Un po’ vetrina, un po’ palestra per dare prova del meglio della cucina ossolana d’autore, con al centro il tocco del maestro: la guest star Gennarino Esposito. La cena di beneficenza di lunedì 27 settembre alla baita Motti a Domobianca, località che il gruppo ossolano Altair sta rilanciando come meta turistica in tutte le stagioni, è una buona occasione per fare squadra, non solo aiutando il prossimo ma generando un ragionamento sul futuro della ristorazione in un territorio che sempre più si affaccia al mondo turistico per dare uno slancio all’economia.

In Ossola si fa una gastronomia che attinge forza dalle radici, proprio come quella di Esposito. Ecco allora svelato cosa si sono inventati i cuochi per l’incontro conviviale del Lusentino. L’evento «Chef in quota», con cornice lo chalet al Lusentino, si apre con l’aperitivo a cura di Massimo Sartoretti e del suo «Divin porcello». Ad accompagnare i salumi ossolani e la focaccia infornata a Masera calici e cocktail di due professionisti di piazza Mercato a Domodossola: Massimo Coniglio e Vincenzo Brindisi.

Seduti a tavola, si partirà con la proposta firmata da Gianni Bona delle Colonne a Santa Maria Maggiore: la sua è un’idea che prende slancio dall’Ossola per guardare lontano: è un tataki di vitello locale (carne scottata in padella e poi affettata) con crema e nocciole tostate, tartufo nero e carciofo cinese.

Il secondo antipasto è a cura di Stefano Allegranza della Stella di Domodossola, con il locale che si trova proprio sulla strada che sale al Lusentino: tartare di branzino, fichi, crudo vigezzino croccante e sorbetto all’uva americana.

Lo chef Gennaro Esposito

 

Nelle sei portate della cena è previsto anche un bis di primi. E qui scende in campo Gennaro Esposito - sulla sua Torre del Saracino a Vico Equense brillano due stelle Michelin -: all’evento benefico di Domobianca 365 preparerà un piatto che rispecchia il suo stile: risotto ai peperoni gialli con guazzetto di merluzzo e capperi.

Sapori mediterranei che subito dopo incontreranno il gusto alpino di Matteo Sormani, della Walser Schtuba a Riale. E’ tra i migliori esempi di cucina contemporanea d’alta quota e i suoi tortelli di polenta concia in brodo di larice e funghi sono emblema della ricerca personale, portata avanti nel laboratorio in alta valle Formazza, a 1800 metri di quota. Per il secondo ci si affida ad Andrea Ianni, della trattoria Vigezzina di Trontano. Per «Chef in quota» ha pensato a una guancetta di maiale ai frutti rossi con purea di sedano rapa.

«D come Domobianca» (parafrasando il popolarissimo detto «D come Domodossola») è il dessert cremoso alla ricotta, pere al miele, lamponi e gelato all’uva fragola di Giorgio Bartolucci.

Bartolucci con l’Atelier davanti alla stazione di Domodossola è stato il primo stellato in Ossola ed è anche colui che è riuscito a portare come ospite al Lusentino l’amico Gennaro Esposito.

I vini scelti per accompagnare i piatti spaziano in tutta Italia con un occhio di riguardo per le produzioni ossolane, dal moscato al rosé al Prunent, prodotto con uve Nebbiolo. Ci sarà anche la presenza di un musicista, il sassofonista Lorenzo Giupponi.

Certo, raccontare cosa verrà proposto in una serata che ha già ottenuto il tutto esaurito (135 i posti) può generare in qualcuno il dispiacere per non esserci, ma è comunque l’occasione per raccontare storie e idee di una categoria, quella degli chef, che - come altre - ha patito molto il peso dei lockdown e ora sta faticosamente cercando di rialzare la testa.

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