RUGBY

Championship: Jordie Barrett punisce il Sudafrica, All Blacks campioni

Un piazzato dell’estremo nel finale vale il 19-17 con cui la Nuova Zelanda batte i campioni del mondo in carica nella quinta giornata del torneo. Nell’altro match l’Australia batte l’Argentina 27-8

Roberto Parretta @robertoparretta

Vittoria e titolo per gli all Blacks, che nel match che ha aperto la quinta e penultima giornata del Rugby Championship dell’emisfero sud hanno piegato per 19-17 il Sudafrica campione del mondo in carica. Quinta vittoria in cinque partite per la Nuova Zelanda (la prima senza bonus offensivo), che vale il primato ormai intoccabile a 24 punti. I match di oggi si sono giocati a South Townsville, nel Queensland, dove il torneo ha traslocato in blocco per evitare restrizioni, quarantene e norme anti Covid diverse fra i vari paesi, e nel secondo l’Australia ha sconfitto per 27-8 l’Argentina. Un successo che ha permesso ai Wallabies (13 punti) di scavalcare al secondo posto il Sudafrica (11), mentre l’Argentina resta ferma a zero. Fra una settimana si torna più a sud in Gold Coast (a Robina) per l’ultimo turno, con la replica delle partite giocate oggi.

centesimo

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Il match che ha aperto la giornata rappresentava il confronto numero 100 nella storia fra All Blacks e Springboks. L’avvio di partita è frenetico, ma la prima meta arriva dal nulla: al 3’ il Sudafrica attacca nella metà campo avversaria, un passaggio finisce a terra, sulla palla si avventa Codie Taylor, che la raccoglie, scava un break nella linea difensiva e poi lancia per la corsa solitaria in meta l’ala Will Jordan (Jordie Barrett trasforma). Ma gli Springboks non si scompongono e tre minuti dopo vanno a segno con l’altra ala Sibusiso Nkosi, che approfitta di un clamoroso errore di George Bridge sul facile e centrale calcio alto kick di Faf de Klerk per raccogliere l’ovale e schiacciare. Pollard manca la trasformazione ma si fa perdonare infilando due piazzati tra l’11’ e il 14’. Il Sudafrica mostra un’attitudine e un’aggressività ben diverse rispetto alle ultime due sconfitte con l’Australia e gli stessi All Blacks ne sembrano sorpresi, oltre a subire diversi turnover nel breakdown provocati dalla feroce pressione dei campioni del mondo. Improvvisamente però i neozelandesi accelerano e mettono in crisi la difesa sudafricana e tra il 32’ e il 36’ Jordie Barrett infila due piazzati che riportano i suoi a +2. In mezzo il giallo a Nkosi per un in avanti volontario a interrompere un 3 contro 1 che sarebbe potuto costare la meta. Grandissimo equilibrio e predominio delle difese per una ventina di minuti del secondo tempo, poi tra il 58’ e il 66’ lo score si muove con i calci: 2 di Pollard e uno di Jordie Barrett. Le difese sono molto fallose, è vero, ma è altrettanto vero che da parte neozelandese ci sono anche tantissimi errori non forzati su attacchi che partono bene e si perdono per imprecisioni. Il Sudafrica calcia alto per mettere pressione sui ricevitori neozelandesi, ma è una tattica rischiosa che può scatenare contrattacchi. Anche se poi, come accade ad esempio con una touche sulla linea dei 22, gli All Blacks gettano al vento occasioni importanti. E allora per risolverla ci vuole uno splendido piazzato di Jordie Barrett a 2 minuti dalla fine, dalla linea dei 10 metri e spostati verso l’out. È il calcio che vale il definitivo sorpasso per il 19-17 finale e che regala alla Nuova Zelanda la vittoria e il titolo (che per altro sarebbe arrivato anche in caso di sconfitta di misura).

maglie

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Un’oretta dopo Australia e Argentina si presentano in campo per il secondo match ed entrambe indossano la seconda maglia, verde scuro e azzurro scuro, praticamente identiche. Un discutibilissimo colpo di idiozia di qualche genio del marketing evidentemente disinteressato alla cosa principale: la possibilità di far guardare la partita in maniera decente. Emiliano Boffelli manca un calcio non impossibile al 3’ e due minuti dopo l’Australia sfonda: profondo break di Samu Kerevi, poi sulla riapertura a destra la palla arriva a Reece Hodge, che rompe un placcaggio, rientra all’interno per saltare l’estremo Juan Cruz Mallia e schiaccia. Al 19’ è Kerevi a firmare la seconda: calcetto di Cooper a scavalcare la linea, Len Ikitau raccoglie e arriva a un metro, poi ci pensa l’altro centro a sfondare, nonostante la disperata difesa argentina. Cooper le trasforma entrambe. Al 21’ Boffelli va a segno su piazzato, gli risponde Cooper al 32’. I Pumas reagiscono a inizio ripresa e da una touche innescano la maul guidata fino in meta dal tallonatore Julian Montoya, che si incarica di schiacciare. Boffelli però sbaglia la trasformazione e anche un piazzato al 52’. Poco dopo Marcos Kremer incassa un cartellino giallo per un’entrata scomposta con la gamba larga a sgambettare Hodge. C’è una costante nell’Australia vista in questo Championship: palla in mano la squadra di Dave Rennie mette in mostra un rugby spettacolare e anche efficace, e se nelle 3 sfide con gli All Blacks l’attitudine difensiva aveva lasciato a desiderare, in questa con l’Argentina, come nelle due precedenti con gli Springboks, il difetto è assai meno evidente. Al 59’ James O’Connor (subentrato a Cooper) infila il piazzato del 20-8 e al 70’ un lungo attacco australiano trova nello splendido assist interno dell’apertura per il tuffo di Andrew Kellaway la degna conclusione in meta (che O’Connor trasforma). E fino alla fine il risultato non cambia più.

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