20 settembre 2021 16:48

Saša Filipenko
Croci rosse
Edizioni e/o, 188 pagine,16 euro

Ancora nei trent’anni, Filipenko è nato a Minsk, in Bielorussia, ed è sostenuto da Svetlana Aleksievič, attenta a cosa si muove nel suo paese sotto dittatura. Filipenko vive a San Pietroburgo, tra giovani in cerca di un mondo migliore. Più che Aleksievič, Croci rosse può ricordare le opere di una grande scrittrice (da Nobel più di tanti degli ultimi o ultime che l’hanno avuto), Ljudmila Ulickaja (Bompiani), erede di Jurij Trifonov e più indietro di Čechov.

Un giovane arbitro di calcio, un Saša che deve somigliare molto al Saša che lo racconta, si trasferisce in una nuova casa ed è stupito dalle croci rosse che sulle scale e sui vari piani sembrano segnare un cammino. È una vecchia vicina con l’alzheimer che le ha fatte, per non perdersi. Con lei il giovane arbitro fa lentamente amicizia, e da lei ascolta una tremenda storia di ieri: il rifiuto di Stalin a ricevere l’aiuto della Croce rossa per i prigionieri di guerra sovietici di Hitler, che il dittatore considerava possibili traditori.

Filipenko sa avvincere partendo con una semplicità che fa trasparire la passione da un presente segnato ancora dal peso della storia, dalla difficoltà di capire fino in fondo gli orrori di ieri e, di conseguenza, di costruire un presente diverso, sotto nuove e ottuse dittature. E davvero Croci rosse fa sperare in un futuro migliore, in mano alla gioventù russa e bielorussa.

Questo articolo è uscito sul numero 1427 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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