Eutanasia legale, Marco Cappato: «Per il referendum, siamo a più di metà strada»

Il Comitato promotore del Referendum per l’Eutanasia Legale rende noto di aver superato le 270mila firme, più della metà delle 500mila necessarie per convocare il referendum. E Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, spiega qui che cosa ci si aspetta
Eutanasia legale Marco Cappato «Per il referendum siamo a più di metà strada»

Sono già 270mila le firme raccolte in tutta Italia dal Comitato promotore del referendum per l’eutanasia legale, più della metà di quanto si intende raggiungere per settembre. Sono, infatti 500mila le sottoscrizioni necessarie per indire il referendum, depositato su iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni lo scorso 20 aprile in Corte di Cassazione.

Il testo prevede una parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale («omicidio del consenziente»), che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per «eutanasia attiva». In caso di approvazione, si passerebbe dal modello dell’«indisponibilità della vita», sancito dal codice penale nel 1930, al principio della «disponibilità della vita» e dell’autodeterminazione individuale, già introdotto dalla Costituzione, ma che deve essere tradotto in pratica anche per persone che non siano dipendenti da trattamenti di sostegno vitale.

«Ogni giorno ci sono malati terminali che si suicidano nelle condizioni più terribili. Sono persone alle quali la legge italiana nega la possibilità di essere accompagnati alla fine della vita senza soffrire, condannando al carcere chi li aiuta». E così, seguendo il motto «Liberi fino alla fine», Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazinoe Luca Coscioni, si fa motore e promotore di una raccolta firme, che, come dice lui, non va in vacanza: «Nelle prossime settimane dovremo fare la differenza raccogliendo anche nelle località di villeggiatura».

Il Parlamento è fermo da anni sul tema. Che cosa vorreste ottenere con la raccolta di queste firme? Quante firme vi mancano?«Vogliamo che il popolo italiano possa finalmente scegliere tra l'eutanasia clandestina, che purtroppo già esiste, e un'eutanasia legale, fatta di responsabilità e conoscenza. Il referendum si terrà se almeno 500.000 cittadini avranno firmato entro settembre. Siamo a più di metà strada».

Chi sono le persone che firmano ai vostri banchetti? Più giovani? Meno? Donne?«Dai primi dati sembra venire fuori che ci siano molti giovani, e certamente i ventenni sono il cuore del volontariato referendario che sta crescendo in tutte le città, anche nei centri più piccoli».

Avete dati sui casi di eutanasia «clandestina» in Italia?«L'Istat recensiva un migliaio di suicidi di malati gravi ogni anno. A questi vanno aggiunti qualche decina di persone che vanno in Svizzera perché sono ancora in condizione di viaggiare, oltre a soluzioni di fai da te ai limiti della legge, per i quali non esistono dati. Sulla base di quanto accade all'estero si può ritenere che molte migliaia di persone in Italia siano costrette a subire come una tortura delle condizioni di sofferenza insopportabile contro la propria volontà».

C'è un allineamento tra il Parlamento e la Magistratura? O i Tribunali si muovono in modo diverso? Può citarci qualche caso «speciale»?«La magistratura ha ampliato nei decenni i margini di libertà di scelta, in particolare attraverso i casi Welby, Englaro e Piludu, in occasione dei quali la giustizia italiana ha reso operativo il divieto di imporre trattamenti sanitari, già stabilito in Costituzione. Il Parlamento si è adattato con la legge sull'interruzione delle terapie e sul testamento biologico, recependo ciò che i giudici avevano già chiarito. La Corte costituzionale in occasione del mio processo ha anche aperto la strada sull'aiuto a morire, in alcuni casi molto limitati, ed ha chiesto per due volte senza successo al Parlamento di intervenire».

Ci può fare un esempio concreto? Con l'Eutanasia Legale che cosa può succedere a chi? Ci fai un esempio concreto? Una storia...«Oggi potrebbe già essere aiutato a morire legalmente in Italia, se solo il Sistema sanitario nazionale rispettasse la sentenza della Consulta, un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale in condizione di sofferenza insopportabile e malattia irreversibile, come Fabiano Antoniani, il nostro Dj Fabo. È il cosiddetto "aiuto al suicidio", che però per persone in condizioni di immobilità assoluta è impraticabile. Se l'eutanasia fosse legale potrebbe intervenire direttamente il medico su richiesta del paziente per somministrare una sostanza eutanasica. Come accade in Olanda, Belgio, Lussemburgo e da qualche settimana anche in Spagna».

(Foto Michael Braha)

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