In una spedizione che segna ben 55 atleti accreditati nati all'estero, la storia dello sport italiano si tinge di multiculturale. L'impresa di Marcell Jacobs - che è tra questi - con la vittoria dei 100 metri piani alle Olimpiadi di Tokyo 2020 riapre il dibattito sulla necessità di giungere il prima possibile al cosiddetto ius soli sportivo: «Oggi va concretizzato: a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana», ha rivendicato il presidente del Coni Giovanni Malagò, in un punto stampa a Casa Italia appena di ritorno dallo stadio Olimpico di Tokyo dove poco prima l'azzurro sorprendeva tutti laureandosi il più veloce del mondo: «Noi vogliamo occuparci di sport e non riconoscere lo ius soli sportivo è qualcosa di aberrante, folle», sottolinea il capo dello sport italiano, facendo leva sulla storia del ragazzo 26enne nato a El Paso in Texas, ma cresciuto a Brescia e italianissimo fin dalla cadenza dialettale.

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«Credo che oggi la risposta migliore l'abbia data Mario Draghi - ha aggiunto Malagò - che li ha invitati a Palazzo Chigi». L'altro che ha fatto innamorare l'Italia con il suo oro nel salto in alto, è Gimbo Tamberi. Due ori che rilanciano l'Italia, con il numero uno del Coni che si dice convinto: «Dobbiamo continuare, non è finita". Anche se poi ammette senza alcuna remora: «Penso sia il giorno più bello dell'Italia sportiva e anche mio da dirigente. Abbiamo fatto cose epiche: i Mondiali di calcio, ma sotto il profilo dei cinque cerchi è stato fatto qualcosa che i nipoti dei nostri nipoti racconteranno».

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Da Livio Berruti a Pietro Mennea, «abbiamo vinto velocisti importanti nella nostra storia, ma oggi abbiamo stravolto tutto, battuto due volte il record europeo e con questo tempo Jacobs avrebbe vinto l'oro a Rio contro Bolt. Ha fatto il tempo della vita». Jacobs e Tamberi, medaglie frutto anche «del rapporto Coni-atleti che è una cosa unica al mondo. Non vi dico cosa abbiamo fatto per mettere in condizione Tamberi di saltare ad Ancona, anche in pieno lockdown».

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Medaglie che, secondo il presidente della Fin e rivale di Malagò, Paolo Barelli, rischiano di non concretizzarsi più senza adeguati aiuti dal governo allo sport di base: «Ha perfettamente ragione - osserva e conclude il capo dello sport italiano - e gli faccio anche i complimenti perché la Fin ha fatto un eccellente lavoro di vasca. Certo, se facesse certe osservazioni solo da presidente di federazione sarebbe più credibile, e invece è un parlamentare che veste più giacche e attacca il governo anche se rappresenta un partito che sta al governo».

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