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UniCredit, nel piano di Orcel una maxi piattaforma fintech

Mentre le trattative con il Mef su Mps proseguono senza sosta, ai piani alti della torre di piazza Gae Aulenti l’attenzione è concentrata sulla preparazione del piano che, se tutto filerà liscio, sarà presentato al mercato a novembre, una volta trovata la quadra sul dossier senese

di Luca Davi

Come cambia il futuro delle banche

3' di lettura

Una nuova piattaforma di banca, che offra servizi e prodotti alla clientela, anche di partner del risparmio gestito e assicurativi, su tutti i canali, da quello digitale a quello fisico. Sarebbe questo uno degli architravi del nuovo piano industriale a cui sta lavorando Unicredit. Mentre le trattative con il Mef su Mps proseguono senza sosta, ai piani alti della torre di piazza Gae Aulenti l’attenzione è concentrata sulla preparazione del piano che, se tutto filerà liscio, sarà presentato al mercato a novembre, una volta trovata la quadra sul dossier senese. In questo contesto, l’idea di fondo che permea l’intero progetto è costituita dalla digitalizzazione del gruppo, elemento che, nelle premesse del ceo Andrea Orcel, toccherà la banca «dalle fondamenta fino ai livelli più alti della nostra organizzazione», come annunciato in una lettera inviata ai dipendenti nei giorni scorsi e cofirmata con la nuova Group digital & information officer, la cinese Jingle Pang.

Il ruolo di Pang

Proprio a Pang, figura molto stimata dallo stesso Orcel, spetta un ruolo chiave in questa trasformazione. La manager - un passato ai vertici di Standard Chartered Bank in Cina per oltre un decennio e artefice della trasformazione digitale di Ping An da assicuratore in una FinTech di successo - è chiamata a riprogettare l’intera architettura digitale della banca, dai processi interni fino al fronte commerciale. E proprio su questo versante, nelle ultime settimane, Pang sta pilotando i cantieri trasversali a tutti i segmenti di business e alle geografie della banca.

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In virtù delle prime ricognizioni, a quanto risulta a Il Sole 24 Ore, sarebbero già stati individuati alcuni obiettivi di fondo che saranno trasferiti nel piano. Tra questi c’è anzitutto l’idea di trasformare la banca, oggi ancora basata su un modello tradizionale con canali sostanzialmente separati tra loro, in una piattaforma con un’offerta integrata, in cui tutti i canali (sportello fisico, mobile, sito web, call center) saranno interscambiabili e abilitati ad offrire l’intera gamma di servizi e prodotti, senza alcuna distinzione, così da garantire a tutti i clienti la stessa customer experience. L’offerta diretta di UniCredit non si limiterebbe poi ai soli prodotti interni ma anche a quelli forniti dai partner esterni, sia del risparmio gestito e assicurativo, un tema questo su cui la stessa banca sta lavorando anche nell’ottica di rivisitazione degli accordi commerciali.

Il modello di banca integrata

Una necessità, quella di adeguarsi alle preferenze di una clientela in evoluzione e con esigenze differenziate, di cui da tempo c’è piena consapevolezza nel mondo bancario, ancor più dopo lo scoppio della pandemia. E che però si scontra con un cambio di mentalità e difficoltà tecniche di implementazione del nuovo modello di banca, sfide tutt’altro che banali. UniCredit conta di giocare però un asso nella manica. L’idea sarebbe quella di esportare su tutto il gruppo, dall’Italia alla Germania all’Austria, l’esperienza positiva registrata in Repubblica Ceca, dove l’istituto ha già sperimentato con successo il modello di banca integrata. Ecco perché in questi giorni Pang sta lavorando a stretto contatto con tutti i numeri uno delle singole aree geografiche, a partire dal capo di UniCredit Italia, Niccolò Ubertalli, per calare il modello di piattaforma che sarà sviluppato nei prossimi mesi. A tendere, una volta raggiunta la piena circolarità dell’offerta e della semplificazione dei processi di backoffice, il gruppo punta a liberare risorse che saranno dedicate alla consulenza. E qui il progetto inevitabilmente si intreccerà a doppio filo alla trattativa in corso con il Mef sugli esuberi.

Tre benchmark da centrare

Lo schema seguito da UniCredit per il futuro sarebbe peraltro simile a quello di altre banche che spesso Orcel cita ai suoi uomini come modello di riferimento. Tre in particolare i benchmark: la banca Singapore Dbs Bank, l'australiana Commbank, e la spagnola Bbva, banca che ha fatto dell'innovazione digitale il proprio mantra compiendo una profonda trasformazione.

Non è un caso che dalla banca iberica arrivino del resto Marco Bressan, “guru” di Data e Artificial Intelligence, e Ignacio Bernal, capo Architecture&Platform, oltre alla consigliera del Cda Beatriz Lara Bartolomé, considerata una pioniera dell’innovazione e della trasformazione digitale nelle Tlc e nelle banche.

Accanto a loro, a coadiuvare il team digitale timonato da Pang e dal suo braccio destro, la cinese Lu Yu, ci sono Daniele Tonella (Infrastructure & IT Services) e il capo della security, Stefan Vogt, insieme a Gema Baguena (Digital governance) e Stefano Frascani (Digital Foresight). Una squadra cui spetta il compito, a dir poco sfidante, di ridisegnare la UniCredit del futuro e aiutarla nel rilancio commerciale.

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