Simone Biles dopo il bronzo sulla trave: «Nessuna medaglia conta più della salute»

di Arianna Ravelli, inviata a Tokyo

La ginnasta statunitense aveva rinunciato alle precedenti prove per tutelare la propria salute mentale. Oggi il bronzo sulla trave (davanti a lei le due cinesi Chenchen e Xijing). «Ho gareggiato per me stessa»

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E se fosse questa l’impresa più grande di Simone Biles? Non i quattro ori vinti a Rio, non il salto che nessuna ginnasta esegue, ma questo bronzo alla trave, conquistato dopo aver frequentato i demoni, aver avuto il coraggio di fermarsi, «perché non esiste medaglia al mondo più importante della mia salute», e poi aver avuto voglia di tornare a gareggiare. Non perché glielo chiedeva qualcuno, ma «solo per me stessa». E aver vinto comunque un bronzo, che è lo stesso risultato di Rio dove era sembrato un passo falso, mentre ora ha il sapore dell’impresa e della liberazione. «Questo è molto più dolce», dice lei che per tornare ha semplificato l’esercizio, con un’uscita meno spettacolare, perché i “twisties” (un blocco mentale che le fa perdere la capacità di orientarsi mentre è in volo) fanno ancora paura.

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Davanti le sono finite le due cinesi Chenchen Guan – 16 anni, una specialista, ha eseguito con grazia un esercizio difficile - e Xijing Tang, ma tutto il mondo è lì solo per sapere come si sente lei. E la risposta è che Simone ancora non lo sa. Dice che è stata «una settimana molto lunga» e che è come se «si fossero sconnessi dei fili». Stress, pressione, eccesso di lavoro, troppi dati nello stesso file, e la testa che fa tilt, raggiunto il punto di saturazione. Ricorda quando ha capito che qualcosa non andava: «Dopo le qualificazioni tutti erano isterici perché la Russia era davanti, tranne noi ragazze. Allora ho detto “calma, prendiamoci la mattina di pausa”, poi ci siamo ritrovati in palestra e lì ho sentito questa sconnessione, ho detto mmmh…».

La cosa sicura è che Simone non voleva lasciare Tokyo così, con lei che faceva il tifo per le compagne dalle tribune. E dopo aver evitato le finali con i salti più pericolosi, ha deciso di tornare almeno una volta. «Non mi aspettavo di prendere una medaglia, pensavo solo a gareggiare per me stessa. Mi è stato dato l’ok la notte scorsa, abbiamo quasi mancato la scadenza. Dopo l’allenamento ho seguito due sessioni con uno psicologo sportivo che mi ha aiutato molto». E adesso che l’Olimpiade è finita e che ancora non si sa se ci sarà la prossima («Parigi non è nella mia testa ora»), Biles non sa se provare sollievo, dispiacere, o cos’altro: «Il problema principale non è stato tanto rinunciare alle finali, quanto capire perché il mio corpo e la mia mente non lavoravano più in sincro, questo è stato davvero difficile da gestire. Non capivo dove i fili si fossero sconnessi».

Eppure, non cambierebbe nulla di questa Olimpiade così diversa dalle aspettative di tutti. «No, almeno è servita per parlare dei problemi mentali. Dobbiamo concentrarci su di noi come esseri umani, non solo come atleti, altrimenti perdiamo la nostra umanità». E quindi è poco importante se di fronte ai tantissimi messaggi d’affetto («Al Villaggio olimpico mi venivano a dire quanto era importante quello che avevo detto, ho pianto»), sono arrivati anche i commenti negativi: «Ho letto tante cose brutte, hanno parlato delle medicine per l’iperattività, ma sono str… non le prendo dal 2017. Ma ora basta, voglio solo stare bene con me stessa e accettare quello che è successo». Good luck, Simone, forse sì, tra un po’ penserai a questa come alla tua impresa migliore.

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3 agosto 2021 (modifica il 3 agosto 2021 | 18:02)