20 settembre 2021 15:20

È difficile spiegare Brigitte Fontaine a chi non la conosce. Fontaine è una singolare cantante che non potrebbe che essere francese. Divisa tra chanson e avanguardia è anche una poeta, un’attrice, una drammaturga, una romanziera e un’attivista. Fontaine è nata in un piccolo centro della Bretagna nel 1939 ed è fuggita a Parigi a 17 anni per fare teatro. Da allora la sua vita è stata dedicata alla sperimentazione, alla provocazione e al puro piacere della recitazione, della parola e della canzone.

Fontaine è figlia di una cultura in cui la distinzione tra pop e avanguardia, tra alto e basso, tra raffinatezza e kitsch era molto nebulosa. Radicalmente femminista, nel 1971 è stata tra le firmatarie del Manifesto delle 343, una petizione redatta da Simone de Beauvoir e sottoscritta da 343 donne che, rischiando una denuncia penale, dichiaravano di aver abortito a un certo punto della loro vita. Tra le altre firmatarie famose comparivano Jeanne Moreau, Catherine Deneuve e Marguerite Duras.

Brigitte Fontaine aveva debuttato nella musica pop nel fatidico anno 1968 con un album intitolato Brigitte Fontaine est… ? (noto anche come Brigitte Fontaine est… folle!) in cui firmava tutte le canzoni, pezzi spesso ispirati a un umor nero che oggi sarebbe giudicato decisamente sconveniente e che smontavano vari stereotipi sessisti. Da allora la sua schizofrenica carriera si è divisa tra musica e teatro, con lunghi periodi di silenzio inframmezzati dall’uscita di poesie, romanzi e racconti. Per far capire a un italiano cosa sia Brigitte Fontaine bisognerebbe immaginare un folle ibrido tra Patty Pravo e Carmelo Bene.

Nel 2001, quando esce il suo tredicesimo album, Kékéland, Fontaine è un’istituzione in Francia e il suo lavoro viene apprezzato, da pochi iniziati, anche all’estero. In Kékéland è impressionante la lista dei collaboratori: il pezzo di apertura Demie clocharde è suonato con i Sonic Youth che compaiono anche nel pezzo che dà il titolo all’album, una delle rare canzoni che Brigitte Fontaine ha scritto in inglese. Bis Baby boum boum è un trascinante duetto con i Noir Désir, uno dei gruppi rock francesi più promettenti e più drammaticamente segnati della fine degli anni novanta. Solo due anni dopo, nel 2003, il cantante dei Noir Désir, Bertrand Cantat, viene arrestato per l’omicidio della sua compagna, l’attrice Marie Trintignant.

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In Kékéland non mancano gli omaggi alla chanson francese più sghemba: Y’a des zazous (un duetto con il chitarrista francese M) è la cover di una canzone del 1944 resa famosa dal cantante e attore francese Andrex e dedicata a una controcultura anglofila e jazzofila degli anni trenta.

Una delle canzoni più affascinanti di Kékéland è un reggae che s’intitola Je fume, “io fumo”, in cui Brigitte Fontaine, allergica a ogni forma di salutismo e di perbenismo, canta le lodi del fumo in un’epoca in cui il tabacco viene demonizzato più dell’eroina: “Io fumo, contro l’opinione di tutti. Fumo senza tregua, fumo per amore della vita” e con la sua voce roca e sporca conclude rivolgendosi direttamente alla sigaretta: “Tu, piacere senza eguale, amoroso serpente caldo, minareto di sandalo, nulla potrà mai superarti”.

L’esotismo torna nella andaluseggiante Guadalquivir, un momento quasi battiatesco, e la splendida Rififi, con il suo andamento insinuante, è una strana, inquietante “canzone della mala”. L’album si conclude con la torrenziale Nrv, una collaborazione con il sassofonista free jazz Archie Shepp e, dopo qualche attimo di silenzio, con un’elegiaca suite orchestrale che è quasi una preziosa, inattesa ghost track. L’ultimo suono che sentiamo, prima che l’album finisca, è un “s’il vous plaît” appena sussurrato da Brigitte Fontaine: un “per favore” che, conoscendo la sua passione per il gioco di parole e il non senso, è tutto da interpretare.

Brigitte Fontaine
Kékéland
Virgin, 2001

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