Carlo Conti: «I miei amici Pieraccioni e Panariello. Io sono sempre stato il regista, loro il goleador»

di Elvira Serra

Il presentatore: «Chi avrebbe immaginato che io e Leonardo saremmo diventati papà? Giorgio si batte per i cani, io ne ho appena preso uno e avremo molto da condividere»

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Carlo Conti tra Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni (foto Marco Borrelli)

Come li ha memorizzati sul cellulare?
«Leo e Pana New: lui prima era Gio, ma ha appena cambiato numero».

Carlo Conti quest’anno festeggia 40 anni di amicizia con Leonardo Pieraccioni. Con Giorgio Panariello poco ci manca: si sono conosciuti nel 1985. Insieme hanno fatto la gavetta, viaggiato in macchina senza navigatore per paesi sperduti, imparato a far ridere 7 spettatori o settemila, creato personaggi, condiviso successi, delusioni, soddisfazioni. Finché, professionalmente, ognuno ha fatto la sua corsa: Carlo nella conduzione, Leonardo nel cinema, Giorgio a teatro.

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L’affetto sincero per i due amici attraversa il telefono ed è ricambiato. Di lui, dopo, Leonardo dirà: «Per me Carlo è un fratello maggiore, mi è stato vicino nei momenti di grande agitazione sentimentale. Il suo più grande pregio? La calma, che poi diventa un difetto quando comincia a mangiarsi le pellicine del dito indice e a tergiversare: “Vediamo, vediamo...”». E Giorgio: «Lo rivedo al mare mentre pesca con la canna, da solo; ha trasmesso la passione al figlio. Il pregio? La generosità, sia sul lavoro che nella vita».

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Carlo, ci dica lei un pregio dell’uno e dell’altro.
«Leonardo è una forza della natura. Di lui amo la leggerezza unita alla profondità. Ci divertiamo con poco, per esempio facendo a gara a chi fa lo spaghetto più cattivo! Giorgio è meticoloso, professionale, sempre concentrato. Durante il nostro Tour il suo camerino era ordinato, con le candele accese, la musica lounge; in quello mio e di Leonardo c’era un viavai di figli e amici».

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Scelga un’immagine per raccontare la sua amicizia con Leonardo.
«Io e lui che camminiamo con i nostri figli sulle spalle, Matteo e Martina. È un’istantanea bellissima, l’ha scattata mia moglie Francesca due anni fa. Chi avrebbe immaginato che avremmo condiviso l’esperienza della paternità?».

Ora una per Giorgio.
«Agosto di 12 anni fa a Viareggio, durante lo show organizzato da Zucchero dopo la strage ferroviaria. Senza concordare niente, saliamo sul palco e lo presento come Mario il Bagnino. Boato del pubblico. Andiamo avanti per 20 minuti in simbiosi perfetta, fatta di mestiere e amicizia».

Cos’ha imparato da loro?
«Sul piano professionale a fare la spalla, a stare un passo indietro. Sono sempre stato il regista e loro i goleador».

Incomprensioni?
«Ma sì... Nell’ultimo tour ce ne fu una tra Giorgio e Leo, roba da fuoriclasse, come se avessi tirato la palla in area mentre erano lì insieme».

E come si risolse?
«Ho lasciato che passasse la notte e il mattino dopo hanno capito l’uno l’errore dell’altro, perché la ragione sta sempre nel mezzo».

Fu lei, dieci anni fa, a fare la telefonata più difficile: quella in cui avvisava Giorgio della morte del fratello.
«Chiamarono me perché non avevano contatti con lui. Fino all’ultimo sperai che il Francesco di cui parlavano le forze dell’ordine non fosse il Franco che conoscevamo noi. Quando Giorgio mi confermò che il nome all’anagrafe era Francesco mi si gelò il sangue e dovetti dargli la notizia».

Come si sta vicino a un amico dopo un lutto simile?
«Come quando è morta la mia mamma o il babbo di Leonardo. Quando abbiamo affrontato le cose più gravi, le perdite, non sono servite tante parole. In quei casi basta un abbraccio vero: sappiamo che ci siamo l’uno per l’altro».

Con Leonardo la complicità è rafforzata dalla paternità.
«I nostri figli sono legatissimi: Matteo, che ha 7 anni, vede Martina come un esempio da seguire, lei ne ha dieci. È bello vederli litigare e fare pace, giocare, crescere insieme. Matteo chiama la madre di Leonardo nonna Carla».

Giorgio è rimasto indietro?
«Con lui ci vediamo meno perché vive a Roma, e io e Leonardo a Firenze. Ma ci sentiamo spessissimo. E poi ora che ho preso io un canino, la Gina, avremo da condividere questa esperienza: Giorgio si batte molto per i cani».

Chi chiamò come testimone di nozze?
«Fu un dubbio amletico. Perché i miei Amici con la a maiuscola sono pochi. Da un lato Andrea e Giacomo, compagni di scuola; dall’altro Leonardo e Giorgio. Alla fine scelsi Leonardo e Giacomo, tenendo gli altri due come riserve, in caso di défaillance».

Temeva di cambiare idea?
«No, no, in caso fosse svenuto uno di loro. Io mi sarei sposato lo stesso!».

1 agosto 2021 (modifica il 1 agosto 2021 | 22:57)