Climate Week 2021: 5 green influencer italiane da seguire

20-26 settembre: una settimana per approfondire i temi relativi al cambiamento climatico. In tutto il mondo inziative, eventi scioperi. E in Italia a che punto siamo? Ne abbiamo parlato con cinque giovani attiviste
Pinguini tra i ghiacci nell'Antartico 2019
Pinguini tra i ghiacci nell'Antartico, 2019copyright Jeff Miller/Getty Images

Climate Week 2021: ecco 5 green influencer italiane da seguire

I giovani di tutto il mondo considerano il cambiamento climatico la più grande minaccia per il pianeta. Queste sono le indicazioni emerse da un rapporto pubblicato dal British Council il 9 settembre scorso. Il Global Youth Letter Report ha sondato le opinioni di più di 8.000 giovani fra i 18 e i 35 anni in 23 Paesi, tra cui Brasile, Kenya, India, Italia e Regno Unito per raccogliere il loro punto di vista sul climate change. Ne è risultata una risposta forte e unanime. Eppure emerge anche che molti di loro hanno difficoltà a essere coinvolti in significative azioni di contrasto del fenomeno e a far sentire la propria voce. Ecco perché, quest'anno in occasione della Climate Week 2021, abbiamo provato a capire in Italia quali sono le “voci” giovani che si levano più alte, quali sono le loro azioni di contrasto al cambiamento climatico che provano a compiere ogni giorno, e quali sono nel mondo i loro ispiratori. 

Camilla Mendini, ovvero @carotilla_ 

Camilla Mendini, ovvero Carotilla


Camilla Mendini, ovvero Carotilla, veronese con studi a Milano in design della comunicazione, oggi vive in Florida, è mamma di due figli, e parla di sostenibilità dal 2016. «Mi sono trasferita a NY nel 2015 per seguire mio marito. All’inizio l'idea era quella di raccontare la vita di una expat in America, poi la mia sensibilità mi ha portata piano piano verso la moda sostenibile. Avevo visto un documentario, The True Cost, sul vero prezzo che c’è dietro al cartellino: mi ha aperto gli occhi». Camilla fa qualche ricerca su Internet, si accorge che in Italia non ne parla nessuno, e decide di cominciare a farlo lei, dal suo canale YouTube. Da lì parte il suo interesse, come consumatrice e anche come designer: nasce il brand Amorilla «che adesso è un po’ in stand-by a causa della pandemia. Il mio obiettivo era quello di fare slow fashion, poche collezioni ma significative, dalla A alla Z». Poi, è un attimo: approfondisce il problema della plastica, dei rifiuti, del green washing. Da Youtube nel 2018 passa ad Instagram «e dal 2019-2020 il tema della sostenibilità è esploso. Ed è sicuramente bello, perché ci sono tante voci diverse. Dopo 6 anni di stile di vita sostenibile definirei il mio approccio “imperfetto” - che è il leit motiv del mio libro appena uscito, (Im)perfetto Sostenibile (ed. Fabbri Editore): per essere perfetti non dovremmo avere la macchina, il computer, il telefonino, non dovremmo prendere aerei, impensabile! Credo sia meglio portare avanti la sostenibilità con azioni semplici e concrete da praticare nella vita di tutti i giorni, riuscendo così, tutti insieme, ad avere meno impatto sull’ambiente». Come? «Ho lanciato delle sfide sui social media: come per esempio la #5minsshower, che anche le Nazioni Unite chiedono a gran voce di fare. Ma basterebbe anche solo chiudere l’acqua quando ci si lava i denti o le mani. Usare lo shampoo solido. Smettere di comprare i cotoni usa e getta e preferire cotoni lavabili. La sostenibilità è così trasversale che si può applicare a qualsiasi stile di vita». Ma non solo: «È il lavoro del futuro. E le aziende che non riusciranno a stare al passo coi tempo diventeranno obsolete. Anche nella moda, ci saranno regole precise: più trasparenza, anche nella filiera. Il mio sogno è continuare a divulgare la sostenibilità sui social media, dal mio Instagram @carotilla_ e dal mio sito carotilla.com. Offrendo a più persone possibili alternative sostenibili». 

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Un progetto, un profilo, una persona o una realtà in cui credi e che consigli di seguire:

«Fashion revolution. https://www.instagram.com/fash_rev/ Organizzazione no profit che dopo dopo l'incidente del Rana Plaza nel 2013 chiede più trasparenza ai brand di moda. Marina Spadafora e Orsola de Castro sono le paladine italiane di questo progetto vincente».

Silvia Stella Osella - @silviastella_

Per Silvia Stella, designer e consulente che, dopo aver lavorato in alcune tra le più importanti aziende tessili europee, ha aperto il suo studio a Milano nel 2015 ove si occupa di consulenza alle aziende rispetto alle tematiche di sostenibilità e innovazione, la comunicazione della sostenibilità è arrivata dopo la sperimentazione pioneristica nel mondo del design della moda sostenibile. E il ruolo da trend-setter lo sente un po' stretto: “La verità è che non mi reputo un'influencer, mi è semplicemente venuto spontaneo condividere quanto già accadeva nel mio quotidiano: dai materiali innovativi allo scouting di brand emergenti interessanti, ho pensato che le mie ricerche potessero risultare utili ad un certo tipo di pubblico che ancora faticava a trovare il giusto connubio tra etica ed estetica”. Vive la sostenibilità nel suo quotidiano, “come come singolo, come progettista e come mamma” e ha contribuito alla fondazione di uno dei primi marchi europei di abbigliamento sostenibile interamente tracciabile. Un consiglio per trasformare settembre, mese dei buoni propositi, nel primo passo di un percorso verso la sostenibilità? “Il mio consiglio è sicuramente quello di non strafare, di non pensare che la sostenibilità sia un cambiamento radicale dall'oggi al domani e con una formula applicabile a tutti; di vederla piuttosto come un percorso di consapevolezza, in cui ogni giorno possiamo imparare qualcosa e mettere in atto piccoli cambiamenti alla nostra portata”.

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Un progetto, un profilo, una persona o una realtà in cui credi e che consigli di seguire:

«Su IG io consiglierei di seguire Earthrise Studio o Lauren Singer - @trashisfortossers».

Eva Geraldine Fontanelli @goooders_ @evageraldine

Eva Geraldine Fontanelli ha cominciato a lavorare nella moda molto giovane, a 21 anni. Prima a New York, dove conosce tra gli altri Scott Schuman ed è tra le prime italiane a essere fotografata da The Sartorialist, poi a Milano. In breve tempo, il suo essere fashion editor, fashion consultant e creative director è noto a tutti: «La mia vita privata, però, girava da sempre intorno agli altri, al volontariato, dalla pesca di Natale ad aiutare gli anziani o i bambini. Non avevo mai visto in che modo queste due strade potessero unirsi, fino a che non si è cominciato parlare un po’ di moda sostenibile». 
A quel punto, era il 2017, viene chiamata da Ethical Fashion Initiative per fare consulenza sulle immagini destinate a progetti etici. È la svolta. Poi il giro di boa, che arriva chiacchierando con un amico: «Perché, visto che sei una “trend setter”, non fai diventare un trend essere buoni e belli?». Eva spiega: «che poi “buoni” è un concetto che si traduce male in italiano perché si rischia di scadere nel buonismo. In realtà significa essere consapevoli di avere un impatto, con tutto quello che facciamo! Assumersene la responsabilità. Io parlo moltissimo anche di sostenibilità umana, dal self-care a come ci relazioniamo con gli altri, anche lì c'è bisogno di essere sostenibili»
Nel 2019 nasce Goooders.com: «Abbiamo aperto il primo pop-up a Palazzo Avino a Ravello. È un marketplace, un e-commerce in cui vendiamo prodotti realizzati tramite progetti socialmente o ambientalmente sostenibili, legando a ogni item anche a un contenuto informativo». Tra le ultime iniziative che la vedono coinvolta, @MilanoIsGoood, in collaborazione con il Comune di Milano: «progetto di cittadinanza attiva nato da una conversazione con il sindaco Sala ad aprile. Mi ha detto semplicemente “pensa a qualcosa da fare per la città”: stiamo mappando quartiere per quartiere tutto quello che c'è di sostenibile a Milano. Dal piccolo bar plastic free al negozio con brand etici, a come si noleggiano le biciclette, alle iniziative per raccogliere l'immondizia nei parchi. Tutti, soprattutto ora dopo la pandemia, vogliono contribuire ma non sanno come, a chi rivolgersi, ecco: Milano is Goood ti mostra cosa puoi fare. Su Instagram, Facebook, Tiktok. L’ultimo evento è stato un guerrilla gardening al NAPA (naviglio pavese): abbiamo piantato delle aiuole davanti alla scuola elementare assieme ai ragazzi della Comunità Oklahoma, che vivono momenti di particolare fragilità. È stato da piangere dalla bellezza! Attraverso l’hashtag #failaMilanochevorresti si può realizzare e raccontare una Milano più verde, più sostenibile»

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Un progetto, un profilo, una persona o una realtà in cui credi e che consigli di seguire:

«AWORLD, App italiana di gamification, ideata in collaborazione con le Nazioni Unite che ci aiuta ad avere uno stile di vita più sostenibile: ogni giorno registri le cose buone che fai, il percorso fatto in bicicletta, aver annaffiato le piante, accumuli punti e puoi misurare il tuo livello di sostenibilità e ricevere informazioni preziose: come per esempio ridurre il proprio carbon footprint».

