L’urlo «amoreee» e «it’s amazing»: la notte di Gimbo Tamberi (il caldo) e Marcell Jacobs (il freddo)

di Luca Gelmini, inviato a Tokyo

La telefonata alla fidanzata Chiara dell’altista. Le interviste alle tv straniere dello sprinter nato in Texas che non vede l’ora di cantare l’inno di Mameli

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Si parte sempre dalla fine, dall’urlo «amoreee, amoreee, te l’avevo detto amoreee» gridato sulla pista dove ti sei appena portato a casa l’oro. La gloria eterna, i picchetti d’onore, tutto meritato, tutto previsto e che continuerà per chissà quando. La telefonata istituzionale di Draghi, in verità, è già arrivata. Il cellulare glielo passa direttamente il presidente del Coni Malagò e Gimbo Tamberi risponde così al premier che si congratula: «Buonasera, è pazzesco! Grazie presidente». No, però c’è un istante in cui, alle 23,06 della notte più bella (le 16 in Italia) dello sport italiano, Gimbo smette di saltare. E resta da solo. Si inginocchia e si commuove sulle tribune vuote dello stadio olimpico. Non proprio come in gara quando a un certo punto per trovare la concentrazione si è raccolto in preghiera e si è fatto il segno della croce. Alle 23,06 si ranicchia e piega le gambe lunghe lunghe. «Amoreee!». Dall’altra parte del cellulare c’è Chiara, la ragazza con cui sta da 11 anni e che sposerà appena farà il ritorno a casa dal Giappone (c’è un video stracliccato che è la sua promessa di matrimonio). E poi si rintana su se stesso.

Una scena così non la vedrai (forse) mai fare all’altro eroe d’oro di Tokyo. Gimbo e Marcell sembrano due personaggi di un film western. Il caldo e il freddo, il secco e il culturista. Tamberi è una macchinetta che non smette mai di parlare, elettrico nei suoi 189 centimetri per 71 kg. Jacobs è placido, muscoli e tatuaggi, bisbiglia invece di parlare. «Ma che cosa abbiamo fatto, che cosa abbiamo fatto!!», ripete Tamberi rivolto all’amico. E lancia degli strilli che fanno accapponare la pelle ai cortesissimi volontari nipponici dei Giochi. «Viva l’Italia, vieni qui vicino a me oro olimpico...», è un altro grido che indirizza allo sprinter gardesano.

A vederlo ci si gasa, ha ragione Marcell, che ha spiegato che il trionfo di Gimbo nel salto in alto dieci minuti prima che toccasse a lui l’ha ispirato nello spiccare il volo sui 100 metri. «Conosco la sua storia. Lo stesso vale per me. So cosa ha passato, anche io ho preso tante batoste». L’uomo più veloce del pianeta (come titola il New York Times) racconta persino di qualche imbarazzo perché «quando dovevo fare le foto di rito mi dicevano: “sei tu che devi stare in mezzo, sei tu che ha vinto l’Olim…(deglutisce, ndr) piade”». Le tv straniere sono incuriosite dal cognome texano e Marcell, dimostrando che l’inglese non lo parla come uno nato e cresciuto a El Paso ma lo mastica eccome, è disponibile con tutti. Inizia ogni intervista sempre allo stesso modo, con l’espressione «it’s amazing».

Ai giornalisti italiani che lo assiedano in mixed zone confessa di non vedere l’ora di cantare l’inno di Mameli quando domani (oggi, ndr) gli verrà consegnata ufficialmente sul podio la medaglia d’oro. Magari sarà quella l’occasione per sciogliersi come l’amico Gimbo, il caldo. «È andata tutto come previsto - bisbiglia ancora Marcell, il freddo - La finale l’abbiamo fatta, il record italiano è stato battuto, il record europeo anche». It’s amazing.

2 agosto 2021 (modifica il 2 agosto 2021 | 09:31)