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La Regina di scacchi Nona Gaprindashvili denuncia Netflix per sessismo

Una delle vere “Regine di Scacchi”, Nona Gaprindashvili, ha denunciato Netflix, che stava festeggiando il suo Emmy come miglior miniserie 2021, per diffamazione, invasione della privacy e di Gender Sidelining, detto più semplicemente sessismo, per averla sminuita nel suo lavoro e nella sua carriera.

la regina di scacchi

La Regina di scacchi Nona Gaprindashvili offesa da Netflix

L’80enne ormai campionessa di scacchi, che chiede un risarcimento di 5 milioni di dollari, si è sentita offesa durante una scena dell’ultimo episodio della serie, quando Beth Harmon affronta il fittizio campione del mondo Vasily Borgov. A un certo punto il commentatore della sfida, cita Gaprindashvili e mettendola in paragone a Harmon, la descrive come campionessa mondiale femminile che non ha mai affrontato uomo. 

Affermazione del tutto scorretta, visto che nel 1968, periodo in cui è ambientata la serie, lei aveva già affrontato 59 giocatori dell’altro sesso di cui almeno 10 Grandi Maestri, peraltro battendoli spesso e volentieri. Gaprindashvili ritiene dunque di aver subito un danno di immagine anche per un altro motivo: gli sceneggiatori lasciano intendere che la campionessa fosse russa e non georgiana.

La piattaforma non poteva non sapere

E visto che Netflix per la sceneggiatura della serie si è fatta aiutare da due consulenti di tutto rispetto, l’ex campione del mondo Garry Kasparov e il maestro americano Bruce Pandolfini, secondo Gaprindashvili non potevano non sapere che, al 1968 lei avesse già affrontato campioni di sesso maschile di ogni genere e grado.

Netflix scrolla le spalle

Quindi niente scuse per Netflix, che dal canto non sembra preoccuparsi troppo della denuncia. Anzi, attraverso una nota ufficiale scrive che la causa non sussiste e che la piattaforma «ha il massimo rispetto per la signora Gaprindashvili e per la sua illustre carriera, ma crediamo che questa richiesta di risarcimento non abbia alcun valore e ci difenderemo energicamente in tribunale». Vedremo come andrà a finire.

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA