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Informazione, motivazione e la strana “Ipotesi di Hayek”

I problemi veri nascono quando una delle due parti ha delle informazioni private che l’altra parte non possiede. È in casi simili che le cose si complicano, che si genera inefficienza, che i mercati falliscono e che l’economia dell’informazione è chiamata a dare il suo contributo

di Vittorio Pelligra

(Adobe Stock)

6' di lettura

Le economie moderne basano il loro successo sull’esistenza di istituzioni come i mercati, le imprese, le organizzazioni pubbliche che funzionano grazie al coordinamento delle azioni di numerosi, numerosissimi attori, di un numero a volte enorme di individui che, singolarmente, decisione dopo decisione, operano, esplicitamente o implicitamente, in vista della produzione di benefici individuali e collettivi.

Il ruolo dell’informazione

Un ruolo cruciale in questo processo di coordinamento viene svolto dall’informazione. I singoli membri delle istituzioni, infatti, non sarebbero in grado di fare la loro parte se non ricevessero le informazioni rilevanti rispetto ai fini da raggiungere, al loro ruolo e ai loro compiti.

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Nel caso dei mercati, gran parte delle informazioni indispensabili al coordinamento di produttori e consumatori è veicolata dai prezzi. Si tratta della cosiddetta “Ipotesi di Hayek”, espressione utilizzata dal Nobel Vernon Smith per indicare l’idea centrale espressa da Friedrich von Hayek nel suo famoso saggio del 1945 “The Use of Knowledge in Society”.

L’ipotesi di Hayek

Il punto di partenza è la constatazione del fatto che, nelle società moderne e nei loro sistemi economici, ogni singolo individuo possiede solo una piccolissima frazione delle informazioni che sarebbero necessarie per raggiungere un pieno coordinamento rispetto, per esempio, alla produzione e allo scambio efficiente dei beni economici. L’informazione è sparsa e nessuna istituzione centralizzata potrebbe aggregarla e trasmetterla in modo da facilitare le scelte individuali.

L’idea di Hayek, la sua ipotesi al riguardo, è che, nonostante questa polverizzazione delle informazioni, in un mercato è sufficiente il solo meccanismo dei prezzi a veicolare tutta la informazione necessaria a guidare in modo ottimale le scelte di produttori e consumatori.

I prezzi, infatti, rappresentano dei segnali che premiano gli agenti economici quando fanno le scelte “giuste”, spingendoli, dunque, verso un coordinamento globale.

Ne deriva che il meccanismo di mercato produce esiti efficienti, nei quali, cioè, ogni possibilità di guadagno derivante da scambi mutuamente vantaggiosi per produttori e consumatori viene effettivamente sfruttata.
La competizione induce quegli stessi comportamenti che si avrebbero se i singoli produttori e i consumatori avessero, effettivamente, accesso a tutta l’informazione disponibile a livello aggregato, anche se, in realtà, l’unica cosa che conoscono sono i prezzi dei beni. I

nfine, conclude Hayek, la stessa competizione spinge gli agenti economici a ricercare nuove informazioni lì dove vengono indirizzati dai segnali di prezzo.

Il ruolo dei mercati

I mercati, quindi, nella visione hayekiana non sono altro che aggregatori e distributori di conoscenza. Operare in un mercato significa poter economizzare sull’uso delle informazioni. Vernon Smith, padre fondatore dell’economia sperimentale, è stato il primo, all’inizio degli anni ‘80, a testare questa ipotesi.
Dai suoi esperimenti emerge che l’interazione di un numero anche piccolo di produttori e consumatori che scambiano dei beni esclusivamente basandosi sul prezzo degli stessi, porta, inaspettatamente, ad una rapidissima convergenza verso il prezzo di equilibrio, quel valore in corrispondenza del quale, cioè, la quantità scambiata produce la pareto-efficienza: una situazione nella quale non è possibile aumentare il benessere di qualcuno senza ridurre quello di qualcun altro. Un risultato rimarchevole.

Però poi ci sono anche altre tipologie di interazioni il cui funzionamento è decisamente meno rassicurante. Pensiamo, per esempio, ad un bene comune: l’ambiente, il paesaggio, la fiducia istituzionale, la qualità del dibattito pubblico, l’acqua, lo strato di ozono, il senso civico, la fauna e le foreste, solo per citarne alcuni. In tutti questi casi si verifica una cosa strana: i singoli non hanno nessun incentivo ad usare le informazioni a loro disposizione per coordinarsi verso esiti socialmente ottimali.

La teoria economica degli incentivi

Al contrario, ognuno è spinto ad utilizzare le informazioni a proprio vantaggio. E se ognuno sceglie un corso d’azione che gli procura un piccolo vantaggio e, al contempo, danneggia in maniera rilevante tutti gli altri - una fabbrica che inquina riduce i suoi costi ma compromette la salute di tanti che vivono nei pressi - il risultato sarà peggiore di quello che avrebbe potuto essere se l’informazione fosse stata sfruttata appieno. La teoria economica degli incentivi è dedicata, in parte, alla progettazione di meccanismi che diano al decisore un incentivo a utilizzare pienamente le informazioni relative ai potenziali benefici dell’azione collettiva.

