Lavoro, 7 attitudini olimpiche da cui farti ispirare

L'ex pattinatrice olimpica Valentina Marchei ci spiega come farci guidare e motivare nelle sfide quotidiane, ispirandoci proprio a quei valori che accompagnano la vita di ogni atleta
Lavoro 7 attitudini olimpiche da cui farti ispirare

Mai come quest'anno i valori dello sport ci hanno emozionato, unito e ispirato. I risultati incredibili dei nostri atleti alle Olimpiadi - dall’oro di Jacobs a quello di Bebe Vio, per citare solo i più eclatanti - ci hanno dato un assaggio di quella mentalità olimpica in grado di rendere possibile l’impossibile, andando oltre i propri limiti.

Un insegnamento che può darci la giusta motivazione per la scuola e il lavoro. Perché, come ci ricorda Valentina Marchei, l’unica italiana ad aver partecipato ai Giochi Olimpici in due diverse specialità del pattinaggio su ghiaccio (l’individuale e la coppia d’artistico, dove ha battuto diversi record), «nello sport e nella vita non vince sempre il migliore né il più forte, ma spesso solo il più convinto».

L'ex pattinatrice con alle spalle 15 Campionati europei, 11 Mondiali e 2 Olimpiadi (Sochi 2014 e PyeongChang 2018), oggi assunta in un ruolo manageriale nell’Organizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026, nella sua *masterclass *su Competenze.it - la piattaforma creata da Marco Montemagno per imparare dalle migliori eccellenze italiane - spiega come farci guidare e motivare nelle sfide quotidiane, ispirandoci proprio a quei valori che accompagnano la vita di ogni atleta, in vista di una finale a cinque cerchi.

Ecco 7 attitudini per farti ispirare per un rientro proattivo a cura di Valentina Marchei.

1.FaticaNon evitiamo la fatica. La fatica ha un obiettivo, quello di tendere verso la realizzazione, un istinto innato in ognuno di noi. E’ molto importante avere un buon rapporto con la fatica, accettandola anche se non lo vorremmo, affrontandola anche se apparentemente non ne vediamo un senso. Anche se non sempre vinciamo una medaglia o non vediamo subito un risultato sul lavoro. Carl Rogers, il padre della psicologia umanistica, fece un esperimento: lasciò in una cantina semi-buia un cesto pieno di patate. Dopo qualche settimana notò che quasi la metà erano germogliate tendendo verso una finestrella in alto. La fatica è una decisione che tu prendi: tendere verso la finestrella oppure rimanere nel cesto di patate?

2.CarattereMetti il tuo carattere, il tuo personale modo di essere al servizio dei tuoi obiettivi. Il carattere è la capacità di influenzare e influire nel momento in cui dobbiamo prendere delle decisioni. Non è una dote, ma una competenza e si può allenare a seconda del contesto. Sei un libero professionista? Fai parte di un team o sei tu il capo? “Nella mia esperienza sul ghiaccio sono passata dal dover prendere decisioni solo per me stessa - quando ero pattinatrice di singolo - a una forma di leadership più democratica - quando sono passata al pattinaggio di coppia e le decisioni vanno discusse insieme. Oggi metto la mia esperienza al servizio di un’azienda, passando ad una forma di leadership carismatica. Trasferisco la mia eredità, lasciando gli altri decidere autonomamente.

3.ComunicazioneNel pattinaggio, come in molti sport, sei continuamente giudicato da qualcuno, spesso non ti senti all’altezza. L’unico modo per portare i giudici dalla tua parte è portare te stessa sul ghiaccio. Un insegnamento che vale anche nel lavoro, dove il “giudice” è un capo, un collega, un cliente. Nella mia carriera nel singolo femminile non sono mai stata la pattinatrice tecnicamente più forte, di certo la mia qualità è stata quella di saper vendere anche le cose che non sapevo fare. Utilizzare la mia personalità per valorizzare i miei elementi sul ghiaccio.

4.RischiareA 16 anni, esaltata dall’adrenalina della competizione, ho eseguito durante una gara il mio primo triplo tolup - un salto che in allenamento non ero mai riuscita a fare. E questo cosa mi ha insegnato? Che si impara rischiando, non si impara evitando. Nello sport si può perdere per un centesimo e quindi siamo abituati ad andare a guadagnarci ogni singolo punto. Anche nel lavoro, oggi, e nella mia vita quotidiana, questa mentalità mi ha insegnato a non lasciare nulla di intentato, ad avere il coraggio di lottare per qualcosa in cui credo.

5.Gestire lo stressNel pattinaggio, come al lavoro, stare in equilibrio sotto stress è difficilissimo. Nella carriera di un atleta olimpico ci sono in gioco anni di sacrifici in una sola gara. Allenare l’autocontrollo è fondamentale. La chiave è affrontare un elemento alla volta. Organizzare le priorità. A una prima partecipazione europea con il mio partner, Ondrej, eravamo solo alla nostra seconda gara insieme e già tra i migliori quattro in Europa. La tensione era talmente tanta, che ho pensato di tirarmi indietro. Riorganizzare tutte le mie emozioni mi ha aiutata di fronte a un’avventura che all'apparenza sembrava paurosissima, ma che in realtà eravamo in grado di affrontare. Dovevamo portare sul ghiaccio solo quello che sapevamo fare. Nulla di più, nulla di meno.

6.PerseveranzaSpesso, nello sport, come nel lavoro, non vince chi ha più talento, ma chi insiste di più. Tra gli atleti, c’è chi nasce con una dote naturale e chi invece ha dovuto costruirsi e lottare. Io mi riconosco molto nella seconda categoria. Questa, in realtà, è stata la fortuna della mia carriera, perché in silenzio ho lavorato e mordevo i polpacci a quelle che mi stavano davanti. Sapevo che più mi avvicinavo, più anch'io ero in cima al mondo. La perseveranza fa davvero la differenza di fronte agli imprevisti quotidiani. Ci aiuta a rialzarci più forti di prima, così come avviene per gli infortuni che possono colpire qualsiasi sportivo - e in questo caso il talento innato non basta.

7.ResponsabilitàQuante volte in una riunione, di fronte a un problema, tutti danno la colpa a qualcun altro senza prendersela? In gara non c'è tempo per puntare il dito sugli errori dei compagni. Le risorse vanno incanalate velocemente verso la ricerca di una soluzione. Quando ho iniziato a pattinare in coppia, la fiducia che si era creata col mio partner faceva sì che, davanti a una caduta o una difficoltà, sapessimo assumerci le responsabilità l'uno dell'altra, proteggendoci. Concentrarsi sulla colpa rischia solo di acutizzare il problema. Un vero problem solver si assume le proprie responsabilità. Non solo, gestisce anche all'interno del gruppo le responsabilità degli altri, coordinandoli e trovando la via più efficace e veloce per arrivare all'obiettivo iniziale.

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