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Vaccini in Lombardia, l’obbligo di green pass per i lavoratori raddoppia le prenotazioni
Appuntamenti passati dai 6 mila di giovedì scorso ai quasi 14 mila di ieri. Per la Lombardia terzo mese in fascia bianca, incidenza di 35 casi ogni 100 mila abitanti
Il green pass «allargato» fa schizzare le prenotazioni per i vaccini anti-Covid. In Lombardia le richieste sono raddoppiate tra il 15 e il 16 settembre e anche venerdì si sono mantenute alte: più 119 per cento rispetto alla media delle ultime due settimane. Tra meno di un mese la carta verde sarà obbligatoria in tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati, con sospensione dall’impiego e blocco dello stipendio per chi non è in regola. Per ottenere la certificazione ci sono tre strade: sottoporsi a un tampone, essere guariti dalla malattia o vaccinarsi. Mentre il test dà diritto a un pass breve (48 ore se antigenico, 72 se molecolare), negli altri due casi la carta ha una validità di 12 mesi. Chiaro quindi che il nuovo decreto spinge i lavoratori a prenotare l’appuntamento per l’iniezione, a meno che non vogliano fare tamponi ogni tre giorni. I numeri forniti dall’assessorato regionale alla Sanità lo dimostrano.
Nella prima settimana di settembre si contavano tra le 7 e le 9 mila nuove richieste di vaccinazione al giorno. Gli appuntamenti sono poi calati nei giorni successivi, fermandosi a una media di 6.100 ogni 24 ore. Poi sono circolate le prime notizie relative alla certificazione necessaria per tutti i lavoratori, seguite dalle discussioni a Roma. Infine il decreto legge, che entrerà in vigore il 15 ottobre. E le prenotazioni giovedì scorso sono balzate a 13.791. Venerdì c’è stato un ulteriore incremento, con 14.568 registrazioni alle sette di sera. «Negli ultimi due giorni — commenta su Twitter Letizia Moratti, vicepresidente della Regione — si è assistito a un forte incremento dell’adesione dei cittadini alla campagna vaccinale». E sintetizza così i dati: «Più vaccinati uguale a meno contagi, meno decessi e ritorno alla normalità».
Raddoppio delle prenotazioni, quindi, e corsa a immunizzarsi per salvare lo stipendio e il posto di lavoro, oltre che per proteggersi dal contagio. Lo stesso effetto si era registrato nei mesi scorsi, con l’introduzione del green pass come requisito per accedere a ristoranti al chiuso, cinema, eventi e per salire su treni a lunga percorrenza e aerei. Ora la nuova stretta, che riduce la già piccola quota di lombardi ancora non vaccinati. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’assessorato alla Sanità, l’81 per cento dei cittadini ha completato il ciclo vaccinale, l’87 per cento ha aderito alla campagna (dati calcolati sui numeri dell’anagrafe regionale Aria). Tra gli over 80 i sì all’iniezione sono al 90 per cento, così come tra i ventenni. Ancora più alta l’adesione tra i 70enni, che toccano il 91 per cento. Mentre i quarantenni registrano il dato più basso, con il 17 per cento dei cittadini che ancora manca all’appello. E mentre conclude la prima fase della campagna, la Regione mette a punto il piano per la terza dose. La vicepresidente Moratti nei giorni scorsi ha annunciato che si partirà da 150 mila pazienti fragili, secondo le categorie individuate dal ministero della Salute, che potrebbero essere seguiti a stretto giro dagli over 80.
Positivo anche l’andamento epidemico, commentato dal presidente della Regione Attilio Fontana. «La Lombardia supera il terzo mese in zona bianca — dice — . Il tasso di incidenza per 100 mila abitanti si attesta su 35, quindi sotto il limite di 50». E aggiunge: «Sono convinto che tutto questo sia merito dei cittadini lombardi che hanno saputo rispondere con grande responsabilità e senso civico alla pandemia che ci ha travolti per primi in Europa. Lo dimostra la grande adesione alla campagna vaccinale e i comportamenti virtuosi che tutti continuano ad osservare anche ora che i contagi appaiono sotto controllo».
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