Sono rarissimi i casi nei quali l’interesse individuale e quello collettivo sono naturalmente coincidenti e allineati. Certo, un pilota d’aereo e i suoi passeggeri hanno tutti interesse ad atterrare sani e salvi. Ecco perché i passeggeri possono facilmente fidarsi del fatto che le scelte del pilota andranno anche, indirettamente, a proteggere i loro interessi. Ma un viaggio aereo non è solo una faccenda di piloti e passeggeri. Ci sono gli addetti al traffico aereo, quelli alla manutenzione dei velivoli, i manager delle compagnie aeree che devono risparmiare quanto più possibile per poter distribuire utili a fine anno. Ecco, non necessariamente gli interessi di tutti questi altri soggetti sono coincidenti con quelli del pilota e dei passeggeri. Eppure, dalle loro decisioni dipende a probabilità di un volo sicuro e di un atterraggio in sicurezza.

Come allineare interessi divergenti

È necessario utilizzare meccanismi che favoriscano l’allineamento di interessi potenzialmente divergenti. Per questo è necessario ricorrere ad incentivi appropriati per far sì che il meccanico non ceda alla tentazione di un lavoro di ispezione superficiale ed approssimativo.

Questo genere di situazione è caratterizzato da una forte asimmetria nella distribuzione delle informazioni. I passeggeri non possono controllare in maniera precisa l’operato dei piloti e allo stesso modo né passeggeri né i piloti possono verificare l’operato dei meccanici. Il coordinamento delle azioni di tutti questi soggetti verso il raggiungimento del fine comune risulta problematico. 

Alla ricerca di una motivazione

Da una parte, dunque, gli agenti vanno informati e, dall’altra, motivati ad agire in base al vero contenuto di tali informazioni. In altri termini, anche quando il problema della trasmissione delle informazioni è risolto, rimane ancora da risolvere il problema della motivazione.

È facile riconoscere che delle strade libere dal traffico sono preferibili a strade congestionate. Ma sapere questo non è sufficiente a spingere gli automobilisti ad utilizzare i mezzi pubblici o il car-pooling. Il ricorso agli incentivi, allora, si rivela indispensabile affinché ogni singolo agente prenda in considerazione non solo il proprio benessere ma anche il benessere della collettività.  

L’economia dell’informazione, la teoria dei contratti, i modelli principale-agente, si occupano di cercare soluzioni a problemi di questo tipo, dove, a causa della diseguale distribuzione delle informazioni e dei potenziali conflitti di interesse, gli obiettivi individuali e quelli sociali divergono.

Casi nei quali, inoltre, il perseguimento razionale dell’interesse personale rischierebbe di produrre risultati disastrosi sia da un punto di vista sociale che individuale. Immaginate di portare la vostra macchina per delle riparazioni in un’officina. Vorreste naturalmente un lavoro ben fatto e a basso prezzo. Il problema è che difficilmente siete in grado di valutare precisamente la qualità del lavoro prima di aver pagato il conto. Non avete né l’esperienza né il tempo da dedicare alla cosa.
Il titolare dell’officina sa, però, che se doveste rimanere insoddisfatti del lavoro non tornereste più da lui. Questo può essere sufficiente, assieme alla concorrenza delle altre officine, a motivarlo ad eseguire un lavoro a regola d’arte.

Il problema è che il proprietario dell’officina non esegue le riparazioni in prima persona. Si affida ai suoi meccanici. Siamo sicuri che questi abbiano esattamente lo stesso interesse del loro capo e, di conseguenza, del proprietario dell’auto? Tanto più è lunga la catena di deleghe tanto maggiori saranno le possibilità di interessi disallineati. Questo genere di problemi è, inoltre, esacerbato dal fatto che il caso ci mette spesso lo zampino. La macchina, una volta aggiustata, infatti, potrà dare problemi, non solo perché la riparazione è stata fatta male, ma anche per via di cause del tutto estranee, casuali. Come valutare dunque l’operato del meccanico alla luce di un risultato negativo?

Informazioni asimmetriche e inefficienza

Vorrei chiudere questo secondo appuntamento di “Mind the Economy” con l’economia dell’informazione sottolineando un concetto tanto semplice quanto cruciale. I mercati, così come le organizzazioni, funzionano egregiamente sia quando l’informazione è completa che quando questa è incompleta. Se le caratteristiche di un bene sono totalmente trasparenti a chi vende e a chi acquista allora stabilire un prezzo di scambio che soddisfi entrambe le parti e che determini un mutuo vantaggio è una faccenda relativamente semplice. Allo stesso modo se le caratteristiche del bene in questione sono opache sia per chi vende che per chi compra – pensate per esempio ad un titolo azionario che ha un rendimento atteso incerto – anche in questo caso il mercato sarà in grado, scontando l’incertezza, di favorire uno scambio mutuamente vantaggioso.

I problemi veri nascono quando una delle due parti ha delle informazioni private che l’altra parte non possiede. È in casi simili, quando l’informazione è distribuita in maniera asimmetrica, che le cose si complicano, che si genera inefficienza, che i mercati falliscono e che l’economia dell’informazione è chiamata a dare il suo contributo.

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