Se il caro-bolletta preoccupa le famiglie italiane, altre voci del budget di fine mese offrono effetti benefici sulle tasche dei cittadini. E’ il caso della rata dei mutui che negli ultimi 10 anni è quasi dimezzata consentendo di risparmiare qualche centinaio di euro al mese. Questo grazie al calo record dei tassi della Banca centrale europea. Lo evidenzia un’elaborazione del Codacons. Secondo i dati dell’associazione di consumatori, per un mutuo da 100.000 euro della durata di 25 anni per l’acquisto della prima casa a Milano, il tasso oggi è intorno allo 0,98%, con una rata da 370 euro mensili. Rispetto a 10 anni fa il livello risulta sensibilmente inferiore. Nel settembre del 2011, infatti, il tasso fisso per un mutuo da 100mila euro per l’acquisto della prima casa era pari al 4,25%, con una rata mensile da 542 euro. Sul tasso variabile il risparmio è anche più ampio: secondo le elaborazioni del Codacons, per un mutuo da 100.000 euro della durata di 25 anni per l’acquisto della prima casa, il tasso variabile oggi è pari allo 0,42%, con una rata da 346 euro mensili, contro un tasso al 2,55% di 10 anni fa e una rata di 451 euro. 

            

La dinamica è messa in luce anche da uno studio comparato di Facile.it e Mutui.it che ha confrontato i tassi applicati in Italia con quelli in vigore negli altri Paesi europei. Il risultato? Secondo l’analisi, Per rispondere alla domanda, lo studio ha messo sotto la lente gli indici registrati in 14 Stati scoprendo come, fra questi, l’Italia sia la nazione dove chiedere un mutuo costa meno.

L’analisi, effettuata sui valori registrati ad agosto, ha considerato un immobile dal valore di 180.000 euro, una richiesta di finanziamento di 120.000 euro ed un piano di restituzione pari a 20 anni. 

In Italia, nel periodo di riferimento, questo tipo di finanziamento era indicizzato con Taeg tra 0,88% e 0,98% se fisso e fra 0,67% e 0,77% se variabile. Senza dubbio il migliore fra le 14 nazioni dell’indagine.

Guardando unicamente al tasso fisso e al Taeg, in Europa si avvicina ai valori italiani solo la Germania, dove il mutuo viene indicizzato a partire dall’1,18%. Fanno peggio, invece, alcuni Stati europei che, tradizionalmente, avevano tassi di interesse più simili a quelli del nostro Paese: è il caso della Spagna, dove il finanziamento è indicizzato dall’1,64%, e del Portogallo (a partire dall’1,91%).

Sempre restando entro i confini del Vecchio Continente, dall’analisi è emerso come le indicizzazioni del tasso fisso, considerando ancora una volta il Taeg, partano dal 2,30% in Norvegia e dal 2,40% nel Regno Unito. 

Sebbene per queste due nazioni sia stato possibile rilevare solo il Tan e non il Taeg, è evidente come anche in Albania e in Grecia i mutuatari si trovino a pagare tassi notevolmente maggiori e pari, rispettivamente, al 3,00% e al 3,20%. 

Anche rispetto al tasso variabile (considerando il Taeg), in Europa, tra i Paesi analizzati, nessuno fa meglio dell’Italia e le offerte rilevate partono dall’1,53% della Spagna fino all’1,95% del Portogallo. 

Fuori dai confini europei

L’analisi di Mutui.it e Facile.it non si è fermata, però, solo all’Europa e ha indagato quali siano le condizioni applicate ai finanziamenti anche in altre parti del mondo, considerando come indice di riferimento di ciascuna nazione, il Tan, e non il Taeg.

Guardando ai tassi fissi, gli indici partono dall’1,44% in Canada, dall’1,89% in Australia, dal 2,13% in Giappone e dal 2,25% negli Stati Uniti.

Guardando ai tassi variabili, invece, il Canada è l’unico Stato che, con un Tan dello 0,98%, si avvicina a quello del nostro Paese; continuando l’analisi extra-europea i valori rilevati partono dall’1,41% in Giappone, dall’1,83% negli Stati Uniti, fino all’1,85% dell’Australia.

Discorso a parte meritano nazioni come la Russia o il Brasile; nonostante il calo registrato nel corso dell’ultimo anno, i tassi fissi rilevati, se paragonati a quelli italiani, risultano davvero proibitivi; si parte rispettivamente dal 4,95% e dal 6,70%.

Il rischio inflazione 

«Nonostante alcune differenze significative, come nel caso dell’Albania o della Grecia, i tassi nell’area euro restano abbastanza allineati tra di loro dal momento che tutti gli Stati utilizzano gli stessi indici di riferimento (Irs e Euribor). Le variazioni del costo del denaro sui mutui, quindi, sono riconducibili a dinamiche competitive tra gli istituti di credito presenti in ciascuna nazione - commenta Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it -. Se, invece, si guarda al di fuori dell'Ue, dove l'inflazione è già ripartita, ad esempio negli Stati Uniti, i tassi sono più alti; se questa dovesse aumentare anche in Europa, allora possiamo aspettarci un rincaro degli indici in tutto il Continente, Italia inclusa». 

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