Meno due giorni alla richiesta del Green Pass in bar e ristoranti. Da venerdì scatta l'obbligo della certificazione verde per sedersi ai tavoli delle attività commerciali per consumare pasti e aperitivi nei locali al chiuso. I ristoratori si sono organizzati scaricando la App per verificare la certificazione verde oppure utilizzando la penna digitale per leggere il Qrcode. Ma la novità del controllo all’ingresso è stata mal digerita dai ristoratori della Riviera. «Da un lato c'è chi ritiene la misura necessaria per poter tornare alla normalità ed evitare ulteriori chiusure – sottolinea Carlomaria Balzola, presidente di Assoristobar Alassio - dall'altra c'è chi teme che si tratta dell'ennesima misure che non solo non fermerà i contagi ma ridurrà ulteriormente il giro di affari».

Sulla passeggiata di Alassio i locali hanno adottato una serie di accorgimenti sia per rispettare la normativa, ma anche per accogliere quei clienti che non sono in possesso della certificazione verde. «I ristoranti con la veranda e che possono aprire almeno due finestre laterali – dice Bruno De Blasio, titolare del Sol Ponente – hanno la possibilità di far accomodare i clienti senza dover chiedere il Green Pass».

Discorso diverso per alcuni locali della stessa cittadina che, non hanno dehors e veranda, dovranno adeguarsi alle nuove regole. «Al di là dell'obbligo della vaccinazione – commenta Fabio Cavallotto, titolare del bar Dama di corso Marconi ad Alassio - trovo sconvolgente che le associazioni di categoria (partite Iva, commercianti) accettino passivamente che i loro iscritti diventino coloro che faranno applicare questa legge per conto dello Stato per altro a proprie spese in caso di inadempienza o di errore. Personalmente - avverte Cavallotto - mi rifiuto di chiedere a chiunque di mostrarmi un green pass per sedersi ad uno dei tavoli del mio bar consumare un caffè o prendere un aperitivo». «La discriminazione è servita – dice apertamente Bruno Robello De Filippis, socio della Taberna del Foro di piazzetta delle Erbe ad Albenga - Cittadini controllori senza titolo e poveri controllati. Anche i tempi sono assurdi, fino a a poche settimane fa si assisteva ad assembramenti per un gol, mentre ora si chiude il recinto con i buoi già scappati».

E mentre la Fipe Confcommercio chiede un’autocertificazione, Confesercenti opta per una fase sperimentale senza multe o sanzioni (che possono arrivare fino a 1.000 euro con la possibile chiusura dell'attività), come accade nel paese transalpino. «I ristoratori – dicono alla Confesercenti - sono in prima linea per dare un contributo e sensibilizzare le persone a farsi vaccinare, ma il nuovo obbligo deve essere una responsabilità condivisa da tutti: meglio informare che sanzionare»