Sarah Brizzolara @sarah_brizzolara

"Ero alle elementari quando per la prima volta ho avuto la percezione che si stesse rompendo il ponte uomo-natura. Ogni mattina passavo accanto a un pratone pieno di fiori. E un giorno diventò un cantiere per la costruzione di una strada”. Sarah Brizzolara mi racconta così le origini della sua sensibilità green, che nel tempo l'ha portata a militare nel movimento internazionale Fridays For Future, quello fondato da Greta Thunberg nel 2018. Oggi Sarah ha 25 anni e si candida al Consiglio Comunale di Milano nelle liste del PD: “Penso che la nostra città potrebbe diventare leader della transizione ecologica del Paese. È in una delle Regioni più inquinate d'Italia e per questo deve mettere in atto per prima le giuste strategie per ridurre le emissioni e rientrare al più presto nei parametri degli Accordi di Parigi”. Al di là della sua militanza politica, l'attivismo di Sarah da anni ha come obiettivo quello di creare consapevolezza sulla climate crisis che stiamo affrontando nella sua generazione e non solo. “Noi giovani, o almeno tanti di noi, viviamo in una sorta di eco-ansia per il futuro. Ci sentiamo un po' troppo vicini al punto di non ritorno. E gli eventi climatici estremi a cui continuiamo ad assistere - come quello in Germania o sul lago di Como di quest'estate - ne sono una prova tangibile. Per non farci sopraffare però da quest'ansia, l'antidoto è l'azione. Il 24 settembre scenderò in piazza per il Global Strike per rendere a tutti visibile il fatto che dopo questi mesi di pandemia e lockdown noi ci siamo ancora, ma non è tutto. Sono entrata a far parte del Climate Social Forum una libera assemblea universale che discute sui temi dell'inquinamento e mi preparo a partecipare alla Cop giovani i primi di ottobre in preparazione alla COP 26 la Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC)". Nel concreto poi Sarah è convinta che il cambiamento possa iniziare dal basso, dalle scelte che ognuno di noi compie ogni giorno e che davvero finiscono per influenzare le decisioni delle aziende e il mercato. Da dove cominciare? “Beh, si può cominciare usando la bici, mettendo i pannelli solari, informandosi sulle scelte etiche di un brand prima di acquistare un prodotto food, beauty o un capo di moda preferendo, quando si può,  il vintage”. 

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Un progetto, un profilo, una persona o una realtà in cui credi e che consigli di seguire:

«Se penso a una persona in Italia che è di vera ispirazione, direi @teresa_agovino che si occupa di turismo sostenibile in un modo molto semplice e diretto. Importante invece a livello internazionale il progetto di formazione alle tematiche sul clima di Al Gore. Last but not least consiglio a tutti di leggere spesso la sezione del The Guardian dedicata a questi argomenti».

Cara Biga - @cara.biga

Veronica Santandrea vive a Bologna e nella vita è fotografa: di moda per lavoro, di vita per passione. “Amo cucinare e vado tanto in “biga” come la chiamo affettuosamente in slang bolognese. Sono salita in sella un anno fa perché volevo dare una svolta alla mia vita e fare qualcosa che non avessi mai fatto prima. Il progetto editoriale Cara Biga nasce proprio dal desiderio di condivisione di questo grande amore per la bicicletta come simbolo di libertà, di emancipazione, di sostenibilità, di futuro. Cara Biga è il diario delle mie avventure in bici, composto da molteplici realtà, raccontate attraverso foto, video e stories. Voglio dare il mio punto di vista come ciclista donna in un panorama in cui in cui il mondo del ciclismo è ancora dominato dagli uomini e creare una community di ciclisti in cui il ciclismo, per come lo vivo io, è fatto di poche ma fondamentali regole tra le quali quella che il prossimo, la natura e l’ambiente vanno rispettati sempre”. Biga, ovvero bicicletta, uguale sostenibilità? “Da anni è diventata il mio unico mezzo di trasporto e mi pare il modo più sostenibile per affrontare gli spostamenti in città e fuori. Con un po’ di organizzazione si può ridurre notevolmente lo stress e aumentare la libertà. Per la Climate Week sto organizzando una virtual challenge per convincere tutti al bike to work. Come partecipare? Inforca la biga per andare al lavoro, tagga il mio profilo @cara.biga: chi userà la bici tutta ma settimana per gli spostamenti casa-lavoro vincerà una T-shirt di cara biga”.

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Un progetto, un profilo, una persona o una realtà in cui credi e che consigli di seguire:

"Ne consiglio due: @wellnesswithbrina, ciclista, viaggiatrice, cuoca, donna speciale per imparare a come cucinare no waste, salvare gli ingredienti brutti ma buoni e mangiare sano e di gusto; @plasticfreeride, il profilo di due ragazzi, due bici, tanti viaggi e tanta plastica raccolta: pedalare per ripulire il mondo. Non è magnifico?"

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