Lavoro, contratti e tutele. Niente Apocalisse siamo in Veneto

di Dario Di Vico

La regione del Nord Est continua a tutelare contratti e formazione come in tempi pre Pandemia. L’agenzia regionale che studia i flussi di occupati e disoccupati fornisce i dati agli imprenditori perché guidino le loro scelte

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Tra gli esperti di mercato dell’occupazione si usa dire che il Veneto arriva prima. E in effetti Veneto Lavoro, l’agenzia regionale che studia i flussi di occupati e disoccupati, sforna i suoi dati anche un mese in anticipo rispetto ai riepiloghi nazionali di Bankitalia e Istat. A dirigerla è uno statistico informatico, Tiziano Barone, che vanta una lunga esperienza nel mondo privato e che avverte però: «Guai a utilizzarli come una sorta di campionatura nazionale, sono rappresentativi solo di una realtà che va da Brescia a Udine, già Milano ha dinamiche dell’occupazione differenti». Tutte le Regioni hanno gli stessi dati amministrativi solo il Veneto però ha deciso di studiarli tempestivamente e comunicarli agli operatori perché in qualche modo servano a guidare i loro comportamenti. «Il mercato del lavoro in Italia varia da regione a regione», dice Barone, «e quando si danno giudizi sommari si sbaglia, ci sono zone in cui le politiche attive non funzionano per niente e altre invece in cui vanno meglio».

Nessuno sconquasso

La sortita anticipatoria più interessante delle ultime settimane Veneto Lavoro l’ha fatta sul tema dei temuti licenziamenti. «I dati ci dicono che non sta accadendo nessuno sconquasso, siamo perfettamente in linea con il 2019 pre-pandemia. E se anche nell’arco di un anno e mezzo dovessero degenerare le situazioni di aziende in Cig potrebbero ballare in Veneto non più di 35-40 mila posti di lavoro. Una quantità gestibile, non un’Apocalisse». Ma i nuovi occupati saranno tutti con contratto a termine, come appare dalle rilevazioni degli ultimi mesi? «È la modalità di entrata prevalente si registra oggi», risponde Barone, «ma non bisogna dimenticare che lo stock di occupati è fatto per l’85% di posti fissi. E comunque per difendere le basse qualifiche deve cambiare profondamente anche la responsabilità di ciascuno. Curare la propria occupabilità, in primo luogo con la formazione, deve diventare un dovere per tutti».

17 settembre 2021 (modifica il 17 settembre 2021 | 07:49)