’Inps ha poi sostenuto che bisogna incentivare la formazione e aiutare i giovani che spesso entrano tardi nel mercato del lavoro e hanno bassi salari: si potrebbe pensare - ha detto - al riscatto gratuito della laurea per fini pensionistici, per incentivare gli studi. Tridico ha ribadito anche la necessità per i giovani di una pensione di garanzia fissando una soglia al di sotto della quale non si può andare per consentire una vita dignitosa. Le tre emergenze del Paese - ha affermato - sono donne, giovani e Sud e su queste andrebbero focalizzati gli incentivi alle assunzioni, che producono più risultati di quelli a pioggia.

Sgravi contributivi alle donne dopo la maternità

Quindi, ha ribadito la proposta di una decontribuzione piena per la donna che torna al lavoro dopo la maternità, anche per combattere il fenomeno delle dimissioni in bianco, che si stima ammontino a 30 e 40 mila l’anno. «Concedere uno sgravio contributivo sulla donna nell’azienda dove rientra dopo la maternità - ha spiegato - è un forte incentivo per la donna a continuare la sua carriera lavorativa in quell’azienda».

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